Isabella Ferrari: “Ragazzi non abbiate paura”
CinemaL’attrice ha incontrato i giovani del Giffoni Film Festival e li ha invitati ad andare incontro alla vita senza timore. Ha poi parlato del suo impegno con Save for Children. Leggi l’intervista
di Fabrizio Basso
(inviato al Giffoni Film Festival)
Eterea, sorridente e solare, Isabella Ferrari, attrice, icona, ambasciatrice di Save for Children ma soprattutto mamma, almeno in questo caso, incontra il popolo del Giffoni e lo fa con tono materno, come fossero un po’ tutti figli suoi.
Signora Ferrari, partiamo dall’impegno sociale.
A oggi ho fatto due missioni, a Napoli e in Giordania. Quest’ultima molto particolare.
Che è successo?
Anche quando sono tornata ho sentito per giorni sotto la pelle questi bambini che non hanno lenzuola e calore. Sono nel nulla.
Come si rientra nella quotidianità?
Si cambia e ti viene una voglia rabbiosa con cui ti accompagni.
Le onlus rendono un po’ meno gravosa la situazione?
Certo, ma non è lì il problema: puoi sostenere le onlus ma le guerre continuano.
Il suo mondo stride ancora di più con quel che racconta.
So che il patinato fa parte del giro di giostra, faccio questo mestiere da più di trent’anni e non mi nascondo…
Si diverte ancora?
Quello che mi diverte di più è recitare un personaggio, fare un viaggio umano e interiore di cui non sai quasi nulla.
Cosa le fa accettare un ruolo?
È la curiosità che mi piace.
Al Giffoni il claim del 2014 è Be Different.
Non ho mai avuto paura e credo di avere cresciuto i miei figli in questo senso, è un buon modo per stare al mondo con se stessi, è un messaggio importante per i ragazzi.
Ci pensa che “Sapore di mare” è ancora oggi un cult?
I Vanzina con quel film hanno sfruttato una filosofia italiana e dunque non è un caso che sia rimasto un cult.
Ha contribuito all’Oscar de “La grande bellezza”.
Rimarrà anche Sorrentino, il suo film ci racconta per come siamo.
Lo stato di salute del cinema in Italia?
Nonostante le fatiche immense che fanno gli autori italiani per girare i film, accerchiati da mille problemi, siamo sempre assidui frequentatori dei Festival.
Sta producendo un film da un libro di Aldo Nove.
Il progetto di Aldo Nove è la storia di una rinascita forte, è a basso costo, nessuno lo voleva produrre e per la prima volta sono entrata in produzione. Sono una fan della sua parola giusta.
Diagnosi dell’Italia?
Siamo un paese in ginocchio e ci sta pure il cinema. Siamo assolutamente precari ma non ci arrendiamo mai.
(inviato al Giffoni Film Festival)
Eterea, sorridente e solare, Isabella Ferrari, attrice, icona, ambasciatrice di Save for Children ma soprattutto mamma, almeno in questo caso, incontra il popolo del Giffoni e lo fa con tono materno, come fossero un po’ tutti figli suoi.
Signora Ferrari, partiamo dall’impegno sociale.
A oggi ho fatto due missioni, a Napoli e in Giordania. Quest’ultima molto particolare.
Che è successo?
Anche quando sono tornata ho sentito per giorni sotto la pelle questi bambini che non hanno lenzuola e calore. Sono nel nulla.
Come si rientra nella quotidianità?
Si cambia e ti viene una voglia rabbiosa con cui ti accompagni.
Le onlus rendono un po’ meno gravosa la situazione?
Certo, ma non è lì il problema: puoi sostenere le onlus ma le guerre continuano.
Il suo mondo stride ancora di più con quel che racconta.
So che il patinato fa parte del giro di giostra, faccio questo mestiere da più di trent’anni e non mi nascondo…
Si diverte ancora?
Quello che mi diverte di più è recitare un personaggio, fare un viaggio umano e interiore di cui non sai quasi nulla.
Cosa le fa accettare un ruolo?
È la curiosità che mi piace.
Al Giffoni il claim del 2014 è Be Different.
Non ho mai avuto paura e credo di avere cresciuto i miei figli in questo senso, è un buon modo per stare al mondo con se stessi, è un messaggio importante per i ragazzi.
Ci pensa che “Sapore di mare” è ancora oggi un cult?
I Vanzina con quel film hanno sfruttato una filosofia italiana e dunque non è un caso che sia rimasto un cult.
Ha contribuito all’Oscar de “La grande bellezza”.
Rimarrà anche Sorrentino, il suo film ci racconta per come siamo.
Lo stato di salute del cinema in Italia?
Nonostante le fatiche immense che fanno gli autori italiani per girare i film, accerchiati da mille problemi, siamo sempre assidui frequentatori dei Festival.
Sta producendo un film da un libro di Aldo Nove.
Il progetto di Aldo Nove è la storia di una rinascita forte, è a basso costo, nessuno lo voleva produrre e per la prima volta sono entrata in produzione. Sono una fan della sua parola giusta.
Diagnosi dell’Italia?
Siamo un paese in ginocchio e ci sta pure il cinema. Siamo assolutamente precari ma non ci arrendiamo mai.