Con il film in prima tv su Sky Cinema lunedì 28 ottobre, Massimiliano Bruno punisce il malcostume politico a colpi di risate. Prima di lui, molti altri registi hanno dimostrato che spesso gli affari di Stato non sono una cosa seria.
Spesso si dice che i politici fanno ridere. Ma quel che si pensa, in realtà, è che magari facessero ridere, perché il più delle volte fanno proprio piangere. Non c'è da stupirsi, quindi, che al cinema l'argomento sia stato trattato spesso e volentieri all'interno delle commedie, dove il malgoverno può essere deriso con risultati catartici. Di recente, si è cimentato con lo sbeffeggiamento della politica il
regista, attore e sceneggiatore Massimiliano Bruno, con il suo secondo film dietro la macchina da presa,
Viva l'Italia, che sarà trasmesso
in prima visione su Sky Cinema 1 HD lunedì 28 ottobre alle 21.10.
Nel film di Bruno, Michele Placido è un politico maneggione che, grazie alla sua influenza, riesce a sistemare tutti e tre i figli (interpretati da Raoul Bova, Alessandro Gassman e Ambra Angiolini). Colpito da un malore, però, perde i freni inibitori ed è costretto a dire sempre la verità, su qualunque cosa. Compresa la politica, con esiti nefasti per i suoi alleati. Prima di Viva l'Italia, però, molte altre pellicole si sono fatte beffe dei potenti.
La commedia all'italiana ha affrontato spesso il tema della politica con una risata a denti stretti. Ad esempio, nello splendido Gli onorevoli di Sergio Corbucci, che segue le vicissitudini di alcuni candidati al Parlamento alla vigilia delle elezioni. Tra comunisti, democristiani e monarchici, nessuno si salva. E la scena con Totò/Antonio La Trippa che urla affacciato alla finestra "Vota Antonio! Vota Antonio!" diventa un classico.
Ma in tempi recenti, con la fiducia nella classe dirigente colata a picco, la politica è diventata una vera e propria ossessione, dalle nostre parti. In Qualunquemente di Giulio Manfredonia, Antonio Albanese porta in scena il grottesco personaggio di Cetto La Qualunque e tra inciuci, accordi con la malavita e abusi edilizi lo fa concorrere alle elezioni comunali di una cittadina della Calabria. Cetto ritorna qualche anno dopo in Tutto tutto niente niente: questa volta, però, grazie a un influente sponsor si ritrova addirittura a diventare parlamentare, assieme ad altri due improbabili figuri interpretati sempre da Albanese, ovvero un secessionista veneto razzista e un tossicodipendente pugliese.
In Viva la libertà, Toni Servillo affronta il doppio ruolo del leader del principale partito di opposizione e del suo gemello filosofo, che lo sostituisce all'insaputa di (quasi) tutti quando questi decide di sparire, con esiti insperati. In Passione sinistra, invece, il regista di Santa Maradona Marco Ponti mette in scena una storia d'amore funestata da divisioni politiche e ideologiche.
Ma l'accoppiata politica/commedia non funziona solo da noi: anche Hollywood, nonostante il patriottismo proprio degli statunitensi, può vantare una lunga tradizione di sberleffo. Lo dimostrano casi come Bulworth, in cui Warren Beatty è un politico democratico disilluso che si redime a colpi di rap, oppure Candidato a sorpresa, in cui Zach Galifianakis e Will Ferrell conducono una campagna elettorale fatta di colpi bassi e nefandezze. E non sono da meno Dave - Presidente per un giorno, L'uomo dell'anno, Il distinto gentiluomo e Head of State.
Insomma, l'unico modo per rispondere al malgoverno sembra la risata. Ma non pensiate che questi film non vadano presi sul serio. Tutt'altro. Non solo molto spesso il confine tra commedia e dramma è molto labile, come ad esempio ne Il caimano di Nanni Moretti. Ma molte di queste pellicole, tra una battuta e l'altra, indicano la via verso una politica più sana, più sincera e, in definitiva, più giusta.
Nel film di Bruno, Michele Placido è un politico maneggione che, grazie alla sua influenza, riesce a sistemare tutti e tre i figli (interpretati da Raoul Bova, Alessandro Gassman e Ambra Angiolini). Colpito da un malore, però, perde i freni inibitori ed è costretto a dire sempre la verità, su qualunque cosa. Compresa la politica, con esiti nefasti per i suoi alleati. Prima di Viva l'Italia, però, molte altre pellicole si sono fatte beffe dei potenti.
La commedia all'italiana ha affrontato spesso il tema della politica con una risata a denti stretti. Ad esempio, nello splendido Gli onorevoli di Sergio Corbucci, che segue le vicissitudini di alcuni candidati al Parlamento alla vigilia delle elezioni. Tra comunisti, democristiani e monarchici, nessuno si salva. E la scena con Totò/Antonio La Trippa che urla affacciato alla finestra "Vota Antonio! Vota Antonio!" diventa un classico.
Ma in tempi recenti, con la fiducia nella classe dirigente colata a picco, la politica è diventata una vera e propria ossessione, dalle nostre parti. In Qualunquemente di Giulio Manfredonia, Antonio Albanese porta in scena il grottesco personaggio di Cetto La Qualunque e tra inciuci, accordi con la malavita e abusi edilizi lo fa concorrere alle elezioni comunali di una cittadina della Calabria. Cetto ritorna qualche anno dopo in Tutto tutto niente niente: questa volta, però, grazie a un influente sponsor si ritrova addirittura a diventare parlamentare, assieme ad altri due improbabili figuri interpretati sempre da Albanese, ovvero un secessionista veneto razzista e un tossicodipendente pugliese.
In Viva la libertà, Toni Servillo affronta il doppio ruolo del leader del principale partito di opposizione e del suo gemello filosofo, che lo sostituisce all'insaputa di (quasi) tutti quando questi decide di sparire, con esiti insperati. In Passione sinistra, invece, il regista di Santa Maradona Marco Ponti mette in scena una storia d'amore funestata da divisioni politiche e ideologiche.
Ma l'accoppiata politica/commedia non funziona solo da noi: anche Hollywood, nonostante il patriottismo proprio degli statunitensi, può vantare una lunga tradizione di sberleffo. Lo dimostrano casi come Bulworth, in cui Warren Beatty è un politico democratico disilluso che si redime a colpi di rap, oppure Candidato a sorpresa, in cui Zach Galifianakis e Will Ferrell conducono una campagna elettorale fatta di colpi bassi e nefandezze. E non sono da meno Dave - Presidente per un giorno, L'uomo dell'anno, Il distinto gentiluomo e Head of State.
Insomma, l'unico modo per rispondere al malgoverno sembra la risata. Ma non pensiate che questi film non vadano presi sul serio. Tutt'altro. Non solo molto spesso il confine tra commedia e dramma è molto labile, come ad esempio ne Il caimano di Nanni Moretti. Ma molte di queste pellicole, tra una battuta e l'altra, indicano la via verso una politica più sana, più sincera e, in definitiva, più giusta.