Filippo Timi presenta Massimo, il proprietario del BarLume

Cinema

E’ l’attore umbro a interpretare il “barista-detective” creato dalla penna di Marco Malvaldi. Scopri nel video chi è il protagonista  de I Delitti del BarLume, e non perdere l'ultimo appuntamento domenica 17 novembre alle 21.10 su Sky Cinema 1

Massimo Viviani è l’arguto “barrista” (con due “r” alla toscana) con l’indole del detective, personaggio irresistibile creato dalla penna di Marco Malvaldi e interpretato da Filippo Timi. E’ il proprietario del BarLume nell’immaginaria cittadina di Pineta. Qui il suo destino si incrocia a quello dei suoi clienti. Tra più affezionati ci sono quattro buontemponi “diversamente giovani” Ampelio, Pilade, Gino e Aldo. Gli arzilli anzianotti trascorrono da lui le giornate e tra una chiacchiera e una partita a carte, non perdono l’occasione di dire la loro su tutto e tutti, senza peli sulla lingua.

Massimo è un burbero dall’animo buono. E’ un ex matematico, ha lasciato l’università per dedicarsi al suo locale e trasformarlo in un posto “a modino”. E’ stato abbandonato dalla moglie e ha un sogno che risponde al nome di Tiziana (Enrica Guidi), la procace banconista che lo aiuta dietro il bancone.

In un paese piccolo dove la gente mormora, i Colombo in pensione (come li chiama Massimo Viviani-Filippo Timi) fanno il diavolo a quattro e a Massimo non resta che intervenire, un po’ per salvarli da certe incresciose situazioni, un po’ perché alla fine, suo malgrado, si affeziona a loro. Il suo segreto? Risolvere le equazioni un po’ impossibili.

Cosa dicono di lui:
Secondo Pilade (Atos Davini) Massimo vorrebbe imporre i suoi gusti anche ai clienti. Ha un debole per Tiziana ma non riesce mai a trovare la spinta per poter coronare il suo sogno. Con Ampelio (Carlo Monni) ha un rapporto di amore-odio: “ E’ mio nipote, l’ho tirato su io , l’ho fatto studiare e c’è questo odio-amore perché per farlo studiare ho rinunciato a troppe cose, non mi sono fatto neanche una famiglia, guarda come mi ritrovo”. E a sentire la bella Tiziana si capisce subito che è lui a dettare legge nel suo bar e non c'è santo che tenga: “ Se lui non c’è e un cliente mi chiede un cappuccino alle tre del pomeriggio, forse sotto banco riesco a farglielo, se c’è Massimo è la fine. “

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