La prima volta di Filippo Timi
CinemaE’ l’attore umbro a interpretare Massimo, il barista-detective, creato da Marco Malvaldi. Leggi l’intervista e scopri il protagonista de I Delitti del BarLume, Ultimo appuntamento con "Il BarLume, domenica 17 novembre alle 21.10 su Sky Cinema 1
di
Barbara Ferrara
“ E’ un burbero, uno sfigato, un anti-eroe, si prende sul serio, ma solo al bar, mai nella vita. Dietro il bancone per lui non è vero che il cliente ha sempre ragione, detta le regole, è lui che comanda, fuori però è la vita a comandare lui. Si affeziona ai suoi quattro vecchietti, ed è stato mollato dalla moglie, per questo mi piace”. E’ con queste parole che Filippo Timi ci presenta Massimo, lo strampalato personaggio che interpreta i due film in esclusiva.
Al cinema dal 31 ottobre con Un château en Italie di Valeria Bruni Tedeschi e nel cast de I corpi estranei, il nuovo film low budget di Mirko Locatelli per cui ha lavorato gratis, Timi ci racconta della sua nuova grande avventura targata Sky. La trasposizione televisiva de “ Il re dei giochi” e “ La carta più alta” dello scrittore pisano Marco Malvaldi, segna infatti il debutto dell’attore sul piccolo schermo: “ Sono sempre stato uno snob nei confronti della tv, ma il progetto de I Delitti del BarLume mi è piaciuto da subito, tantissimo. E non ho avuto dubbi”.
Eccolo dunque alle prese con la vita tranquilla di provincia nell’immaginaria Pineta, ridente località sul litorale toscano dove manda avanti il suo BarLume. Proprio lui che, affamato di vita dal suo paesello, è scappato da ragazzo, lui che a sentirlo parlare vive solo quando lavora (“ la vita mi annoia terribilmente, non sono capace di gestire la quotidianità, devo re-inventarmi la realtà”), lui che non riesce a fermarsi un attimo (“ le vacanze non so cosa siano, e se mi fermo un quarto d’ora è perché sto elaborando i pensieri), lui che come Il “suo” Don Giovanni è un gran seduttore e ha stuoli di donne ai suoi piedi, si ritrova da solo, con una moglie che lo ha lasciato per un altro e una vita senza brividi lungo schiena. Ma l’impetuoso Timi i panni di Massimo li veste benissimo, anche perché nonostante le apparenze, hanno molto in comune.
Ci racconta questa sua prima volta in tv, non era lei che l’ha sempre snobbata?
I tempi sono strettissimi e questo non mi piace. E’ anche vero che finora nessuno dei copioni proposti mi ha mai convinto, il progetto de I Delitti del BarLume invece mi è piaciuto da subito, tantissimo. E non ho avuto dubbi. Mi è piaciuto il soggetto, il copione, e la visione del regista.
Che effetto le fa immaginarsi in tv?
Mi piace l’idea che attraverso la tv riesci ad apparire sotto la foto della prima comunione di chi ti sta guardando in quel momento. Entri nella vita della gente, a casa loro. E’ una comunicazione molto potente. Mia madre quando mi vede sullo schermo inizia a parlarmi come se fossi lì. Per lei è davvero come se fossi lì.
Ma lei la tv la guarda?
Sono totalmente addicted alle serie tv, da Desperate Housewives a Brothers and Sisters ad American Horror Story che per me è geniale, avrei voluto recitare al fianco di Jessica Lange, sarebbe stato un sogno. E poi seguo X Factor, adoro Simona Ventura. Per me lei è una veramente seria, quando dice quello che pensa su un determinato cantante, non mente.
Cosa le è piaciuto della scrittura di Marco Malvaldi?
E’ una scrittura vera, la formula del giallo in questo caso mi piace molto perché il detective ci inciampa, si affeziona ai casi, e a quei suoi quattro fantastici vecchietti.
Come è riuscito a fare suo il personaggio di Massimo?
Innanzitutto rendendolo vivo, può sembrare semplice ma non lo è. Massimo è un anti-eroe, è stato mollato dalla moglie e già per questo mi piace, non è considerato un vincente, almeno non da subito. Trovo sano che si preoccupi dei suoi quattro moschettieri. Mi piace che detti le regole, dentro il suo bar comanda lui, ma fuori è la vita a comandare lui. E per vincere deve assecondare i fantastici quattro, sono loro il motore del mio personaggio.
Tra le regole del BarLume c’è quella di non servire cappuccini dopo le 15 e gradite prima delle 11, c’è qualche altra regola che lei ha imparato nei bar che ha frequentato?
La prima volta che andai al bar in paese era per giocare ai videogiochi: la prima regola che ho imparato è “non andarci vestito bene”, io mi sono presentato in cardigan e ben pettinato. Mi presero in giro, da quel giorno ho smesso di indossare cardigan.
Al suo paese quando era ragazzo andava al bar?
Alle superiori, era un periodo bellissimo, andavamo al bar con i miei amici a parlare dei poeti maledetti. E oggi invece? Spesso entro, prendo un caffè e scappo. In passato, quando non avevo soldi qui a Milano andavo a fare l’aperitivo: ne approfittavo per cenare. Oggi mi capita di starci anche ore seduto al bar, ma solo se voglio imparare velocemente un copione a memoria. Di solito ne scelgo uno affollato, quello della stazione è perfetto, se riesci a concentrarti in mezzo alla confusione, stai pur certo che il copione non te lo dimentichi.
Come è stato lavorare con quei buontemponi di Ampelio, Pilade, Gino e Aldo e cosa le hanno insegnato?
E’ stato meraviglioso, nei primi giorni tutt’e quattro hanno avuto qualche impaccio: sul set poteva succedere qualsiasi cosa. Per me è stato un grande regalo, da loro ho imparato la ribellione totale. Loro erano tutti davvero “oltre”, erano prima di tutto “vivi”, come dei bambini in gita scolastica.
Qualche aneddoto per descrivere l’atmosfera sul set?
Durante le prove Marcello Marziali (Gino Rimediotti) recitava il suo monologo senza sbagliare una virgola, ma il primo ciak fu disastroso, fece scena muta, non si ricordava niente. E si arrabbiava moltissimo con se stesso. Poi c’erano le uscite del compianto Carlo Monni, (Ampelio): spesso si allontavava, nessuno lo trovava e siccome non aveva il cellulare dovevi andare a cercarlo con un cartello “Alla ricerca di Monni”. Data la sua natura di tombeur de femmes, se sentivi la risata di una donna, eri sicuro che lui era lì con lei.
Se potesse reincarnarsi in uno dei suoi detective preferiti, tra il tenente Colombo, Kojak e Jessica Fletcher, chi sceglierebbe?
Non ho dubbi Massimo…ormai mi sono affezionato a lui. Speravo piuttosto che si potesse far fare un cameo alla mia Signora in Giallo, sarebbe stato bellissimo farle ordinare un tè al BarLume. Ma ve lo immaginate?
“ E’ un burbero, uno sfigato, un anti-eroe, si prende sul serio, ma solo al bar, mai nella vita. Dietro il bancone per lui non è vero che il cliente ha sempre ragione, detta le regole, è lui che comanda, fuori però è la vita a comandare lui. Si affeziona ai suoi quattro vecchietti, ed è stato mollato dalla moglie, per questo mi piace”. E’ con queste parole che Filippo Timi ci presenta Massimo, lo strampalato personaggio che interpreta i due film in esclusiva.
Al cinema dal 31 ottobre con Un château en Italie di Valeria Bruni Tedeschi e nel cast de I corpi estranei, il nuovo film low budget di Mirko Locatelli per cui ha lavorato gratis, Timi ci racconta della sua nuova grande avventura targata Sky. La trasposizione televisiva de “ Il re dei giochi” e “ La carta più alta” dello scrittore pisano Marco Malvaldi, segna infatti il debutto dell’attore sul piccolo schermo: “ Sono sempre stato uno snob nei confronti della tv, ma il progetto de I Delitti del BarLume mi è piaciuto da subito, tantissimo. E non ho avuto dubbi”.
Eccolo dunque alle prese con la vita tranquilla di provincia nell’immaginaria Pineta, ridente località sul litorale toscano dove manda avanti il suo BarLume. Proprio lui che, affamato di vita dal suo paesello, è scappato da ragazzo, lui che a sentirlo parlare vive solo quando lavora (“ la vita mi annoia terribilmente, non sono capace di gestire la quotidianità, devo re-inventarmi la realtà”), lui che non riesce a fermarsi un attimo (“ le vacanze non so cosa siano, e se mi fermo un quarto d’ora è perché sto elaborando i pensieri), lui che come Il “suo” Don Giovanni è un gran seduttore e ha stuoli di donne ai suoi piedi, si ritrova da solo, con una moglie che lo ha lasciato per un altro e una vita senza brividi lungo schiena. Ma l’impetuoso Timi i panni di Massimo li veste benissimo, anche perché nonostante le apparenze, hanno molto in comune.
Ci racconta questa sua prima volta in tv, non era lei che l’ha sempre snobbata?
I tempi sono strettissimi e questo non mi piace. E’ anche vero che finora nessuno dei copioni proposti mi ha mai convinto, il progetto de I Delitti del BarLume invece mi è piaciuto da subito, tantissimo. E non ho avuto dubbi. Mi è piaciuto il soggetto, il copione, e la visione del regista.
Che effetto le fa immaginarsi in tv?
Mi piace l’idea che attraverso la tv riesci ad apparire sotto la foto della prima comunione di chi ti sta guardando in quel momento. Entri nella vita della gente, a casa loro. E’ una comunicazione molto potente. Mia madre quando mi vede sullo schermo inizia a parlarmi come se fossi lì. Per lei è davvero come se fossi lì.
Ma lei la tv la guarda?
Sono totalmente addicted alle serie tv, da Desperate Housewives a Brothers and Sisters ad American Horror Story che per me è geniale, avrei voluto recitare al fianco di Jessica Lange, sarebbe stato un sogno. E poi seguo X Factor, adoro Simona Ventura. Per me lei è una veramente seria, quando dice quello che pensa su un determinato cantante, non mente.
Cosa le è piaciuto della scrittura di Marco Malvaldi?
E’ una scrittura vera, la formula del giallo in questo caso mi piace molto perché il detective ci inciampa, si affeziona ai casi, e a quei suoi quattro fantastici vecchietti.
Come è riuscito a fare suo il personaggio di Massimo?
Innanzitutto rendendolo vivo, può sembrare semplice ma non lo è. Massimo è un anti-eroe, è stato mollato dalla moglie e già per questo mi piace, non è considerato un vincente, almeno non da subito. Trovo sano che si preoccupi dei suoi quattro moschettieri. Mi piace che detti le regole, dentro il suo bar comanda lui, ma fuori è la vita a comandare lui. E per vincere deve assecondare i fantastici quattro, sono loro il motore del mio personaggio.
Tra le regole del BarLume c’è quella di non servire cappuccini dopo le 15 e gradite prima delle 11, c’è qualche altra regola che lei ha imparato nei bar che ha frequentato?
La prima volta che andai al bar in paese era per giocare ai videogiochi: la prima regola che ho imparato è “non andarci vestito bene”, io mi sono presentato in cardigan e ben pettinato. Mi presero in giro, da quel giorno ho smesso di indossare cardigan.
Al suo paese quando era ragazzo andava al bar?
Alle superiori, era un periodo bellissimo, andavamo al bar con i miei amici a parlare dei poeti maledetti. E oggi invece? Spesso entro, prendo un caffè e scappo. In passato, quando non avevo soldi qui a Milano andavo a fare l’aperitivo: ne approfittavo per cenare. Oggi mi capita di starci anche ore seduto al bar, ma solo se voglio imparare velocemente un copione a memoria. Di solito ne scelgo uno affollato, quello della stazione è perfetto, se riesci a concentrarti in mezzo alla confusione, stai pur certo che il copione non te lo dimentichi.
Come è stato lavorare con quei buontemponi di Ampelio, Pilade, Gino e Aldo e cosa le hanno insegnato?
E’ stato meraviglioso, nei primi giorni tutt’e quattro hanno avuto qualche impaccio: sul set poteva succedere qualsiasi cosa. Per me è stato un grande regalo, da loro ho imparato la ribellione totale. Loro erano tutti davvero “oltre”, erano prima di tutto “vivi”, come dei bambini in gita scolastica.
Qualche aneddoto per descrivere l’atmosfera sul set?
Durante le prove Marcello Marziali (Gino Rimediotti) recitava il suo monologo senza sbagliare una virgola, ma il primo ciak fu disastroso, fece scena muta, non si ricordava niente. E si arrabbiava moltissimo con se stesso. Poi c’erano le uscite del compianto Carlo Monni, (Ampelio): spesso si allontavava, nessuno lo trovava e siccome non aveva il cellulare dovevi andare a cercarlo con un cartello “Alla ricerca di Monni”. Data la sua natura di tombeur de femmes, se sentivi la risata di una donna, eri sicuro che lui era lì con lei.
Se potesse reincarnarsi in uno dei suoi detective preferiti, tra il tenente Colombo, Kojak e Jessica Fletcher, chi sceglierebbe?
Non ho dubbi Massimo…ormai mi sono affezionato a lui. Speravo piuttosto che si potesse far fare un cameo alla mia Signora in Giallo, sarebbe stato bellissimo farle ordinare un tè al BarLume. Ma ve lo immaginate?