La settimana della critica è aperta dall'opera prima di Paolo Zucca con Stefano Accorsi e Geppi Cucciari. Il direttore di gara riletto in filigrana con un coraggioso e seducente bianco e nero: guarda le interviste ai protagonisti
Stefano Accorsi è il protagonista de L'Arbitro, l'opera prima di Paolo Zucca che apre la settimana della critica della 70ma Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia e intreccia l'ascesa dell’ambizioso arbitro Cruciani (Accorsi) con le vicende della scalcagnatissima squadra di terza categoria sarda del Montecrastu. Scalcagnata fina a quando non rientra dall'Argentina il giovane emigrato Matzutzi (Jacopo Cullin) che oltre a risollevare miracolosamente la storia della sua squadra cerca in tutti i modi di conquistare il cuore della procace Miranda ( Geppi Cucciari). Quest’ultima è stata contattata dal regista, che presenta come un (ex) “sconosciuto conterraneo” che le ha detto: "Faccio un film con Stefano Accorsi e Benito Urgu, avrei una parte per te: chi mette insieme Accorsi e Urgu merita un sì diretto. Anzi immantinente”. Meno diretto il rapporto della Cucciari col calcio: "Come quasi tutti i sardi sono tifosa del Cagliari, ma io sono una tifosa leggera. Sono cresciuta col mito di Gigi Riva anche se non lo ho mai visto giocare. Amo lo sport come passione".
"L’arbitro" è Stefano Accorsi. Un ruolo nato per caso, Zucca mi ha parlato di segno del destino e io, scettico, ho letto il copione e lo ho trovato interessante. Bisogna seguire la pancia e non le copie o le idee già viste: è un film, questo, girato in bianco e nero, con molta cura delle immagini. Qui non si cercano risposte ma si lasciano ampie vie di fuga. Il mio personaggio è ambizioso: o sei in ascesa o retrocedi al punto di partenza. E’ una vita dedita al lavoro, quasi una missione. E dire che io avrò giocato a calcetto cinque volte in vita mia. Mi sono ispirato a immagini di repertorio e al documentario “Kill the referee”: il mio arbitro è un principe. Non succede tutti i giorni di poter raccontare un personaggio così fisico con così tanta ironia. E in bianco e nero”.
La video intervista a Geppi Cucciari