Auto volanti, pozioni e specchi parlanti. Oggetti di uso comune nel mondo di Hogwarts. Ma siete sicuri di non avere nulla di simile in casa? Magari, dopo aver letto questo articolo, il 23 luglio guarderete il terzo film della saga con occhi diversi...
di
Matteo Mazzuca
Chi entra nel mondo di Harry Potter difficilmente riesce a uscirne. Il merito è anche di quei bizzarri oggetti magici che si trovano sparsi tra Hogwarts e dintorni. Oggetti che, a prima vista, ci fanno esclamare “Ma perché non esistono davvero?”.
Eppure, l’universo creato da J.K. Rowling ha molti tratti in comune col nostro. Non solo per la presenza di istituzioni come scuole, ministeri e banche, ma anche perché spesso la “magia” è già in casa nostra. O quasi.
Cominciamo da quegli artefatti a noi familiari che la scrittrice britannica ha riadattato con fantasia e ironia. Pensiamo, ad esempio, alle piume prendiappunti, alle orecchie oblunghe che fungono da microspie e alle sonde sensitive, equivalenti dei metal detector.
E quando i maghi si sentono un po’ giù, rimediano con un sorso di Pozione Corroborante o di Elisir per indurre Euforia. L’equivalente di psicofarmaci e antidepressivi!
Ma la Rowling ha introdotto anche oggetti che nel nostro mondo hanno preso piede da poco o che sono a un passo dal diventare di uso comune.
Sorvolando sul mantello dell’invisibilità, al centro di innumerevoli ricerche, potremmo cominciare dalla Mappa del Malandrino, tra gli artefatti chiave di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Si tratta di una mappa in grado di tracciare in tempo reale gli spostamenti di chiunque. Insomma, qualcosa di molto simile ai nostri navigatori GPS o a Latitude, servizio di geolocalizzazione targato Google.
Rimaniamo a Mountain View e pensiamo al loro ultimo gioiellino tecnologico, i Google Glass, in grado di girare video, fare ricerche su internet e interagire con l’ambiente grazie alla cosiddetta realtà aumentata. In questo caso, noi babbani non solo rivaleggiamo con i maghi, ma addirittura li surclassiamo. I loro omniocoli, infatti, registrano, offrono replay e indicano le manovre dei giocatori impegnati in una partita di Quidditch. Ma internet no, quello i maghi non ce l’hanno.
Certo, a loro bastano i cosiddetti specchi gemelli per comunicare faccia a faccia ma, in fondo, nemmeno noi con Skype ce la caviamo così male.
A proposito di specchi. Grimilde, la regina malvagia di Biancaneve, aveva uno specchio fatato in grado di risponderle. Nel mondo di Harry Potter, avere uno specchio simile è una cosa normalissima. Noi, per adesso, possiamo interloquire con Siri (per chi ha un iPhone) e sistemi simili.
Ma probabilmente è nella medicina che i maghi non hanno rivali. Certo, contro le maledizioni senza perdono non ci sono rimedi che tengano, ma contro fratture multiple o intere sparizioni di ossa basta bere un po' di Ossofast. Noi siamo rimasti alle protesi, ma la ricerca scientifica si sta dando da fare sui trapianti di tessuti, specie quelli cutanei.
Chiudiamo questa carrellata con una suggestione. Avete presente il pensatoio, quella
specie di bacile dove il preside Albus Silente conserva i suoi filamentosi ricordi, per poi rivisitarli e rimuginarvi?
Dopotutto, è un po' come caricare video, foto, pensieri e ricordi sui social network…
Chi entra nel mondo di Harry Potter difficilmente riesce a uscirne. Il merito è anche di quei bizzarri oggetti magici che si trovano sparsi tra Hogwarts e dintorni. Oggetti che, a prima vista, ci fanno esclamare “Ma perché non esistono davvero?”.
Eppure, l’universo creato da J.K. Rowling ha molti tratti in comune col nostro. Non solo per la presenza di istituzioni come scuole, ministeri e banche, ma anche perché spesso la “magia” è già in casa nostra. O quasi.
Cominciamo da quegli artefatti a noi familiari che la scrittrice britannica ha riadattato con fantasia e ironia. Pensiamo, ad esempio, alle piume prendiappunti, alle orecchie oblunghe che fungono da microspie e alle sonde sensitive, equivalenti dei metal detector.
E quando i maghi si sentono un po’ giù, rimediano con un sorso di Pozione Corroborante o di Elisir per indurre Euforia. L’equivalente di psicofarmaci e antidepressivi!
Ma la Rowling ha introdotto anche oggetti che nel nostro mondo hanno preso piede da poco o che sono a un passo dal diventare di uso comune.
Sorvolando sul mantello dell’invisibilità, al centro di innumerevoli ricerche, potremmo cominciare dalla Mappa del Malandrino, tra gli artefatti chiave di Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban. Si tratta di una mappa in grado di tracciare in tempo reale gli spostamenti di chiunque. Insomma, qualcosa di molto simile ai nostri navigatori GPS o a Latitude, servizio di geolocalizzazione targato Google.
Rimaniamo a Mountain View e pensiamo al loro ultimo gioiellino tecnologico, i Google Glass, in grado di girare video, fare ricerche su internet e interagire con l’ambiente grazie alla cosiddetta realtà aumentata. In questo caso, noi babbani non solo rivaleggiamo con i maghi, ma addirittura li surclassiamo. I loro omniocoli, infatti, registrano, offrono replay e indicano le manovre dei giocatori impegnati in una partita di Quidditch. Ma internet no, quello i maghi non ce l’hanno.
Certo, a loro bastano i cosiddetti specchi gemelli per comunicare faccia a faccia ma, in fondo, nemmeno noi con Skype ce la caviamo così male.
A proposito di specchi. Grimilde, la regina malvagia di Biancaneve, aveva uno specchio fatato in grado di risponderle. Nel mondo di Harry Potter, avere uno specchio simile è una cosa normalissima. Noi, per adesso, possiamo interloquire con Siri (per chi ha un iPhone) e sistemi simili.
Ma probabilmente è nella medicina che i maghi non hanno rivali. Certo, contro le maledizioni senza perdono non ci sono rimedi che tengano, ma contro fratture multiple o intere sparizioni di ossa basta bere un po' di Ossofast. Noi siamo rimasti alle protesi, ma la ricerca scientifica si sta dando da fare sui trapianti di tessuti, specie quelli cutanei.
Chiudiamo questa carrellata con una suggestione. Avete presente il pensatoio, quella
specie di bacile dove il preside Albus Silente conserva i suoi filamentosi ricordi, per poi rivisitarli e rimuginarvi?
Dopotutto, è un po' come caricare video, foto, pensieri e ricordi sui social network…