Furio Scarpelli, Il cinema viene dopo
CinemaScritto da Alessio Accardo, Chiara Giacobelli e Federico Govoni, La casa editrice Le Mani pubblica un libro che racconta la storia di uno dei più grandi sceneggiatori italiani. Il volume è corredato da 35 testimonianze: da Dario Fo a Ettore Scola
È l’autore più longevo del cinema italiano, più di Zavattini e Suso Cecchi d’Amico. Ha scritto i migliori copioni di Monicelli e Risi, Comencini e Germi, Scola e Virzì. Ha punteggiato la storia del cinema da Totò a Troisi, partorendo un paio di dozzine di capolavori per circa mezzo secolo, da La banda degli onesti del 1956 a N (Io e Napoleone) del 2006. Eppure lo conoscono in pochi, molti pensano che il suo nome di battesimo sia Age (che è, invece, il nome d’arte del sodale con cui ha condiviso un lungo pezzo di strada, scrivendo le sue cose migliori). Si chiama Furio Scarpelli, ha scritto circa 140 sceneggiature, ma ha anche lavorato a lungo nei giornali umoristici, tratteggiando vignette e fumetti in cui ha forse riposto la sua più intima passione.
È entrato nel cinema dalla porta di servizio, come gagman nelle ammucchiate di sceneggiatura del primo dopoguerra, al tepore delle trattorie e dei caffè romani dove rinacque la società (e la cinematografia) italiana, squassata da cinque anni di guerra e venti di Fascismo. Ha poi percorso tutta l’avventurosa storia del cinema italiano, dalle prime sgangherate farse dei film-parodia, alle pratiche basse delle “cine-opere” e dei “cappa e spada”, dal Neorealismo rosa del maestro Sergio Amidei al più sfaccettato spaghetti-western di Sergio Leone. Fino ad approdare a quel macro-genere passato alla storia come Commedia all’italiana, che ha contribuito a fondare co-sceneggiando il film-apripista I soliti ignoti e portandolo sino all’epilogo autunnale con opere testamentarie come C’eravamo tanto amati, La terrazza e La famiglia.
Si è dunque dedicato a una lunga ed eterodossa attività didattica, prima come docente del Centro Sperimentale e poi come faro di un’intera generazione, che si è incaricato di traghettare nei disperanti meandri degli anni Ottanta. Un lungo magistero, da maieuta, che ha aiutato a far nascere una fitta schiera di allievi riconoscenti, da Francesca Archibugi a Paolo Virzì.
Nel corso degli anni ha vinto un Leone d’Oro a Venezia, un Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes, tre David di Donatello, sei Nastri d’Argento, un Globo d’Oro, due Grolle d’Oro e tre Premi Flaiano, anche se il riconoscimento di cui andava più fiero era il Premio Elsa Morante, ricevuto dopo la pubblicazione del libro per ragazzi Opopomoz.
Furio Scarpelli. Il cinema viene dopo, scritto da Alessio Accardo, Chiara Giacobelli e Federico Govoni, ripercorre e ricostruisce, con passione, la vita di questo eroe del Novecento ed è impreziosito da 35 testimonianze: da Stefania Sandrelli a Ricky Tognazzi, da Sandro Veronesi a Melania Mazzucco, da Dario Fo ad Armando Trovajoli, da Walter Veltroni a Pietro Citati. Senza contare il figlio Giacomo e il maestro Ettore Scola. che ha scritto un un sommesso e sentito ricordo in forma di prefazione (anzi, di anti-prefazione, come la definisce lui).
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