Simenon racconta la storia di un borghese piccolo piccolo (ed è un'altra grande storia)

Spettacolo

Filippo Maria Battaglia

IL LIBRO DELLA SETTIMANA Nel "Signor Cardinaud" lo scrittore belga si sofferma sulla vita ordinaria di un impiegato messa in crisi da una fuga improvvisa. E grazie a un finale inatteso ci regala un romanzo con una formidabile tenuta narrativa

Venti pagine, o poco più. Tanto impiega Georges Simenon per tracciare il ritratto del protagonista del romanzo che Adelphi ha da poco portato in libreria. E tanto basta per restituirci innanzitutto l’odore delle sue storie, che è poi il tipico odore rispettabile e piccolo-borghese dei protagonisti di quasi tutti i suoi romanzi.

Anche il signor Cardinaud (che dà il titolo al romanzo: trad. S. Arecco, pp. 136, euro 20) ha infatti una vita monotona, scandita dal ritmo ineluttabile delle abitudini quotidiane. Anche lui ha faticato tanto per trasformarsi in una figurina socialmente impeccabile: da figlio di un cestaio e di un’operaia a stimabile impiegato che ogni domenica viene salutato persino dal notaio. E anche lui, inevitabilmente, si è innamorato di una donna (Marthe) che non l’ha mai amato ma di cui si è perdutamente invaghito.

La ricerca affannosa del protagonista

Ma torniamo alle venti pagine che aprono il romanzo di Simenon: raccontano la scoperta da parte del protagonista dell’abbandono della moglie. E sono pagine mirabili perché restituiscono in breve tutta la poetica del grande scrittore belga.

Appena scopre dell’abbandono, Cardinaud, il protagonista, si incrina, vacilla, le tempie gli si imperlano di sudore, l’angoscia gli fa dolere le articolazioni. Solo con grande sforzo riesce a mantenere la dignità composta che gli ha fatto guadagnare il saluto dei vicini e la rispettabilità piccolo-borghese. Si mette così alla ricerca affannosa di Marthe, ma quasi subito il suo creatore, Simenon, gli assesta un altro colpo: la scoperta che i tremila franchi che avrebbe dovuto versare il quindici del mese per la rata della casa sono spariti.

Un romanzo psicologico (come ogni buon noir)

A questo punto, uno scrittore ordinario potrebbe far precipitare tutto in una prevedibile escalation narrativa. Non Simenon, che intesse il filo che tiene in piedi il romanzo utilizzando le sfumature tipiche della sua narrazione. Così, nel viaggio di ricerca che fa compiere a Cardinaud, alterna descrizioni rapidissime (quelle delle bettole sono straordinarie), incursioni psicologiche (come il disagio che ingabbia il protagonista nella richiesta di un prestito) e una folla di comparse femminili dagli sguardi cinici e dalle bocche carnose.

In questo romanzo Simenon racconta innanzitutto un abbandono, è vero; eppure, riesce a tenere appeso il lettore fino all’ultimo, con un’accelerazione graduale che trasforma il romanzo psicologico in una sorta di noir grazie a un finale inatteso. E confermando così l’ormai proverbiale maestria nella tenuta narrativa delle sue storie.
 

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