Gigi D'Alessio, l'album Nuje: "La speranza germoglia non sui social ma nella vita reale"

Spettacolo
Fabrizio Basso

Fabrizio Basso

Tredici canzoni che parlano di relazioni vere e non fake. Il tour nei palazzetti partirà da Roma il 17 aprile mentre dall'8 al 21 giugno ci saranno dieci concerti alla Reggia di Caserta. L'INTERVISTA

Nuje è il nuovo progetto musicale e artistico di Gigi D'Alessio. Ospita 13 brani che attraversano le sfumature più profonde dell’amore e della vita. È un album che parla di noi, delle relazioni che ci formano, ci feriscono, ci fanno battere il cuore, di scelte che cambiano il destino. Ogni canzone è un frammento di verità, un’emozione che diventa musica unendo tradizione e modernità, radici napoletane e contaminazioni internazionali, confermando la straordinaria capacità dell’artista di attraversare generi e atmosfere con autenticità e sensibilità.

Gigi, ovviamente partiamo dalla storia di Nuje: quando e come è nato e come ci hai lavorato?

Tutte le mie canzoni nascono al pianoforte, mai con un progetto o un’idea precedente: sono come un biglietto aereo senza destinazione. Quindi non so mai dove la musica mi porta. Mogol una volta mi disse che nella mia musica ci sono già le parole. Ecco perché lavoro in massima libertà.

La maggior parte dei testi parla di amori complicati, finiti, deludenti: è il ritratto di un’epoca dove Tinder e i social tolgono la poesia ai sentimenti?

Esatto. Quello è. I commenti delle persone a Nuje mi dicono che il disco è arrivato alla pancia della gente. Questa che racconto è vita reale, non vita fake. Io quando scrivo “frizzo” quel momento e capisco che le parole mi sono uscite in maniera naturale. Poi ti dico che in generale i valori si stanno perdendo.

Parti con Natu tipo’ e Pensiero, una storia che non ha un lieto fine: esiste una formula per vincere “a guerra che pensieri”? Deve esserci un’alchimia visto che in Un Selfie con la Vita dici “per un graffio al cuore non si muore mai, se ci credi si guarisce prima o poi”.

Assolutamente c’è la via d’uscita. Può anche rimanere il dolore ma devi ricominciare a vivere. Chiodo schiaccia chiodo sarà anche vero ma al dolore c’è sempre una via d’uscita. In questa canzone dico che ci abbiamo provato e riprovato, ma ora è finita. Se la sofferenza è individuale è sbagliato ma se è doppia è la conferma che è stata comunque una storia importante.

“Tante volte le tempeste non distruggono la vita ma puliscono la strada” è una bellissima frase di speranza. Uscendo dai sentimenti ed entrando nel mondo: chi è adolescente oggi dove può cercare la speranza di un mondo migliore?

Continuiamo a prendere troppo dai social, siamo sempre a caccia di notifiche di notizie, siamo bombardati. Il telefonino non è un oggetto ma è diventato una protesi. Fatico a darti una risposta a dove trovano la speranza! Mi viene da dire vivendo la vita reale. Dobbiamo usare i social e non farci usare.

Mezze Verità mi ha ricordato il film La guerra dei Roses. È un testo crudo, abrasivo: perché non sappiamo fermarci quando un amore è al tramonto e insistiamo a salvarlo pur sapendo che non è possibile? E magari torneremmo a ragionare non solo civilmente ma con un affetto nuovo?

Spesso l’orgoglio prevale sull’amore, ognuno va per la strada che è quella dell’io sono io e tu sei tu. Questa canzone racconta anche la sofferenza dei figli, molti ci si sono riconosciuti. Per crearla non ho preso i dati ISTAT, è nata dalla musica.

In 24 Ore racconti una separazione improvvisa: mi ha colpito quando dici “La mia rabbia sai qual è, senza avere alcuna colpa è la punizione ingiusta che sto dando a me per avere amato te”. Perché chi subisce una separazione spesso tende a incolparsi di responsabilità che non ha?

Una separazione è sempre voluta da entrambi a meno che non trovi un’altra persona e diventa unilaterale. È una cosa ingiusta che faccio a me ma doveva andare così, non ho parole e mi domando dove ho sbagliato. Qui soffre solo uno e ciò dà meno senso all’amore.

Veleno d’Amore mi sembra la versione 2025 di Malafemmena: il brano di Roberto Murolo aveva un lieto fine, qui le labbra che si consumano restano un sogno oppure, voltando pagina, immagini un finale bello?

È un amore dannato che non è né al maschile né al femminile: se la canta un uomo pensi che vada a una donna e viceversa. Oggi certe situazioni si vivono e qui si parla di chi si prende gioco di sé. Quando dico che si passa la notte bevendo caffè per spiare le storie sui social di chi ora è con te.

Chi è oggi Filumé? E oggi quanto è difficile il ruolo di genitore e di nonno?

Oggi è tutto difficile e noi non eravamo pronti. Prima genitori e nonni stavano in pensiero se eravamo a giocare a pallone in cortile ma va aggiunto che eravamo tutti figli del condominio, si pranzava una volta a casa di uno e poi dell’altro, siamo cresciuti in una comunità. Poi i social ci hanno isolato e hanno isolato i figli. Oggi quando un figlio chiede un permesso per stare fuori ti informi su chi è la signora che ospita e chi sono i figli: tendi a chiuderti.

Le tue canzoni, chiudendo gli occhi, si possono vedere come fossero un cortometraggio, e cito per tutte Ti ha Detto Mai: ami il cinema? È per te fonte di ispirazione?

Ti anticipo che il video di Mezze Verità è stato girato da Carmine Elia (quello di Mare Fuori, ndr) con due attori e quando io ho fatto la canzone nella canzone c’era già il film. Non so ancora dirti quando uscirà. Tornando al cinema, non c’è immagine senza suono né suono senza immagine.

“Vivere la vita come un viaggio” è un verso di Diamanti e Oro: la tua vita è un costante viaggio, ti senti oggi in prima, seconda o terza classe?

Sicuramente in prima classe ma lavoro per la seconda, la terza, la quarta e tutte le altre.

Cosa puoi dirmi del tour che verrà?

Il prossimo 17 marzo da Roma partirà il tour nei palazzetti e poi sarò alla Reggia di Caserta per dieci concerti dall’8 al 21 giugno.

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