In un'intervista al Corriere della Sera, il celebre make-up artist, 74 anni, ha rivelato di aver consultato un avvocato, un notaio e un medico per ingerire all'estero un composto letale prima degli 80 anni
“Se devo essere sincero, ho già organizzato tutto. Con un avvocato e un notaio”. In un’intervista al Corriere della Sera, in occasione dell’uscita del libro Alfabeto emotivo. In viaggio con la vita, il celebre make-up artist Diego Della Palma, 74 anni, ha rivelato di aver radunato tra le pagine del volume gli “appunti di chi si accinge a lasciare la vita”. Non è la prima volta che accenna alla questione, “ma ora non posso più scansare la verità né travestirla. Saranno pochissimi anni. Non voglio assolutamente affrontare il numero 80. Non voglio! Ho conosciuto la malinconia e il dolore, mai la tristezza. Oggi sono leggero, quasi felice. Beato. E senza paura. Ho deciso”. Di giorno in giorno, per lui la fatica aumenta. “Comincio a sentire che alzarmi dalla sedia, al cinema o a teatro, diventa una piccola umiliazione: traballo. Devo cambiare le mutande due volte al giorno. La mente non è più quella di prima. È vita? Ho salvato i miei genitori malati dalla miseria, per quanto potevo. Ma io, come affronto il finale? Ho quattro soldi che mi permetteranno qualche sorriso; ma la vittoria sarà solo se potrò andarmene a modo mio. Ho un orgoglio: non voglio dipendere da Curia, Stato, politici, correnti”. Il progetto ha già preso forma: “Mi aiuterà un medico: mi ha preparato un composto. Sarò da solo, in un luogo del cuore, all’estero. L’ultimo mese è tutto deciso. Prima trascorrerò un momento meraviglioso: mangerò bene, un buon vino. Non mi ubriaco mai, ma so che dopo, per andarsene, ci vuole niente. Ho architettato una situazione non teatrale, non plateale: riservata, tranquilla. Me ne andrò gioiosamente. Quello che mi è stato preparato è velocissimo: due, tre minuti”. Della Palma concepisce l’idea come una liberazione, senza paura dell’aldilà. “Ho vissuto fenomeni esoterici. Uscito dal coma, a sei anni dopo la meningite, non volevo vedere né mamma né papà: avevo bisogno di quelle figure fluttuanti in una luce lilla che mi portavano in volo. Penso che si ripeterà. Prima del coma non avevo mai disegnato; dopo, ho scoperto l’arte. Come posso non credere che ci sia una forma di energia?”. Non c’è bisogno di molte parole: “Non voglio avvisare nessuno, sarebbe un’ulteriore richiesta di accettazione. Ho già perdonato tutti. Anche i due compagni che ho amato e che oggi non permettono nemmeno che li nomini. Capisce? In ogni caso io, qui, non ho più né fidanzati, né fratelli, né figli”.
I FIGLI, IL SESSO E LA TV
Nell’intervista, Diego Della Palma ha anche rivelato che avrebbe voluto dei figli: “Un maschio no, una femmina sì; mi manca. Gli uomini mi hanno deluso. Salvo una categoria: i maschi perbene, con coscienza, candore, giustizia, lo sguardo che ancora si stupisce. Ma a 75 anni dico con certezza: la stima per la donna è incomparabile”. Nel libro, il make-up artist ha dedicato alcune pagine anche al tema del sesso, al quale nella vita ha dato forse troppa importanza: “L'ho fatto ovunque: cabine telefoniche, bagni pubblici, parchi, cantieri dismessi, postriboli, cinema porno. Ma anche dopo i rapporti più fantasiosi, sentivo il bisogno di ripararmi sotto un portico a sentire la pioggia, o guardare le stelle. Prima di dormire, pensavo al cielo stellato e al privilegio di un cuscino morbido. La mia sessualità è sempre stata accompagnata da una forte spiritualità”. In seguito, ha ricordato gli inizi in tv: “Facevo il costumista in Rai. Ricordo Corrado, ebbi con lui un rapporto di grande sentimento; capiva che mi deridevano, mi portava al bar con la mano sulla spalla”. Poi, “ebbi un grande colpo di fortuna. Fui scelto per rappresentare il make-up italiano a New York. Era la fine degli anni ‘Settanta, facevo la fame nera. Di notte, da solo, scaldavo i bidoncini di colore e preparavo rossetti e ombretti. Al concorso attirai l’attenzione con un beauty a una modella francese, una figura delle tenebre: diafana, con le labbra nere. Mi dissero: sembra un cadavere. Invece avevo intuito i tempi che sarebbero venuti”. Da lì, la carriera con i più grandi stilisti: “Moschino: coraggioso e geniale. Gianni Versace: inquieto e fantasioso. Laura Biagiotti: colta e intelligente. I Missoni: umani ed empatici. Coveri: ironico e ottimista. Ferré: burrascoso”.