Un racconto tra cinema, teatro, TV, musica, la coppia artistica con Luca Bizzarri, l’impegno sociale e la comicità. Paolo Kessisoglu si racconta al vicedirettore Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti dello spettacolo
È Paolo Kessisoglu il protagonista della nuova puntata di “Stories”, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, l’attore e comico si racconta in “PAOLO KESSISOGLU – C’È DA FARE”. In onda venerdì 3 ottobre alle 21:00 su Sky TG24, sabato 4 ottobre alle 12:00 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand.
Una carriera che attraversa cinema, teatro, televisione, musica e comicità, ma che affonda le radici a Genova. L’attore ricorda così la sua infanzia: “Famiglia piccolo-borghese di commercianti, mamma casalinga, una sorella di due anni e mezzo più grande che era il mio opposto e quindi pacata, brava a scuola e carina, mentre io ero molto vivace, poco studioso e un casinaro. Una volta ho dato fuoco alla tenda di camera mia. Guardavo sempre la serie Dynasty, i cui personaggi a volte buttavano le lettere nel camino e per imitarli ho dato fuoco ad una lettera e l’ho buttata dall’altra parte della camera non vedendo ci fosse la tenda”.
Passando invece al Paolo studente, “al liceo andavo ad una scuola internazionale tedesca, dove ho studiato bene il tedesco, ma io questa lingua l’ho praticamente parlata dall’asilo alla maturità. La scelta di questa scuola con indirizzo linguistico è da associare probabilmente a mio padre, che apprezzava lo status internazionale del liceo in questione e dava molta importanza alle lingue in generale”. Tornando invece al Paolo bambino, in questo periodo sognava di diventare chitarrista, un desiderio che si è concretizzato presto, ma non è mai diventato un lavoro, anche se “ho comunque fatto parte del mondo della musica: con Luca Bizzarri siamo comparsi nel videoclip di ‘Supereroi’ dei Meganoidi”. Proprio il sodalizio con Bizzarri nasce ai provini del Teatro Stabile di Genova: “Noi ci siamo incontrati lì. Io suonavo e quando decidemmo di provare a copiare Gaber, scrivendo qualcosa legato al teatro-canzone, avendo uno strumento come amico potevamo subito metterlo in pratica. Il teatro-canzone di Gaber è stato l’inizio dell’amicizia tra me e Luca”. Ma non fu amore a prima vista: “Io lo salutai, ma lui rispose dicendomi ‘io ci sarò, tu non lo so’. Poi mi hanno preso e ho scoperto che era il quarto anno che provava a entrare. Faceva tanto il bullo, ma poi… Menomale che abbiano preso pure lui, senza di lui la nostra storia sarebbe cambiata”. Con Bizzarri fonda il gruppo cabarettistico ‘I cavalli marci’: “Il nome viene da un gioco in cui serviva un muro e tanta follia: chi cadeva era ‘il cavallo marcio’. Partimmo da qui per organizzare un non-stop cabaret di 24 ore e da lì ci notò la televisione”.
Il vero debutto sul grande schermo arriva però con ‘E allora Mambo!’ di Lucio Pellegrini: “Il primo ciak è stato davvero emozionante. Nel cinema mi sono sempre sentito a casa, anche se bisogna abituarsi alle lunghe attese, e io sono molto impaziente”. Con Bizzarri arriva anche MTV Trip, viaggio on the road per l’Europa a bordo di una Fiat 130 allestita da carro funebre, ma soprattutto ‘Camera Cafè’: “Era un esperimento sociale, una camera accesa e uno sketch che durava tutta la puntata. Non c’era possibilità di tagliare: se un attore sbagliava, poteva esserci un po’ di nonnismo. Io e Luca in quel momento eravamo molto vessatori e per questo potevamo sembrare poco simpatici” ha raccontato. Poi sul rapporto con Bizzarri, che resta un pilastro, ha precisato: “Spesso per strada mi chiedono ‘Salutami quell’altro’ oppure ‘Dov’è quell’altro?’. C’è questo desiderio che la coppia esista anche a casa, come Sandra e Raimondo. Noi non siamo loro: crescendo e vivendo in città diverse le nostre vite si sono divise, ma quello che conta è che ci vogliamo bene”. E anche il legame con Genova resta fortissimo: “Questa città ce l’ho nelle mie vene, anche se ho un sangue misto. Talvolta sono armeno, talvolta genovese. Genova è una città un po’ ferma: se torno da Milano, so che il negozio di spezie che c’è da decenni lo troverò sempre lì”, ha spiegato. Tra i lavori più importanti anche ‘Immaturi’ di Paolo Genovese, a cui lega però un ricordo non felicissimo: “Durante le riprese a Paros ho avuto un incidente in moto. Ricordo solo di essere partito dall’albergo e poi più nulla. Mi sono ritrovato in ospedale, e quando sono tornato al pronto soccorso ho visto l’uomo che mi aveva investito, bianco in volto”. Accanto al percorso artistico, l’impegno sociale.
Con la compagna fonda l’associazione ‘C’è da fare’ con cui hanno raccolto fondi dopo la tragedia del Ponte Morandi. Oggi l’impegno si concentra sugli adolescenti con disagio psicologico: “C’è tantissimo da fare, soprattutto sensibilizzare e parlare dello stigma sulla salute mentale. Sebbene siano stati fatti passi avanti, bisogna continuare a parlarne. Tra i 12 e i 18 anni ci sono varie espressioni delle malattie che vanno comprese nel complesso e nel contesto. L’obiettivo è raccogliere fondi, perché l’assistenza del Sistema Sanitario Nazionale non basta”. A conferma di questa attenzione, Kessisoglu è tornato sul palco di Sanremo con la figlia Lunita e il brano ‘Paura di me’, dedicato proprio all’isolamento dei giovani: “È stato un momento molto emozionante per me”.