Stories, "Alessandro Borghese - Un artigiano in cucina". VIDEO

Spettacolo

Dieci anni di 4 Ristoranti celebrati con due puntate speciali. Poi i ricordi d’infanzia, l’esperienza sull’Achille Lauro, le imprese, Celebrity Chef e un grande amore per il cibo. Alessandro Borghese si racconta al vicedirettore di Sky TG24 Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicato ai protagonisti dello spettacolo

È Alessandro Borghese, il protagonista della nuova puntata di Stories, il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, lo chef e conduttore televisivo si racconta in “Alessandro Borghese – Artigiano in cucina”. In onda mercoledì 21 maggio alle 21:00 su Sky TG24, sabato 24 maggio alle 12:30 su Sky Arte e sempre disponibile On Demand

dal debutto di 4 ristoranti al traguardo dei dieci anni

Chef di spessore e non solo, Alessandro Borghese da ormai diversi anni è diventato in Italia uno dei personaggi televisivi più conosciuti e amati dal pubblico, soprattutto da quando, nel 2015, ha dato vita allo show Sky Original ‘Alessandro Borghese 4 ristoranti’. Dal debutto sono passati dieci anni e per celebrare l’occasione sono state ideate due puntate-evento inedite: la prima, già proposta giovedì 15 maggio e sempre disponibile on demand, ha visto per la prima volta nella storia dello show culinario di culto un ospite speciale, Lillo, a formare una coppia mai vista e perfetta per eleggere la Migliore osteria verace di Roma Est; la seconda, in arrivo giovedì 22 maggio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, eleggerà invece il Miglior ristorante con laboratorio di pasta fresca in Italia tra quattro proposte provenienti da tutto il Paese, perché del resto “siamo tutti pastasciuttari” come ha ben ricordato lo chef. Ma prima di questi appuntamenti speciali, non sono state poche le tappe percorse da Alessandro Borghese, che, guardandosi indietro rispetto a quanto accaduto in questi dieci anni, dichiara: “Vedo tanto divertimento, tanto sacrificio, tanta fatica, tanto viaggiare, tante risate, tanta Italia meravigliosa da scoprire, tante persone che ci hanno voluto bene quando siamo arrivati nei borghi, nelle città o nei paesi, vedo una squadra, quella costruita in dieci anni che lavora insieme a me, che ha permesso tutto questo, perché siamo molto coesi ed è un lavoro corale e di gruppo. Vedo altri dieci anni così!”.

Rimanendo sul traguardo dei dieci anni, se c’è qualcosa di cui si sente orgoglioso per tutto questo, Borghese non ha dubbi: “I bambini. I bambini che apprezzano questo programma sono un qualcosa che a me sorprende ogni volta. Fa capire che siamo sempre sulla strada giusta e che oltre ad essere un programma televisivo, questo è qualcosa che trasmette dei valori, dato che i bambini sono incorruttibili. I bambini, specialmente se parliamo di video o di televisione, non li inganni”. Tornando a qualche anno prima e ripensando ai momenti che hanno portato alla nascita dello show, lo chef svela che tutto è iniziato “in una riunione nella sede di Sky, una riunione autoriale, di quelle che ci sono quando c’è da scegliere un format nuovo. È arrivato questo format che viene da fuori, dall’Inghilterra, che però non aveva il mio ruolo, non c’era il cicerone, non c’era colui che accompagna questi ristoratori all’interno dei loro ristoranti. Su questo ci è venuta l’idea di costruirci sopra il mondo dei quattro, che poi ha portato tanti altri programmi a seguire quell’onda ed è diventato un linguaggio nuovo, un linguaggio inedito con cui andare al ristorante, con cui guardare la televisione”. 

Approfondimento

4 Ristoranti di Alessandro Borghese compie 10 anni

Dai ricordi di infanzia all’esperienza sull’Achille Lauro

Facendo un passo indietro, ripercorrendo quella che è stata la casa di Borghese da bambino, racconta: “Quella da bambino era la casa-Borghese dove c’erano papà Gigi e mamma Barbara, poi più avanti, quando ho compiuto 14 anni, è arrivato mio fratello Massimiliano. Una casa con mia madre amante del verde, dei fiori, del giardino, delle piante, e mio padre che era un napoletano doc, tuttofare, amante della cucina, quindi amante della domenica e dei fornelli con il suo ragù. Un’infanzia dove mia madre da attrice viaggiava tantissimo, però alla fine erano presenti nel momento giusto. Io ero un po’ monello, un po’ casinista, facevo quello che serviva per portare a casa il risultato”. Avendo respirato sin da bambino l’aria del mondo dello spettacolo, sono sicuramente tanti gli aneddoti legati alle celebrità incontrate, ma un ricordo particolare è legato a quando sua madre “era a Cinecittà e stava girando ‘Gangs of New York’ di Martin Scorsese. Mi ricordo che portai Cameron Diaz nel caddy, quello lì da golf che girava a Cinecittà, per accompagnarla nella sua roulotte dove doveva truccarsi perché io ero lì con mia madre che stava lavorando e, siccome sono madrelingua inglese, mi sono messo a chiacchierare con lei. La sera, per cena, oltre a lei c’erano Martin Scorsese, Daniel Day-Lewis e Leonardo Di Caprio a casa mia! Io ero ancora piccolino, quel giorno cucinò mio padre degli spaghetti alle vongole”.

Raccontando poi la sua adolescenza, un passaggio chiave fu sicuramente quello che lo vide imbarcarsi sulle navi da crociera, una volta terminati gli studi: “Mi imbarcai perché avevo lavorato con mio papà, lui faceva le aste di tappeti e mi aveva portato due-tre volte in crociera dove dovevo aiutarlo con queste aste. Mi era piaciuto quell’ambiente, quindi, una volta che ho smesso di andare a scuola e mi sono diplomato, mi son detto che mi sarebbe piaciuto tornare a bordo della nave, perché la nave viaggia, va in giro per il mondo, potevo iniziare la mia gavetta in cucina e quindi è partita da lì, mi sono imbarcato e ho viaggiato, sono stato parecchio in giro. Ho fatto quello che un diciottenne o diciannovenne fa in dieci anni, mentre io l’ho fatto in tre. È stata un’esperienza concentrata, un’università di vita, culminata poi con la nave che è affondata”.

Nel dettaglio, lo chef faceva parte in quel periodo dell'equipaggio della nave Achille Lauro, finendo per vivere in prima persona il naufragio al largo della Somalia, avvenuto il 30 novembre 1994, e rimanendo 3 giorni in mare aperto su una scialuppa, in compagnia di altri naufraghi: “Mia mamma era davanti alla Tv e vide la nave in fiamme, il telegiornale diceva che non c’erano state vittime italiane a bordo, ma io mi ero imbarcato con il passaporto amaricano. Per poco mia madre non chiamò il Presidente della Repubblica”, ha ironizzato. Dopo tutto questo, un altro spartiacque della sua vita è avvenuto quando ancora una volta arrivò sul suo tavolo una proposta per lavorare all’estero, precisamente per tre anni in Cina: “In quel momento pensai che se fossi andato in Cina, gli avrei insegnato a fare la cacio e pepe e dopo una settimana l’avrebbero fatta meglio di me, così sono rimasto”, ha scherzato, aggiungendo che dopo aver scartato quest’opzione è stato preso in considerazione da un programma televisivo che cercava un cuoco giovane. Superato il provino, entrò una volta per tutte nel mondo della televisione e in tal senso Borghese ha rivelato che “con il primo programma che ho fatto pensavo di aver avuto una bella opportunità, però volevo continuare a perseverare il mio mondo della cucina, quindi ho continuato a cucinare la sera e mi son dedicato a quell’opportunità televisiva durante l’arco del giorno”.

Nella parte conclusiva dell’intervista, c’è spazio anche per il Borghese papà, che rivela che cosa vorrebbe che le sue due figlie dicessero di lui quando diventeranno grandi: “Mi piacerebbe che dicessero che sono un papà che le ha sostenute in tutte le loro scelte, presente il più possibile durante l’arco della loro infanzia e che abbiano percepito il bene che gli voglio”.

 

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