Danza, la prima mondiale di Glory Hall di Diego Tortelli: “Un luogo tra peccato e perdono”

È un luogo in cui è permesso commettere peccato e chiedere perdono sospesi tra luce e oscurità. Un viaggio sensoriale e ribelle alla ricerca di un senso di gloria che arriva dal coraggio di riconoscere se stessi. È questo Glory Hall, nuovo lavoro di Diego Tortelli presentato in prima mondiale al Teatro Comunale di Bologna nella serata che ha inaugurato la stagione di danza 2025 insieme ad altri due lavori firmati da due tra i più grandi coreografi della danza contemporanea: Solo Echo di Crystal Pite, riallestimento della creazione che aveva debuttato al Nederlands Dans Theater dell’Aia nel 2012, e Reconciliatio, passo a due femminile di Angelin Preljocaj, presentato lo scorso settembre a Bologna nella Basilica di San Petronio in occasione di “Memorare '24”. Nato in un paesino vicino Brescia nel 1987, giovane ma con una lunga carriera internazionale già alle spalle, Diego Tortelli è residente presso la Fondazione Nazionale della Danza / Aterballetto e coreografo associato per il festival MILANoLTRE e il centro di produzione Tanzbüro München. Come nasce Glory Hall? È una creazione per la compagnia Aterballetto, sono coreografo residente ormai da sette anni. È la terza in cui utilizzo tutto l'ensemble che è composto da 16 danzatori. In Glory Hall mi sono davvero molto concentrato sull'utilizzo della massa, di tutto il gruppo, per cercare di mostrare le diverse sfaccettature di colore, di movimento e di tipo di qualità che i danzatori possono avere. Glory Hall è praticamente un luogo nel quale è permesso commettere peccato e allo stesso tempo chiedere poi perdono. Ma è come se fossimo alla ricerca costante di una gloria. Una gloria che però non deriva da un senso di purezza ma dall’accettare il fatto che esistono anche i nostri lati oscuri e questi lati oscuri ci permettono comunque di continuare ad andare avanti. È un po’ come se fosse una sorta di purgatorio, un luogo nell'intermezzo dove siamo in attesa di qualcosa che non arriva mai ma in questo luogo ci è permesso appunto commettere peccato e chiedere perdono. C'è dunque un gioco, anche metaforico, di luci e ombre? È tutto creato in una black box, in una stanza nera. Le luci sono di Matthias Singer. Anche i costumi, che sono firmati da Sportmax, sono completamente neri ma all'interno si cerca di mostrare le varie sfaccettature del nero, tra qualcosa che può essere sfumato e qualcosa che può diventare più luccicante perché anche il nero, in realtà, può produrre luce. In Glory Hall il buio non rappresenta qualcosa di negativo ma al contrario, è qualcosa da abbracciare e da conoscere. Perché all'interno del peccato c'è qualcosa che può portarci a un'estasi suprema. A questo contrasto visivo si unisce anche un contrasto sonoro? Le musiche sono principalmente dei Godspeed You! Black Emperor e le sperimentazioni musicali di Oneohtrix Point Never. I Godspeed You! Black Emperor sono un gruppo post-rock canadese che mischia principalmente i suoni e gli elementi della musica rock con i tipici strumenti utilizzati nelle orchestre sinfoniche. Quindi c'è questo forte contrasto tra la delicatezza degli strumenti orchestrali classici e i suoni delle batterie o delle chitarre elettriche. La tua storia inizia in un paesino in provincia di Brescia poi, dopo un passaggio all’Accademia Nazionale di Danza di Roma, ti sei formato alla Scuola di Ballo del Teatro alla Scala per poi iniziare tante esperienze all'estero grazie alle quali hai lavorato con i più importanti coreografi internazionali. C'è qualcuno che ti ha influenzato di più o che comunque ti ha dato una visione che hai sentito più vicina? Io credo che in un qualche modo tutte le persone con cui ho lavorato mi abbiano sempre dato qualcosa e arricchito, prima come danzatore e poi successivamente come coreografo. Si ha la tendenza a pensare che i maestri siano solo i grandi nomi ma non è così perché spesso quei grandi nomi non hanno il tempo di venire a seguirti in sala. Ti vendono lavori già esistenti che poi tu devi semplicemente cercare di rieseguire perfettamente. I miei grandi maestri, in realtà, sono stati tutti quei coreografi che non vengono nominati spesso. Ragazzi giovani, come potrei ora esser io con i danzatori con cui sto lavorando. Artisti che hanno davvero il tempo di stare in sala e dedicarsi alla creazione e al processo di ricerca. E qual è il Paese che più ti ha segnato e insegnato nella tua ricerca coreografica? Sono stato molto fortunato, ho cambiato compagnia ogni 3 o 4 anni e ho vissuto fasce d’età in luoghi diversi. Sono passato dalla Spagna allo choc culturale di Chicago e degli Stati Uniti per poi ritrovarmi in Francia e dopo ancora in Germania. Ogni città mi ha dato qualcosa e ho avuto anche il privilegio di essere in luoghi sempre molto attivi a livello culturale. Per cui non saprei scegliere perché la Spagna era giusta per i miei 18 anni, Chicago è stata interessante per quando ne avevo 24 e la Francia per i miei 26-27 anni e poi la Germania è stato il Paese perfetto quando ho iniziato come freelance perché è il posto che mi ha permesso di lavorare di più. Come ti sei avvicinato alla coreografia e qual è stata la tua prima creazione? Il primo lavoro coreografico l'ho realizzato a Chicago, avevo credo 26 anni ed era una commissione del Museum of Contemporary Art Chicago . La composizione coreografica è qualcosa che ho sempre sentito, ancora prima di iniziare l'Accademia Nazionale di Danza di Roma o la Scuola di Ballo del Teatro alla Scala. Sono cresciuto in un paesino in provincia di Brescia e da bambino ho sempre fatto delle piccole coreografie per i miei amici, per le bambine che vivevano nella mia via. Anche da ragazzo, quando mi sono focalizzato nel costruire la mia carriera come danzatore, ho sempre avuto un occhio particolare nel cercare di studiare con i coreografi che venivano perché volevo capire le scelte che prendevano finché a un certo punto ho iniziato a fare il coreografo anche io. L’Aterballetto è stato ovviamente per me il luogo più importante perché mi ha permesso di crescere alla velocità della luce e di creare con dei ballerini fantastici. Dopo questa prima a Bologna quali altri progetti avrai? Ho una prima a Taiwan a maggio, insieme al gruppo di arte digitale Fuse. Con loro avevo già fatto una creazione dal titolo Onirica in cui un solo danzatore interagisce con l'intelligenza artificiale o, meglio, è più l'intelligenza artificiale che interagisce con lui, che riesce a leggere il suo movimento e le forme che prende per creare delle immagini. Poi ho un lavoro per un gruppo in Puglia che si chiama ResExtensa, un nuovo centro di produzione che è nato da poco e che ci tengo a sostenere. Ad ottobre farò invece una creazione a serata intera sui Pink Floyd, a Saarbrücken, in Germania. E poi ho altri progetti che però ancora non posso rendere noti.

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