Gala Les Étoiles al Teatro degli Arcimboldi, notti magiche a Milano

Il programma, sulla carta, era già vincente. Per i nomi dei danzatori e per la scelta eterogenea e coraggiosa dei pezzi. Sul palco è stato un trionfo. Le due date del Gala Les Étoiles al Teatro degli Arcimboldi hanno conquistato Milano inchiodando il pubblico presente per quasi tre ore in uno spettacolo che ha affascinato tutti. Anche chi, con la danza, ha poca confidenza. Bastava sentire i mormorii in sala a luci spente, i commenti durante l’intervallo e gli scrosci di applausi spesso anche a scena aperta. Una prima volta a Milano del Gala, ideato e prodotto da Daniele Cipriani più di dieci anni fa, che ha lasciato il segno in una città in fermento per la Prima della Scala tanto vicina. Abbiamo visto la seconda serata. In apertura subito una sorpresa, non l’étoile a sorpresa che è tradizione dei Gala di Roma, ma un pas de deux. Un grande classico, tratto dal terzo atto della Bella Addormentata, interpretato da Alessandro Frola e Madoka Sugai, entrambi primi ballerini ad Amburgo che nel Gala hanno danzato insieme anche Spring and Fall di John Neumeier. Una vera sorpresa per la meravigliosa interpretazione che i due danzatori hanno dato. Per lo stile, la cura di ogni piccolo dettaglio, dai piedi allo sguardo. Hanno ricreato solo con la forza della loro danza, senza scenografia come è inevitabile che sia in un Gala, tutto l’incanto di una fiaba. E a guardare Alessandro Frola in questa atmosfera fiabesca il pensiero va a quando, giovanissimo, fu il primo Billy Elliot del musical in versione italiana. “Ero un bambino, è stata un’esperienza speciale che mi ha permesso di apprendere molte discipline tra cui il tip tap, il classico e il jazz. Qualcosa che mi porto ancora con me sul palco e che credo la gente riconosca” ha raccontato durante l’incontro con la stampa che si è tenuto alla vigilia degli spettacoli. Altro mondo onirico quello ricreato da Maia Makhateli e Victor Caixeta con il passo a due tratto dal terzo atto di La Bayadère. Veterana dei Gala Les Étoiles lei, nonostante la giovane età, alla sua prima volta lui. Tecnica impeccabile per entrambi, che si sono esibiti anche in Tchaikovsky Pas de Deux di George Balanchine. Se lei ha regalato al pubblico i suoi ormai famosi equilibri interminabili, lui ha portato sul palco tutta la precisione acquisita negli anni passati al Teatro Mariinsky di San Pietroburgo prima di approdare all’Het Nationale Ballet di Amsterdam. “Ho trascorso 5 anni a San Pietroburgo e sono commosso nel pensare che queste due serate siano state dedicate a Vladimir Shklyarov che era per me un collega e amico . Era uno dei danzatori più appassionati che siano mai esistiti” ricorda Caixeta. Dal classico al contemporaneo con il divertente Pacopepepluto che ha visto protagonista lo strepitoso Daniil Simkin. Un assolo intimistico firmato dal coreografo Alejandro Cerrudo, in cui è come se lo spettatore guardasse dal buco di una serratura un danzatore che in quel momento danza per sé. Un pezzo in chiaroscuro che mostra un altro lato dell’étoile di origine russa noto per la sua tecnica inarrivabile come ha poi mostrato nel passo a due tratto dal terzo atto di Don Chisciotte danzato in coppia con Madoka Sugai. E lì, tra giri infiniti e rallentati e salti acrobatici, il teatro si è trasformato in uno stadio. “Il Gala è sempre una spinta per noi ballerini perché abbiamo solo pochi minuti per mostrarci e dare quello che dobbiamo – ha rivelato Simkin nell’incontro con la stampa - È una sfida ma anche un divertimento perché noi ballerini siamo bravi tanto quanto il nostro ultimo spettacolo. E questa è un’opportunità per autodefinirsi”. Virtuosismo anche nel passo a due dal terzo atto de Le Corsaire con Jacopo Tissi e Olga Smirnova, le due ex stelle del Bolshoi oggi all’Het Nationale Ballet di Amsterdam, che hanno danzato anche il passo a due della camera da letto tratto dal secondo atto sempre de Le Corsaire. Se Tissi vola sul palco con salti da manuale, Smirnova restituisce tutto lo stile russo proprio di questi capolavori. Arriva invece dall’American Ballet Catherine Hurlin che dà un’interpretazione completamente diversa al passo a due del Cigno Nero, tratto dal terzo atto del Lago dei Cigni. Uno stile che colpisce soprattutto per il modo così diretto con cui entra e guarda il pubblico. È raro vedere una danzatrice che “sfida” gli spettatori con gli occhi in quel modo. Un modo perfetto per un cigno nero impreziosito dallo splendido tutù disegnato da Roberto Capucci. La Hurlin si trasforma poi in un cigno bianco dolente in una delicata interpretazione de La Morte del Cigno, il celebre assolo firmato da Michel Fokin a cui segue una versione completamente diversa dello stesso pezzo creata da Sergio Bernal, che ne è anche l’interprete. Un accostamento interessante che dà a chi guarda la possibilità di capire come un pezzo storico possa essere riletto in chiave moderna conservandone il senso originario. Ed è Sergio Bernal poi a trascinare il pubblico con la sua Obertura avvolto nel costume firmato da Roberto Capucci. Il danzatore, reduce dal successo di una tournée negli Stati Uniti, infiamma il palco con la sua danza spagnola e tutto il suo carisma. Un momento “caliente” che lascia poi spazio a tutta la poesia del celebre passo a due di Le Parc, restituita da tutta l’esperienza di due étoile come Elenora Abbagnato e Mathieu Ganio, anticipato da un quartetto e da un quintetto del capolavoro firmato da Angelin Preljocaj. Completano il quadro una prima nazionale, una coreografia firmata dall’italiana Vittoria Girelli attiva a Stoccarda dal titolo Formoria interpretata da Matteo Miccini ed Edoardo Sartori e il duo Riva & Repele che hanno danzato Eyes Oper /Shut your eyes di Marco Goecke e una loro creazione nata proprio per Les Étoiles dal titolo I’m on your side. Un pezzo su musica di Simon & Garfunkel che è una riflessione sul tempo che scorre. “Vogliamo rappresentare noi da anziani, per cui si vedono questi due personaggi che si tengono ancora a braccetto, che continuano a correre insieme per la stessa strada anche se non si sopportano più”. Una coreografia che colpisce il pubblico e conferma ancora una volta il talento di questi due giovani coreografi definiti “i poeti della danza”. Spente le luci resta il ricordo di una serata di stelle. O, per usare una metafora calcistica che si addice a uno spettacolo con tifo da stadio, una notte magica.

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