Sulle passerelle di Parigi per scoprire la moda della prossima estate

Spettacolo

Nicoletta Di Feo


Per la nuova puntata di FLASH siamo andati direttamente sulle passerelle parigine perché dopo New York, Londra e Milano è nella Ville Lumiere che si è chiuso il lungo mese del prêt-à-porter. All’ombra della Tour Eiffel hanno sfilato brand come Chanel, Louis Vuitton, Dior, Miu Miu, Valentino, e Schiaparelli con le collezioni Spring-Summer 2025

Le Amazzoni di Dior, femminilità e forza

Siamo al Musée Rodin dove ha sfilato la nuova collezione disegnata da Maria Grazia Chiuri e qui la passerella diventa manifesto per raccontare un’idea forte di femminilità.

Il punto di partenza è l’archivio, come stimolo per riflettere sull’oggi.

E’ questo l’approccio di Maria Grazia Chiuri all’herigage di Dior e per disegnare la nuova collezione primavera estate 2025 è partita dall’archivio come mezzo per fare ricerca e presentare il suo proprio punto di vista.

 

“Un punto di partenza”, spiega il Direttore Creativo di Dior, “è stato riflettere sulla figura dell’amazzone, anche perché è un termine che ho trovato molto spesso all’interno dell’archivio Dior perché alcuni abiti che Monsieur Dior ha creato erano chiamati a Amazzoni. Ho anche riflettuto su come questo termine si è evoluto e può cambiare a seconda di come lo si approccia. Ovviamente la collezione è stata influenzata dal lavoro dell'artista che performerà all'interno dello show, Sagg Napoli.”

 

In passerella l’archivio appare smontato e poi rimontato. L’attitudine è urbana, i tessuti tipici dell’Alta Moda sono lavorati in modo tecnico. La maglia è utilizzata per rappresentare il movimento. Anche gli accessori raccontano quest’attitudine urbana. Come le borse decostruite, e le scarpe.Tutto si adagia alla forma del corpo, integrandosi alla silhouette.

Protagonista indiscusso lo sport, lanciato dall’ex Direttore Creativo di Dior Marc Bohan all’inizio degli anni ‘60.

 

“Sagg Napoli ribalta il mito”, spiega Maria Grazia Chiuri. “Il mito in qualche modo dice che le donne per essere forti devono rinunciare alla loro femminilità, quindi alla sua rappresentazione che è il seno. Invece lei dice esattamente il contrario: cioè io non solo non rinuncio alla mia forza, ma non rinuncio neanche alla mia femminilità.”

 

Amazzoni di oggi ma in guerra con un nemico che è solo dentro di loro, un nemico fatto di luoghi comuni che Sagg Napoli e la donna di Maria Grazia Chiuri contribuiscono a smontare.

Il ‘Future Vintage’ di Schiaparelli, il DNA della maison nel quotidiano

Nonostante la pioggia battente Place Vendome era gremita. In programma c’era infatti una delle sfilate più attese della Fashion Week parigina. Stiamo parlando della collezione Schiaparelli dove era invitata anche Kylie Jenner.

In passerella quello che Daniel Roseberry, Direttore Creativo del brand di proprietà di Diego Della Valle, definisce ‘future vintage’. L’obiettivo era portare il mondo Schiaparelli in una dimensione quotidiana, anche se - trattandosi dei codici della grande Elsa Schiaparelli -la quotidianità non è mai ordinaria.

Ci sono pezzi come jeans, maglioni e camicie che attraverso il filtro estetico della Maison si allontanano dalla loro idea originaria di casual.

 

“L’intento”, spiega Roseberry, “era creare abiti non solo per le clienti, ma anche per le loro figlie e nipoti.”

 

Una collezione estremamente sexy dove il surrealismo Schiaparelli sembra però meno imponente, nonostante non manchino i riferimenti al dna del marchio.

L’atmosfera, spiega il direttore creativo, è celebrativa: sia di ciò che “la moda può essere, sia di come la moda può farti sentire».

In passerella le super top, da Irina Shayk a Vittoria Ceretti, che insieme alle altre modelle, alla stylist  e a tutte le donne che con lui lavorano ogni giorno, Roseberry ha ringraziato:

 

“devo tutto a loro, alla sarta, alla cliente, all’artigiana e alla tecnica. Questa collezione non è solo possibile grazie a voi, è stata progettata per voi e con voi.”

 

Il debutto di Alessandro Michele da Valentino, la bellezza come antidoto all'angoscia

Era sicuramente la più attesa tra tutte le sfilate di questo mese di moda. Per il suo debutto come Direttore Creativo di Valentino, debutto che segna anche una sorta di sua rinascita creativa, Alessandro Michele non ha deluso le aspettative generando a fine show una standing ovation quasi liberatoria.

In una sala che ricordava una casa abbandonata, su un pavimento fatto di specchi infranti, le  modelle - e i modelli – incedevano sulle note di una antica canzone popolare indossando la prossima primavera-estate.

85 i look per raccontare una collezione che ha i codici del suo fondatore ma anche l’identità di chi è stato ora chiamato a reinterpretarli. 

Pois, pizzi, volant, ricami, chinoiserie, il bianco e il rosso.

 

“Nell’archivio Valentino”, dice il neo direttore creativo al termine dello show, “ci ho passato moltissimo tempo. Non ho trovato un’azienda, ma una casa colma di cose preziose, fragili ma piene di vita. Cose frivole dove la frivolezza esprime in realtà un’urgenza.”

 

In passerella c’è una grande riflessione sul suo lavoro e su quello di Valentino.

Protagoniste tre decadi della Maison, tre momenti fondamentali per la sua definizione estetica: gli anni ‘60, i ‘70 e gli anni ‘80.

Vestiti all’apparenza démodé, ma in realtà estremamente attuali.

Fil rouge la bellezza, ancoraggio per navigare all'interno di quel ‘pavillon des folies’ che chiamiamo vita. E tutta la collezione è un invito a celebrarla.

 

 

 

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