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Alessandro Costacurta ospite a Stories su Sky Tg24. VIDEO

Spettacolo

Da settembre protagonista nel dream team di Sky Sport per raccontare la nuova Champions League, Alessandro “Billy” Costacurta si racconta al vicedirettore di Sky Tg24 Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti del mondo dello spettacolo

 

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È Alessandro “Billy” Costacurta il protagonista della nuova puntata di “Stories”il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Francesco Venuto, l’ex stella del Milan e volto storico di Sky Sport si racconta in “Alessandro Costacurta – Difendimi per sempre”. In onda lunedì 19 agosto alle 21.00 su Sky TG24, alle 24.00 su Sky Sport Calcio e sempre disponibile On Demand.   

 

Da settembre protagonista nel dream team di Sky Sport per raccontare la nuova Champions League, dopo aver vinto 25 trofei con il Milan in cui ha militato per oltre 20 anni, tra cui 5 Coppe Campioni e 2 intercontinentali, ed essere annoverato tra i migliori difensori del calcio italiano. “Credo di essere stato bravo a salire su un carro vincente e a farmi trovare pronto” ha confessato, “soprattutto all'inizio quando facevo un errore e venivo salvato da gente come Baresi oppure Maldini, capisci che l'errore non veniva fuori quindi anche il vantaggio di avere certi compagni ha fatto sì che io potessi entrare in una classifica che naturalmente mi rende orgoglioso”. E poi ancora l’infanzia, le vittorie, l’amore, la famiglia e gli aneddoti di una vita.

 

La storia di Billy Costacurta, dall’infanzia alla carriera, dalle vittorie all’amore, dalla famiglia agli aneddoti di una vita

La storia di Billy Costacurta inizia in una palazzina in provincia di Varese dove “i miei vicini erano gli zii e cugini, 21 cugini, che vivevano nello stesso posto. La mia infanzia è stata sotto un certo punto di vista meravigliosa, l'unico momento di difficoltà è quando mia madre ha perso una bambina, ma non ero ancora nato. Questo fatto ha un po’ accompagnato la storia di quel palazzo”. Il padre Giuseppe morì, invece, quando aveva appena 17 anni, una figura importante nella sua vita e in quegli anni difficili è Fabio Capello che lo accoglie sotto la sua ala e lo cresce come un figlio. “Capello venne al funerale e gli dissi ‘Ci vediamo quando sto meglio, no?’ ‘Tu domani viene ad allenarti perché noi abbiamo una finale’ rispose. Un po’ è quello che mi lega a Capello in quella maniera, perché in un certo senso è intervenuto lui nella figura di padre. Il giorno dopo andai ad allenarmi”.

 

Ma l’amore per il calcio nacque quasi casualmente, dato che la sua principale passione era il basket, ma “mia madre lavorando mi mandava a giocare con mio fratello maggiore e lui giocava a calcio. Sono cresciuto quando avevo 7-8 anni a giocare con quelli di dieci. Credo che in un certo senso certo abbia aiutato” racconta. Ma non c’è solo lo sport in gioventù, una delle più grandi passioni di Costacurta era il ballo. “Sognavo di essere come Tony Manero e diciamo che ero un ballerino che ha tempo, ma poi in realtà quando ho cominciato ad essere riconosciuto ho iniziato a vergognarmi perché non mi sentivo all'altezza. Prima ballavo sempre”.

 

Poi la grande carriera da calciatore, perno fondamentale per la difesa del Milan dagli anni ’90 al 2007, l’anno del ritiro. Oltre alle coppe, il Milan gli regala quello che tutt’oggi è il suo soprannome, “Billy”, quando al primo allenamento da ragazzino coi rossoneri, l’allenatore Fausto Braga, vedendolo continuamente perder palla gli disse “Va a giucà al Billy!” (“Vai a giocare al Billy!”), alludendo allo sponsor della squadra di basket meneghina all’epoca. Il resto è storia. 20 anni con la stessa maglia addosso, in un calcio che ormai non esiste più, ma nonostante i tempi, anche Billy ha sentito negli anni l’esigenza di lasciare il Milan per fare delle nuove esperienze, “C'era in me una voglia di andare da qualche altra parte, avevo già vinto qualcosa qui in Italia. Ci fu un momento in cui dico che non era un esaurimento, nemmeno una depressione, però ho cominciato a soffrire un po’. Avevo voglia di scappare, di non essere riconosciuto, di poter ballare” ha confessato, “Tutto era legato al Milan, perché mi rendevo conto che io nello spogliatoio mi sentivo importante e quindi non ho mai lasciato quella squadra. È stata una scelta, però ogni tanto un rimorso ce l'ho”.

 

Nella lunga intervista c’è spazio anche per qualche aneddoto sugli storici derby che infiammavano San Siro negli anni ’90, come quello su Nicola Berti che “faceva le più belle feste di Milano in quel periodo e invitava anche qualcuno di noi”, e altri ricordi del calcio che fu. “Io con Ferri, con Bergomi con Zenga avevo giocato con le nazionali giovanili, in campo ce ne davamo tante però c'era grande rispetto reciproco. All'epoca su 22 eravamo quasi 16-17 lombardi quindi era un pochino diverso”. C’è anche spazio per l’amore nel lungo racconto della sua vita, come quando conquistò sua moglie, Martina Colombari, e di spasimanti “c’era una fila, ma io sono stato sempre bravo nell’anticipo” ha scherzato. “A quel tempo faceva le sfilate e chiamai direttamente Giorgio Armani per avere un posto in prima fila. Dopo la sfilata c’era un after party allora mi feci invitare anche lì, la corteggiai a quella festa e da lì nacque tutto”. Costacurta calciatore, ballerino, marito, ma anche e soprattutto padre, presente e paziente. “Mio figlio è molto ammirato dalla mia pazienza, mi riconosco questa dote che mi ha aiutato anche a superare momenti difficili. E ho veramente tenuto compagnia ad Achille, non potrà mai dire che non sono stato presente” ha raccontato, per poi allargare lo sguardo a tutta una generazione di ragazzi che fatica a trovare il proprio posto nel mondo, “proprio perché vedo che insieme a mio figlio c'è quasi una generazione di adolescenti che fanno molta fatica e vorrei cercare di aiutarli. Hanno bisogno di una mano e forse noi adulti ce ne stiamo fregando un pochino troppo” ha analizzato.

 

Infine, un commento sulla celebre frase di Gianpiero Boniperti ‘Vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta’: “Non sono mai stato d'accordo con quella frase di Boniperti. Credo che le sconfitte aiutino veramente e non ho mai pianto per una vittoria né per una sconfitta. Poi è buffo da dire per me che ho vinto 5 Coppe dei Campioni, ma sono l'unico che ha vinto la Champions e non ha una foto con la Coppa”. 

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