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"Fra'", Giovanni Scifoni è San Francesco al Teatro Carcano di Milano

Spettacolo

Sabrina Rappoli

Giovanni Scifoni si confronta con San Francesco. Lo fa a teatro, con una pièce da lui stesso scritta e interpretata. Lo spettacolo fa tappa al Carcano di Milano, dove sarà in scena fino al 21 gennaio

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LA GENESI DEL PROGETTO

“Non volevo raccontare Francesco. Poi, vari amici mi hanno detto ‘devi fare qualcosa su San Francesco’. Allora, ho cominciato a leggere le fonti francescane e ne sono stato rapito. Sono stato sequestrato da Francesco e a mano a mano che leggevo, mi rendevo conto di come non esistesse un Francesco, bensì un arcipelago di Franceschi. Per questa ragione su di lui sono stati girati tanti film, scritti molti libri e messe in scena diverse opere teatrali.

LE FONTI

Scifoni ha studiato i Fioretti del Santo, le opere degli storici, come quelle di Chiara Frugoni; i testi di San Tommaso da Celano - che risalgono ai tempi immediatamente successivi alla morte di Francesco - avvenuta ad Assisi il 3 ottobre del 1226. “San Tommaso da Celano è quello che ci restituisce il racconto più vivido, più contraddittorio di Francesco; che ne racconta le stranezze, i controsensi. “Un po’ vorremo tutti essere Francesco”, continua Giovanni. “Allo stesso tempo, però, sappiamo che è impossibile. Questo perché viviamo in un mondo dell’immagine; in un mondo dell’apparire e non dell’essere. Siamo tutti bravi a dire bisogna essere e non avere, ma poi chi lo fa?”.

FRANCESCO ARTISTA, FRANCESCO ORATORE

“Non è tanto il parlare di Francesco, quanto Francesco a parlare di noi. Io sono stato colpito da un aspetto: il Francesco artista. Era un grande narratore, un performer, un giullare che riusciva a radunare folle sterminate. Mi ha colpito anche il suo successo, perché Francesco aveva un successo pazzesco: cinquemila persone; era un eccellente oratore, parlava anche davanti a cinquemila persone. Non dobbiamo immaginarci i Maneskin dentro gli stadi. All’epoca non c’erano i mezzi di comunicazione, lui stesso dava l’appuntamento e poi era il passaparola a fare il resto. Per questi tempi sono numeri sconvolgenti, enormi. Quello che, inoltre, mi piace, è cosa ne fa lui del successo, perché lui a un certo momento rinuncia veramente a tutto, anche al consenso, che è la cosa più difficile cui si può rinunciare oggi. Chiaramente, per me che faccio l’attore e col successo ci campo, si crea un cortocircuito un po’ particolare. 

FRANCESCO E LA RINUNCIA AL POSSESSO

 

“Mi piacerebbe avere la capacità di rinunciare alla proprietà, ma non in senso politico. Francesco non voleva la distribuzione del reddito, quella che oggi chiamiamo così; chissà, magari se fosse nato nell’800, questo non lo sappiamo e non possiamo saperlo, chiaramente. Io penso che la sua è una rinuncia al possesso in quanto cupidigia, quella che San Tommaso D’Aquino chiamava concupiscenza. Ovvero, la brama di possesso e questa è la cosa più difficile, perché si può possedere del danaro, si può possedere una persona, un corpo, un amante, si può possedere tanto. Lui rinuncia a tutto quanto, a qualsiasi cosa che sia possesso. Perché lo faceva? Perché diceva che se avesse posseduto qualcosa, a quel punto avrebbe dovuto avere armi per difendere ciò che possedeva. Lui non voleva avere armi, voleva essere inoffensivo. Diceva di voler offendere, ma con la Parola di Dio”. 

FRANCESCO, SUPERSTAR DEL MEDIOEVo

La prova d’attore è anche fisica. Giovanni Scifoni canta, salta, recita, disegna, si dimena. Ne emerge un ritratto a tutto tondo, la storia di San Francesco da quando si chiamava ancora Giovanni di Pietro di Bernardone, passando per la vocazione, la creazione della regola e fino alla morte. San Francesco la superstar del Medioevo - come recita il titolo dello spettacolo - che stupisce e appassiona.