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La mostra di Kiton in Triennale e la sfilata di Gucci inaugurano la moda uomo a Milano

Spettacolo

Si inaugura a Milano la settimana della moda maschile con la grande mostra coprodotta da Triennale e Kiton. Intitolata 'Tailoring school. A journey into education', si propone di raccontare l’eredità culturale e la tradizione sartoriale napoletana che la scuola porta con sé. Gucci prima sfilata in calendario.

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E’ una mostra speciale quella che inaugura la settimana della moda maschile a Milano. Non dipinti, e nemmeno opere d’arte o di design, ma giovani sarti in carne ed ossa impegnati nel proprio lavoro. E’ infatti un’altra forma di creatività quella raccontata nel progetto nato dalla collaborazione tra Triennale Milano e Kiton, una mostra che pone al centro la scuola di alta sartoria fondata dal marchio napoletano nel 2000.

Quello della formazione è uno dei temi principali che un’istituzione deve porsi, soprattutto pensando al significato che ricopre per le nuove generazioni e al confronto che porta con sé”, ha dichiarato il Presidente di Triennale Milano Stefano Boeri.

“Triennale Milano vuole tornare a essere una Scuola. Un luogo dove la prossimità con oggetti e spazi bellissimi, insieme alla circolazione di idee rapsodiche, concetti inaspettati e immagini potenti, è occasione per la trasmissione del sapere, dei saperi e delle conoscenze. Come Triennale Milano siamo convinti che la formazione generi percorsi virtuosi e siamo felici di aprire un dialogo con un progetto straordinario come la Scuola di Alta Sartoria di Kiton, che unisce l’insegnamento di una professione alle aspirazioni dei giovani.”

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“Triennale intende sviluppare progettualità e sinergie che agevolino la costruzione di percorsi qualificanti dal punto di vista professionale, con particolare attenzione al tema dei mestieri d’arte e dell’alta artigianalità”, gli fa eco la Direttrice Generale di Triennale Carla Morogallo. "Nella moda la richiesta di lavori artigianali è elevatissima e si corre il rischio che un’intera generazione di creatori finisca per perdere le capacità tecniche, che rappresentano un aspetto determinante di questo settore. Riteniamo che sia fondamentale che le istituzioni, le aziende e le realtà del settore capiscano l’importanza di stimolare i giovani a investire in mestieri e competenze pratiche per cui il mercato avrà sempre bisogno.”

Tramandare il sapere è infatti fondamentale, tramandare l’eccellenza dell’alta sartoria italiana affinché non vada perso quello che è un enorme patrimonio culturale. Il primo corso, spiega il CEO di Kiton Antonio De Matteis, è nato nel 2000 dalla volontà del fondatore Ciro Paone . "Da quell’anno Kiton punta sulla formazione per far apprendere ai giovani il mestiere del sarto, garantendo così continuità all’arte sartoriale e dando ai giovani uno stimolo per il loro futuro. Grazie all’impegno dedicato a questo progetto, nel corso degli anni abbiamo visto la nostra Scuola crescere, diventare un punto di riferimento per i giovani, e aprire nuove opportunità ai nostri diplomati sia all’interno dell’azienda, sia all’esterno, in altre realtà o con l’inizio attività proprie; questo rappresenta un forte motivo di orgoglio per Kiton perché significa che i giovani hanno capito l’importanza di imparare un mestiere per avere un futuro. Siamo onorati di collaborare con Triennale Milano, un’istituzione culturale che crede come noi nel valore della formazione e del capitale umano; grazie alla nostra partnership potremo dar voce a questo progetto e raccontare al meglio la nostra storia di eccellenza nel mondo, salvaguardando la nostra eredità culturale.”

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“I giovani", prosegue De Matteis, "hanno capito che se imparano un mestiere hanno un futuro assicurato, però bisogna veramente insegnargli qualcosa. Deve essere una scuola vera. Tengo a sottolineare 'una scuola vera', perché questi ragazzi quando escono dalla nostra scuola sono dei sarti, sono degli artigiani, possono fare una giacca, possono fare una camicia e questo è molto importante per il mondo del lavoro.”

 

Nel titolo della mostra c'è il concetto dell'educazione e questo è emblematico, chiediamo al Presidente di Triennale Stefano Boeri.

“Sì, questo è emblematico. Siamo in un mondo in cui abbiamo migliaia di giovani che faticano a entrare in un mercato del lavoro stabile e abbiamo probabilmente nei prossimi anni migliaia di giovani che arrivano anche da altre parti del mondo. Quindi se l'Italia fosse soprattutto un luogo dove si insegnano i mestieri che questo paese ha così bene coltivato avremmo fatto, diciamo così, un colpo pazzesco anche dal punto di vista della geopolitica internazionale. Sarebbe un'immagine pubblica formidabile dell'Italia nel mondo.”

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Alla fonderia Macchi va in scena il secondo capitolo di un libro iniziato con la collezione femminile presentata a settembre. Una storia che il neo direttore creativo Sabato De Sarno definisce “a carte scoperte”. Quel Gucci Ancora che già dalle prime uscite conferma il suo disegno creativo, una moda concreta e coerente, dove il racconto c’è ma non sovrasta mai la passerella. 

Abiti disegnati perfettamente, eleganti, chic, desiderabili. 

C’è l’ormai famoso rosso ‘Ancora’, ma c’è anche il blu, il verde, il grigio. C’è la provocazione, ma anche la semplicità. C’è la cravatta che diventa abito e poi un vezzo in tutti i look. 

Quella presentata per il debutto di Sabato De Sarno nell’universo maschile di Gucci “è  una storia di oggetti attraenti da indossare e non solo collezionare. Una storia fatti di film, di musica, di nottate” - spiega lo stilista – “di famiglia e di tanti baci. Una storia fatta di gioia. E soprattutto una storia inclusiva in cui tutti sono benvenuti.”

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