L'Arte di Michael Stipe, l'ex frontman dei R.E.M. in mostra a Milano

Spettacolo

Sabrina Rappoli

Courtesy Fondazione ICA Milano Ph. Dario Lasagni

L'esposizione, visitabile fino a marzo alla Fondazione ICA, racconta molto di Stipe, del suo mondo attuale, delle sue aspirazioni

Chissà se quando i R.E.M. sono scesi dal palco, era il 2011, Michael Stipe aveva già in mente di diventare un artista visuale? Ebbene, è proprio così che si presenta oggi, 12 anni più tardi, per la sua prima personale allestita a Milano, alla Fondazione ICA. Si intitola I Have Lost and I Have Been Lost But For Now I’m Flying High, sarà visitabile fino al 16 marzo ed è curata da Alberto Salvadori, il direttore della Fondazione.

Fotografie, calchi, video, gessi, ceramiche: sono diversi i materiali coi quali si è cimentato Stipe. Nelle sue opere si avverte il riverbero delle teste di Brancusi, dell’Arte Povera di Marisa Merz, delle foto di Richard Avedon; ci sono omaggi ad artisti del calibro di Bono, Sinead O’Connor, Lou Reed, per Stipe semplicemente amici, persone con le quali condividere il suo tempo, la vita, insomma.

Diviso tra Athens, nel sud degli Stati Uniti, dove è cresciuto e dove possiede una grande e accogliente casa; New York, dove ha uno studio e Berlino, dove torna da anni, Stipe cerca nell’Arte e nella Musica, qualcosa – ci dice – “che commuova il mio cuore, che mi faccia venire voglia di esplorare il mondo e di essere più curioso”.

Panoramica_Stipe
Courtesy Fondazione ICA Milano Ph. Dario Lasagni

La mostra si intitola "I have lost and I have been lost but for now I'm flying high".

Di cosa si tratta?

Sto esplorando l'idea di cosa sia un ritratto nel XXI secolo. Esprimo anche sentimenti sulla vulnerabilità e su quanto sia importante come super potere.

Le donne lo sanno da sempre. Gli uomini cominciano solo adesso a capire. In quanto uomo queer, è facile per me accedervi e, si spera, come personaggio pubblico, potrò anche presentarlo come il mio lavoro.

Panoramica_Ica
Courtesy Fondazione ICA Milano Ph. Dario Lasagni

Quali sono i suoi riferimenti artistici, nella mostra?

In questa mostra mi riferisco a molti, molti fotografi, ma mi riferisco anche in modo molto specifico all'artista italiana Marisa Merz con un omaggio al suo lavoro e a Brancusi, che è uno dei miei eroi.

Viviamo tempi molto bui. Penso che si sia capito. Ne abbiamo passate tutti tante negli ultimi tre o quattro anni. Il mondo è un disastro. Io sono ottimista, spero che, anche se ho attraversato difficoltà, guardi verso qualcosa di più ottimista ed è quello che volevo rappresentare nel lavoro, ma anche nel titolo e nel contenuto.

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Courtesy Fondazione ICA Milano Ph. Dario Lasagni

Come si colloca all’interno del panorama artistico contemporaneo?

Non spetta a me mettermi lì. Questo è il lavoro di altre persone, ma spero di contribuire alla conversazione. Questo è il lavoro degli artisti: riconoscere e rappresentare il momento e, si spera, in un modo che ci fornisca un futuro più progressista e un futuro più pieno di speranza.

Desiderata
Courtesy Fondazione Ica Milano Ph Dario Lasagni

La mostra si ispira alla celebre poesia Desiderata, scritta nel 1927 da Max Ehrmann. Cosa può dirci in proposito?

È una poesia che fu scritta quasi 100 anni fa. È stata importante per me quando ero un adolescente e poi è tornata. È tornato intorno al 2000, tra la fine degli anni '90 e l'inizio degli anni 2000.

È tornata in modo molto volgare e poco attraente, nella cultura aziendale americana, come un modo per far lavorare le persone nei loro uffici. È molto, molto strano. Quindi volevo presentare la poesia per una nuova generazione nel XXI secolo come un segno di speranza e una guida su come affrontare la giornata e la vita.

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Courtesy Fondazione Ica Milano Ph Dario Lasagni

Perché ha scelto l’Italia, ha scelto Milano, per la sua personale?

Milano ha scelto me. Ho incontrato Alberto Salvadori, curatore e direttore della Fondazione Ica, e lui ha visto nel mio studio di New York alcune opere che secondo lui erano degne di Milano e degne del pubblico italiano. Quindi, abbiamo lavorato per quattro anni per mettere in piedi il progetto e sono molto, molto orgoglioso di essere qui.

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Ph by David Belisle

Non possiamo non chiederle della musica. Da tempo ci sono rumors in merito a un suo nuovo album solista, un lavoro che sarebbe di prossima uscita. È così?

E' vero, sto lavorando al mio primo album da solista post R.E.M. e sono molto felice di dire che il disco è a metà dell'opera. Ho altre nove canzoni da scrivere. E poi lo ridurrò a qualcosa e spero che avvenga nel corso dell'anno.

 

La cover del disco la disegnerà lei?

Sono un pittore terribile e un terribile disegnatore. Probabilmente troverò qualcuno più adatto ad aiutarmi a elaborare la cosa oppure potrei usare una delle mie fotografie, qualunque cosa: troveremo una soluzione.

 

Lei è un’icona. Com’è essere un’icona?

Sono un'icona? Davvero? Va bene, grazie! È una condizione così difficile, è così brutto.

 

Strizza l’occhio e se ne va, affabile e sorridente.

 

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