Bruce Willis, la moglie Emma Heming sulla malattia dell’attore: “Oggi ho più speranza”

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Foto tratta dal profilo Instagram di Emma Heming

A quasi un anno di distanza dalla diagnosi di demenza frontotemporale, l'ex modella ha acquisito maggiore consapevolezza, gode di una rete di supporto e ha un nuovo scopo: aiutare altre famiglie che vivono la stessa condizione

Ho molta più speranza oggi di quanta non ne avessi quando ha ricevuto la sua prima diagnosi”. In un’intervista a The Sunday Paper di Maria Shriver, ex moglie di Arnold Schwarzenegger, l’ex modella Emma Heming, 45 anni, sposata dal 2009 con Bruce Willis e madre delle due figlie più piccole dell’attore, Mabel ed Evelyn, ha condiviso nuove considerazioni sul marito. Il divo di Hollywood ha infatti ricevuto la diagnosi di demenza frontotemporale, una malattia cha causa un progressivo deterioramento cognitivo, cambi di personalità e sbalzi d’umore. “Oggi ne so molto di più e sono connessa ad un’incredibile comunità che mi supporta moltissimo. Ho una nuova speranza perché so di aver trovato un nuovo scopo, scopo che, lo ammetto, non avrei mai pensato di trovare, e voglio usare questa possibilità per aiutare e dare forza agli altri. Quando racconto quello che sta passando la mia famiglia so di avere l’attenzione della stampa. E so anche che ci sono migliaia di storie che non vengono raccontate e ascoltate, e che meritano la stessa pietà e preoccupazione”. In un post su Instagram, Heming ha infine ribadito che “la demenza frontotemporale non offre molte opzioni. Può aspirare tutta l’aria da una stanza. Ma ho fatto una scelta, riprendere un po’ di potere e reimmettere ossigeno nelle nostre vite, per il bene delle nostre figlie, di Bruce e mio”.

IL PEGGIORAMENTO DELLA MALATTIA

Come emerso nelle ultime settimane, le condizioni di salute di Willis non sono buone. “Non riconosce più Demi Moore” ha rivelato nelle ultime settimane una fonte a Closer Weekly. “Ogni volta che vado a casa di mio padre, scatto un sacco di foto” aveva invece dichiarato a Vogue Usa la figlia Tallulah. “Sono come un’archeologa, alla ricerca di tesori in cose alle quali non ho mai prestato molta attenzione. Ho tutti i suoi messaggi salvati su un disco fisso. Mi rendo conto che sto cercando di documentare, di costruire un archivio per il giorno in cui non ci sarà più per ricordarmi di lui e di noi”. Anche l’amico Glenn Gordon Caron ha condiviso i propri pensieri sull'attuale situazione con il New York Post: “La mia sensazione è che capisca chi sono per i primi tre minuti. Sta perdendo la capacità di comunicare; era un lettore vorace – non voleva che nessuno lo sapesse – e ora non legge più. Tutte quelle competenze linguistiche non sono più a sua disposizione, eppure è ancora Bruce. Quando sei con lui sai che è Bruce e sei grato che sia qui, ma ha perso la gioia di vivere”.

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