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"Il Lago dei Cigni, ovvero Il Canto" al Teatro Olimpico fino al 22 ottobre

Spettacolo

La stagione della danza dell’Accademia Filarmonica Romana si è aperta martedì 17 ottobre con il nuovo allestimento del Balletto di Roma "Il Lago dei Cigni, ovvero Il Canto", in scena fino al 22 ottobre al Teatro Olimpico

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Partito il 17 e in programma fino al 22 ottobre, "Il Lago dei Cigni, ovvero Il Canto" con la regia di Fabrizio Monteverde, reinventa il più famoso dei balletti di repertorio classico su musica di Čajkovskij, in un percorso struggente di illusioni e memoria, che vede protagoniste nel ruolo del Cigno Nero Carola Puddu, giovanissima beniamina del pubblico della danza, nota anche per la sua partecipazione alla trasmissione Amici, e nel ruolo del Cigno Bianco Roberta De Simone, stabilmente nel Balletto di Roma dal 2009, interprete di ruoli solistici e principali delle produzioni della compagnia.

Lo spettacolo

Capolavoro del balletto, sintesi perfetta di composizione coreografica accademica e notturno romantico, di chiarezza formale e conturbanti simbologie psicoanalitiche, Il lago dei cigni è una favola senza lieto fine in cui i due amanti protagonisti, Siegfried e Odette, pagano con la vita la passione che li lega. Una di quelle “favole d’amore in cui si crede nella giovinezza” avrebbe detto Anton Čechov, scrivendo nell’atto unico Il canto del cigno (1887) di un attore ormai vecchio e malato che ripercorre in modo struggente i mille ruoli di una lunga carriera. Con dichiarata derivazione intellettuale dallo scrittore russo, il Lago di Monteverde trova ne Il Canto il proprio naturale compimento drammaturgico e porta in scena un gruppo di “anziani” ballerini che, tra le fatiche di una giovinezza svanita e la nevrotica ricerca di un finale felice, ripercorrono gli atti di un ulteriore, “inevitabile” Lago. Persi tra i ruoli di una lunga carriera, i danzatori stanchi di un’immaginaria compagnia decaduta si aggrapperanno ad un ultimo Lago, tra il ricordo sofferto di un’arte che travolge la vita e il tentativo estremo di rimandarne il finale. Individualità imprigionate in una coazione a ripetere, sabotatori della propria salvifica presa di coscienza oltre i ruoli di una vita svanita, gli interpreti ripercorreranno la trama di un Lago senza fine, reiterandovi gesti e legami nella speranza straziante di sopravvivere al finale di una replica interminabile. Condannata ad una perenne metamorfosi, donna a metà tra il bene e il male, Odette/Odile sarà cigno e principessa, buona e crudele, amante fedele e rivale beffarda. Metafora di un’arte che non conosce traguardo, cercherà sé stessa in un viaggio tormentato d’amore, tradimento, prigionia e liberazione. In un teatro in cui tutto ha inizio e nulla ha mai fine, andrà incontro agli stracci consumati di una vita d’artista con lo spirito bianco di una Venere per sempre giovane.

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