Il doppiatore Gianluca Iacono: "Io, Vegeta e i miei altri volti"

Spettacolo
Gabriele Lippi

Gabriele Lippi

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Dall'esordio a 13 anni sulle emittenti locali torinesi alla grande popolarità grazie a Dragon Ball. L'attore e voce di tante serie tv e anime si  racconta

Calarsi nei panni di qualcun altro è nell’ordine naturale delle cose per chi ha scelto di far l’attore. Ma farlo prestando la voce e senza metterci faccia e corpo è qualcosa di diverso. Gianluca Iacono fa il doppiatore da quarant’anni. Ha iniziato quando ne aveva 13 un po’ per caso e non ha mai smesso. È un attore e tale si sente, a tutto tondo, ma gran parte della sua carriera professionale l’ha passata davanti al microfono. Negli anni è stato la voce di Gordon Ramsay, di Marshal di How I Met Your Mother e – soprattutto – di Vegeta, iconico antieroe della serie anime Dragon Ball. Ed è proprio il personaggio del Super Sayan venuto dallo spazio, prima nemico dell’umanità e poi difensore del nostro pianeta, ad avergli donato la popolarità, fino al punto di fondersi con sé e di spingerlo a “ucciderlo” in uno spettacolo teatrale che porta in giro per l’Italia da gennaio del 2023. Sabato 7 ottobre, Gianluca Iacono e Vegeta saranno ospiti del Wired Next Fest al Castello Sforzesco di Milano. Lo abbiamo intervistato.

Come sei arrivato a fare il doppiatore?
Il doppiatore prima di tutto è un attore che si presta al lavoro al microfono. Tanti di noi sono attori che fanno anche teatro, cinema o altro. Di per sé non mi ritengo un doppiatore tout court, quando ho iniziato non sapevo nemmeno cosa fosse il doppiaggio, avevo 13 anni ed era il 1983. Ho cominciato a studiare dizione e recitazione perché era nella mia indole, e mia madre mi ha dato corda. In quel periodo arrivavano le prime tv locali a Torino e con queste un sacco di prodotti che andavano doppiati. È stato un caso, insomma. Ho continuato a fare moltissimo teatro, un po’ di tv, un po’ di cinema, ma il doppiaggio ha preso più spazio nella mia vita.

Che differenza c’è rispetto al ruolo e al mestiere dell’attore?
Sono modalità diverse di svolgere il lavoro. Voce e corpo vengono utilizzati in maniera diversa. Ho carissimi colleghi che hanno sempre solo fatto teatro e che quando si sono approcciati al microfono, non avendo confidenza col mezzo, non hanno dato il massimo. Ci vuole moltissima tecnica e se a teatro la dizione puoi averla anche al 90%, nel doppiaggio dizione ed educazione della voce devono essere al 100%. È un approccio più tecnico.

Essere la voce di tanti personaggi e dunque avere tanti volti è più stimolante o più frustrante?
Da un certo punto di vista è stimolante, è l’unico aspetto del lavoro dell’attore che ti permette di fare così tanti personaggi in così poco tempo. Col teatro e il cinema, in un anno al massimo ne fai 10, nel doppiaggio 10 puoi farli in una settimana. Un giorno faccio Gordon Ramsay, un altro doppio One Piece: è anche straniante passare da una personalità all’altra in così poco tempo, la tecnica aiuta a non sclerare a non diventare schizofrenico.

Il doppiatore Gianluca Iacono posa accanto a una action figure di Vegeta

C’è un personaggio a cui sei più legato?
Non tanto perché me lo sono scelto io ma perché mi ci riconosce la gente, devo dire Vegeta. Rappresenta l’1% del mio curriculum ma nell’immaginario collettivo ne è il 99%. Un altro è Marshall di How I Met Your Mother, una lunga serie di nove stagioni in cui l’attore che ho doppiato mi ha fatto fare la qualunque: cose comiche, tragicomiche, ho cantato… è stata una grande palestra attoriale e di doppiaggio. Ma visto che siamo su Sky, non posso non citare Gordon Ramsay, sono tantissimi anni che lo faccio ed è un prodotto diverso rispetto a cartone o telefilm, lui è un personaggio pazzesco e ho dovuto entrare nelle sue corde, ogni volta mi diverto molto.

Come sei arrivato al ruolo di Vegeta?
È stato un caso. In Dragon Ball avevo già doppiato un personaggio piccolissimo della squadra del fiocco rosso, e Tamburello. Alla fine degli anni 90, Paolo Torrisi mi disse che c’era un personaggio nuovo e pensava di farlo fare a me. Nessuno di noi aveva idea di che tipo di percorso avrebbe avuto questo personaggio, all’epoca non c’era internet, non c’era modo di avere informazioni come oggi, arrivavano i beta nel cassettone volta per volta dal Giappone. Non sapevo che sarebbe stato un personaggio così iconico all’interno di una serie che all’epoca era già popolare ma non potevamo sapere ancora sarebbe stato il cult che è diventato.

E Vegeta è diventato uno dei personaggi più amati dal pubblico.
Non me ne vogliano i fan di Goku o Cacarot – come lo chiamerebbe Vegeta – ma è un personaggio più intrigante, ha un’evoluzione molto più interessante, ha dei passaggi forti. Il pubblico, per esempio, si ricorda benissimo il suo sacrificio. Ha forti cambiamenti e sono quelli che poi vorremmo tutti noi, ci si ritrova più che in Goku, si deve rialzare come noi, non molla, si evolve da cattivissimo che misura le persone e gli avversari come numeri e che invece poi decide di andare di cuore, ha una famiglia, una moglie, un figlio. Diventa un personaggio drammatico tout court e piace per quello.

"Vegeta è morto e l’ho ucciso io" è il nome del tuo spettacolo teatrale. Perché hai ucciso Vegeta?
Ovviamente è un titolo ironico e lo spettacolo ha forti sfumature comiche. Prende un po’ in giro il mio rapporto con questo personaggio così enorme da rischiare spesso di mettere in ombra tutti gli altri ruoli che ho interpretato. Racconto in maniera divertente il mio rapporto con lui, col doppiaggio, con ciò che rappresenta la voce nella mia vita ma anche nella vita delle persone: se ci pensi è un elemento che spesso trascuriamo ma che invece fa parte dei nostri rapporti. Nello spettacolo non c’è solo Vegeta, è uno show multimediale in cui mi rapporto anche con altri personaggi, tra cui Marshal e Gordon, ridisegnati e animati per lo spettacolo e doppiati da me. E io dialogo con loro per un’ora e mezza.

Quanto c’è di vero? Hai mai voluto poter uccidere davvero Vegeta?
Sì, a volte sì. È una cosa molto bella e piacevole essere riconosciuto e amato per un ruolo, ma può starti un po’ stretto e non è sempre piacevole, ha dei lati negativi, come capita ad altri attori che fanno un ruolo e vengono identificati con esso per sempre. Capita che mi chiamino Vegeta, e va bene, ma prima viene Gianluca.

Che rapporto hai con la fanbase di Dragon Ball?
Bellissimo. E non solo con quella di Dragon Ball, perché poi alle fiere viene anche gente che mi conosce per altre cose, per i videogiochi per esempio. Cerco di essere sempre molto disponibile, ho questo brutto bel vizio, sui social ho una pagina Instagram molto attiva e cerco di rispondere il più possibile a tutti tentando di essere sempre me stesso, di non fare il personaggio. Poi c’è chi dà per scontato che debba essere sempre disponibile e supera la linea, lì allora devo pormi dei limiti.

Prossimi appuntamenti?
Sabato 7 ottobre sono al Castello Sforzesco di Milano per il Wired Next Fest, il 27 ottobre sono a Cosenza con lo spettacolo “Vegeta è morto e l’ho ucciso io”, il 17 novembre a Messina, a gennaio probabilmente al Bologna Nerd Show dove faccio parte della giuria di doppiaggio che premierà i migliori doppiatori italiani di varie categorie.

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