Fausto Brizzi e Silvia Salis: "Nostro figlio avrà solo il cognome materno"

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Il regista e la Vicepresidente del Coni, che tra poche settimane diventeranno genitori di Eugenio, hanno scelto di contribuire a un cambiamento culturale a favore dell'assoluta parità tra uomo e donna

Il primogenito di Fausto Brizzi e Silvia Salis avrà il cognome della mamma. Il regista e la Vicepresidente del Coni, che tra poche settimane diventeranno genitori di Eugenio, hanno scelto di comune accordo di dare seguito alla sentenza della Consulta del giugno del 2022. La decisione aveva reso illegittima l’assegnazione esclusiva del cognome del padre ai nuovi nati e aveva consentito di attribuire loro il cognome paterno, materno, o entrambi. “È importante dare un segnale, e con un neonato maschio” ha spiegato la coppia in un’intervista a Il Fatto Quotidiano. “Abbiamo sentito che era il momento di farlo perché viviamo in un paese dove ogni giorno le cronache ci raccontano di uomini che continuano a credere le donne e i figli una loro “proprietà” dispondendone a loro piacimento. La pena è necessaria in questi casi, ma è di un cambiamento culturale che abbiamo bisogno. Un maschio che capisce fin da bambino che nella sua famiglia vige la parità assoluta non diventerà uno degli uomini di cui sopra”.

UNA QUESTIONE SOCIALE

L’idea di attribuire il cognome materno al nascituro è stata del futuro papà, una scelta che ha lasciato molti perplessi: “Sguardi strani anche da parte di alcune donne, e questo mi ha stupita” ha raccontato Salis. “Ogni scelta è legittima, ci mancherebbe, ma non credo che le parole, le abitudini o i modi di fare non abbiano un peso sulla realtà”. La coppia ha sottolineato che “la possibilità che, in presenza del riconoscimento paterno, venga utilizzato il cognome della madre, è un cambiamento culturale epocale ed è passato incredibilmente inosservato”. Soprattutto, “in una società che, in un passato remoto, etichettava come “bastardo” un bambino non riconosciuto dal padre e che, in un passato più recente, guardava con vergogna l’avere il cognome materno, perché risultato di un rifiuto o di un abbandono, questa notizia avrebbe meritato le prime pagine”. I futuri genitori hanno proseguito: “Al contrario, crediamo che crescere un figlio da sola fosse da eroina soprattutto in un paese che non ti aiutava certo. E riteniamo inoltre che sia sempre stata una profonda ingiustizia il senso di rifiuto che hanno subito milioni di figlie femmine nella storia per non essere in grado di portare avanti il “cognome di famiglia” e il senso di impotenza di tante madri per non essere riuscite a concepire un erede maschio”.

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