David Parsons: “La mia compagnia specchio della contemporaneità”. INTERVISTA

Spettacolo

Valentina Clemente

Lois Greenfield

Un pioniere della danza contemporanea, in grado di creare una compagnia omogenea che rispecchia la contemporaneità. I suoi danzatori sono espressivi e bellissimi. Le scenografie giochi di luce appositamente studiati dall’amico e lighting designer Howell Binkley. Dal 24 al 27 novembre David Parsons torna con la sua compagnia al Teatro Arcimboldi di Milano con due nuove coreografie, “The Road” e “Balance of Power” e racconta: “La danza è fatta di molte emozioni, può far sorridere ma anche commuovere”

 

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Festeggerà il giorno del Ringraziamento a Milano, insieme ai suoi ballerini, in scena al Teatro Arcimboldi, con due nuove coreografie e un pensiero speciale rivolto a Howell Binkley, lighting designer e amico di sempre, scomparso a causa di una lunga malattia nel 2020. Nonostante le difficoltà degli ultimi due anni, in cui la Parsons Dance ha continuato ad allenarsi anche durante il lockdown, David Parsons ha molto di cui essere grato: dei danzatori bellissimi e dediti alla compagnia, un tour che finalmente gli consente di tornare in Italia e a Milano dal 24 al 27 novembre, la possibilità di essere un esempio per tante compagnie. 

Inclusività e multiculturalità

Il tema dell’inclusività, di cui si è iniziato a parlare molto negli ultimi anni, non è mai stato un tema per David Parsons: per la sua compagnia ha sempre scelto e preparato danzatori che interpretassero al meglio l’essenza delle sue coreografie, senza prestare attenzione al colore della pelle. “Quando sono arrivato a New York da Kansas City, tanti anni fa, con una valigia piena di sogni e pochissimi soldi, il mio primo vicino di casa era un signore di colore, a cui mi sono molto legato. Il mio appartamento non aveva la luce, ma sapevo che nello spazio vicino al mio c’era una persona di cui mi potevo fidare. E non ho mai dato importanza alla sua pelle, non mi ha mai interessato. Vivo da sempre così e cerco di fare lo stesso all’interno della mia compagnia, che rispecchia molto anche l’interculturalità della città di New York, dove la Parsons Dance è nata e sta continuando a crescere. Siamo stati gli unici a continuare ad allenarci durante la pandemia, e questo si vede perché il gruppo si è coeso ancora di più. Nonostante le difficoltà, abbiamo continuato a retribuire i nostri danzatori, che hanno svolto un lavoro eccezionale, facendo migliaia di lezioni online con persone di tutto il mondo. Non è stato facile, ma ce l’abbiamo fatta. Le difficoltà non sono finite, certo, ma aver iniziato un tour ed essere tornati in Italia per noi è un bellissimo punto di ripartenza” racconta David Parsons, artista e coreografo, persona concreta e sincera.

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Un ritorno speciale (e due nuove coreografie)

La Parsons Dance Company non viaggia mai con una scenografia: a definire le scene che accompagnano i ballerini della compagnia sui palchi di tutto il mondo il lavoro di tanti anni di Howell Binkley, lighting designer, e David Parsons, insieme. “Howell è scomparso nel 2020, era il mio migliore amico e un genio nel suo lavoro, mi manca molto. Ma portare in tutto il mondo il suo lavoro lo fa vivere ancora, e con noi oggi viaggia una persona che lui ha formato, quindi è come se fosse sempre con noi” ammette Parsons quando parla dell’amico. “Howell ha ancora degli show a Broadway, ha vinto Tony Awards per Hamilton…un vero genio. Abbiamo iniziato a lavorare insieme, dovevamo occuparci di tutto, anche dei costumi. Lavoravamo in spazi orrendi, dovevamo adattarci. Ma non ci siamo mai fermati. Sapere di essere al Teatro Arcimboldi ci rende ancora più orgogliosi di quello che abbiamo fatto” chiosa Parsons, che ci racconta delle due nuove coreografie.

The Road

"The Road" è la storia di un viaggio: i ballerini si muovono da un lato all’altro del palco creando un flusso continuo di movimento. Ho creato questa coreografia sulle note di Peace Train, Trouble e altre canzoni di Yusuf/Cat Stevens. La sua musica ci permette di vivere dei viaggi emozionali bellissimi, in cui tutti possiamo relazionarci. La danza rappresenta ogni tipo di emozione: può far sorridere, può far piangere e commuovere. Ma soprattutto ci fa vivere momenti indimenticabili: questo è ciò che mi auguro accada quando le persone vengono a vedere i danzatori della Parsons Company” dice il coreografo, che racconta anche qualche dettaglio in più in merito a “Balance of Power”, la seconda, nuova coreografia in scena a Milano.

Balance of Power

“Ho creato questo assolo nel 2020, insieme a Giancarlo De Trizio, compositore e percussionista italiano, per Zoey Anderson, magnifica ballerina della mia compagnia e Croix Dilenno, un altro danzatore della compagnia.  Durante lo sviluppo creativo e il processo coreografico, Giancarlo è stato in studio tutto il tempo. Questa coreografia mette in luce l’equilibrio di potere tra musicista, ballerino e coreografo, perché ciascun movimento di questi due danzatori viene accordato a uno specifico suono di batteria, ed è ispirata al Boléro di Ravel. Abbiamo impiegato tre settimane per realizzare solo cinque minuti della coreografia: ogni suono era calcolato. E no, non è difficile danzare su suoni cacofonici”. Sarà un assolo danzato una volta da Zoey e una volta da Croix, ed “è interessante vedere come si approcciano in maniera diversa a questa coreografia” aggiunge Parsons.

 

 

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Il ruolo della televisione, la scoperta di Elena D’Amario

Ci sono danzatori che restano nella compagnia per pochi anni, chi per dieci e chi, come Elena D’Amario, otto, intensi anni. Di lei ci racconta Parsons: “Ho conosciuto Elena grazie alla televisione, un mezzo che mi consente di far vedere la danza a più persone possibili. E questo per me è molto importante. Diffondere il messaggio, far sì che tanta gente si innamori di questa arte magnifica è fondamentale. Mi può capitare di trovare nuovi danzatori proprio grazie alla televisione, certo. Poi ci sono anche tante audizioni, a cui si iscrivono ballerini da tutto il mondo. Questo mi rende molto orgoglioso del lavoro che facciamo tutti i giorni, è bellissimo”.

L'impegno per le nuove generazioni

Negli ultimi anni David Parsons si è dedicato molto anche alle nuove generazioni, e non solo di danzatori: ha collaborato con alcune scuole pubbliche di New York, coinvolgendo in un bellissimo progetto tanti bambini delle scuole elementari, per farli avvicinare alla danza: “Ho pensato molto ai bambini, credo sia giusto lasciare loro qualcosa di bello” ci racconta David Parsons, inguaribile entusiasta. Che si fa guidare dalla passione e dall’amore per l’arte e la danza, punti saldi della sua vita da sempre e per sempre.

 

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