L'attore, protagonista della serie Sky Original "Il Grande Gioco", si racconta al vicedirettore di Sky Tg24 Omar Schillaci nella nuova puntata del ciclo di interviste dedicate ai protagonisti dello spettacolo. Tra presente ("Il Grande Gioco è una storia epica, una saga familiare ambientata nel mondo del calcio") e passato ("per Romanzo Criminale ho fatto 7 provini")
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È Francesco Montanari il protagonista della nuova puntata di “Stories” (LO SPECIALE CON TUTTE LE PUNTATE - I PODCAST), il ciclo di interviste ai principali interpreti dello spettacolo di Sky TG24. Ospite del vicedirettore della testata Omar Schillaci, con la regia di Roberto Contatti, l’attore si racconta in “Il grande gioco dell’attore”, martedì 22 novembre alle 21 su Sky TG24 e sempre disponibile On Demand. All’inizio fu Romanzo Criminale, ora Francesco Montanari torna su Sky con “Il grande Gioco”. In mezzo: il teatro, la profonda crisi professionale (e personale), i ricordi d’infanzia, i premi internazionali e l’amore per questo folle mestiere che si chiama recitazione.
“Il Grande gioco” è il nuovo titolo Sky Original in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, tutti i venerdì in prima serata per quattro settimane (e sempre disponibile on demand), che racconta il dietro le quinte del calcio in una serie Sky Studios e Èliseo entertainment prodotta da Luca Barbareschi e diretta da Fabio Resinaro (Mine, Dolceroma) & Nico Marzano, che vede Francesco Montanari (Il cacciatore, I Medici – Nel nome della famiglia) protagonista insieme a Elena Radonicich (1992, La porta rossa, Fabrizio De André – Principe libero) e al vincitore del David di Donatello nonché candidato all’Oscar Giancarlo Giannini.
“È una storia epica di rivalsa ambientata nel mondo del calcio - ha spiegato Montanari - dietro le quinte. Ed è una storia molto, molto familiare. Mi piace tanto definirlo un mix tra “Re Lear” e “La tempesta” di Shakespeare”. Nella serie l’attore interpreta Corso Manni, fino a una decina di anni prima dell’avvio di questa storia una star nel mondo dei procuratori calcistici, caduto in disgrazia per un presunto legame con il mondo delle scommesse clandestine.
La chiacchierata delinea i tratti dell’attore ripercorrendo alcune delle tappe della sua vita e carriera. Partendo dalle origini: “Siamo nel quartiere Alessandrino che è un quartiere della periferia romana. Papà è un chirurgo ortopedico, mamma dirige una biblioteca, ho un fratello più grande, Alessandro. Una famiglia benestante, borghese”.
Quindi, l’Accademia Silvio d’Amico e i tanti provini per Romanzo Criminale la serie: ben sette. E poi il successo: “A un certo punto Romanzo Criminale è esploso, è diventato un fenomeno culturale. Mi ricordo che Edoardo Pesce all'epoca aveva un locale a Latina e ci chiese di fare lì una festa di Romanzo criminale. Ma neanche lui si aspettava questa cosa. C'è stata un'invasione, c'era gente che arrivava da altre regioni. Una cosa allucinante. Un po’ come i Beatles, con tutto rispetto. La gente ci lanciava le mutande dalle finestre”. Ma poi le cose prendono una piega diversa: "Mi barcameno in questo meraviglioso viaggio che ha un contrappasso incredibile, perché a un certo punto non riesco a camminare per strada, ma nessuno mi chiama per fare un provino. E' stato difficile. Dovevo pagare l'affitto. Non potevo più neanche fare il cameriere, non per mia volontà ma perché era veramente impossibile”. L’attore arriva quindi a vivere “Un paradosso assurdo, kafkiano”. Poi il primo passo che sblocca la situazione: “Un giorno incontro in un supermercato un mio vecchio insegnante della Silvio d'Amico, che mi guarda e mi dice “ma tu teatro non lo farai più?”. Siccome io mi vergognavo di dire che invece avevo molto tempo libero, gli dico: “Dipende”. Mi fa leggere Killer Joe e gli dico “facciamo questo spettacolo”. Dovevamo stare due settimane al Teatro Vascello di Roma e ci siamo stati per quattro mesi”. Il teatro, “Diventa improvvisamente una salvezza. Però poi facendolo scopro che è la mia confort-zone e lì trovo veramente quello che poi porto anche nell'audiovisivo”. Arrivano il cinema, le serie tv, i Premi, tra cui la migliore interpretazione maschile nel 2018 al Cannes International Series Festival per "Il Cacciatore", le partecipazioni ai video musicali (tra cui quelli di Fabri Fibra e Tiromancino). Tantissime cose: “Perché faccio fatica a dire di no, ma sto migliorando”. Tra le ultime esperienze, l'insegnamento alla Silvio d’Amico: “E’ estremamente affascinante. Perché devi riuscire a trovare il modo di entrare dentro l'altro affinché l'altro capisca”. E la voglia di paternità: “Se mi vedo papà? Sì, e per la prima volta nella vita penso che la riflessione, il concetto di paternità sia sceso un po’ più nella visceralità, quindi, sì”.