Playboy, chi è Bretman Rock: il primo uomo gay a conquistare la copertina del magazine

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

Per la 1° volta a vestire i panni iconici della "coniglietta” è un "coniglietto” gay. Il 1° ragazzo omosessuale (e 3° uomo a comparire da solista sulla cover della rivista) è un beauty influencer con un seguito di milioni di follower. Orecchie da coniglio, codino in finto pelo, body succinto e tacchi alti, come le sue colleghe che solitamente erano bionde playmate. Una rivoluzione sociale e sessuale, iniziata l'anno scorso con la beauty influencer Victoria Volkova, 1° donna trans sulla copertina di Playboy Mexico

Sulla copertina di Playboy ha posato per la prima volta un uomo gay: Bretman Rock.

Si tratta del terzo uomo che compare da solista sulla cover del celebre magazine: prima di lui erano apparsi soltanto il fondatore della rivista, Hugh Hefner, e il musicista Bad Bunny (quest’ultimo nella copertina digitale di Playboy nel 2020).

Quella di cui è protagonista oggi Bretman Rock è una rivoluzione sessuale, sociale ed estetica caratterizzata da una portata davvero enorme. Una rivoluzione che era già incominciata lo scorso anno, con la beauty influencer Victoria Volkova che è stata la prima donna transgender ad apparire sulla copertina di Playboy Mexico.

Alcuni sui social network si chiedono cosa avrebbe detto Hugh Hefner, il celebre patron di Playboy scomparso quattro anni fa: come avrebbe commentato il fondatore dell'impero sessuale (e sessista) basato sui canoni di bellezza di playmate con curve da pin-up, per lo più bionde, quelle che erano le tipiche “conigliette” della sua rivista? A noi piace pensare che Hefner apprezzerebbe il fatto di unirsi finalmente al coro virtuoso di quel movimento sempre più attento ai diritti delle persone LGBTQ. Ricordiamo inoltre che playboy negli anni Sessanta ha avuto un ruolo rilevante per quanto riguarda la rivoluzione sessuale di allora, quindi chi crede che Hefner si stia "rivoltando nella tomba" dovrebbe ricredersi.

E quella che incarna Rock non è soltanto una rivoluzione sessuale: è una rivoluzione totale. Il beauty influencer filippino diventa oggi il simbolo di un'inclusività a più livelli, scardinando gli stereotipi sia di genere sia sessuali sia estetici di cui Playboy si è fatta fautrice (più che portavoce) nei decenni che hanno segnato la sua gloriosa storia 

Chi è il protagonista della copertina di Playboy

Bretman Rock ha 23 anni, è un famoso YouTuber e beauty influencer filippino. Lavora come make-up artist e dire che è gettonato suona alquanto riduttivo: questo truccatore professionista ha un talento davvero notevole, motivo per cui è tra i più desiderati esperti visagisti dello showbiz.

 

Nel 2016 un video in cui esegue un contouring (si tratta di una tecnica di trucco che usa prodotti cosmetici per definire e scolpire la struttura del viso) così perfetto che sembra fatto con effetti speciali in grafica è diventato virale. Se già prima di allora aveva un ottimo seguito sui social network, da quel momento in poi Bretman Rock è diventato un vero e proprio guru della bellezza. I suoi look beauty vengono presi in considerazione da tutti, celebrità comprese.

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L'attivismo

Bretman Rock è anche, anzi soprattutto, un attivista: si batte per i diritti delle persone LGBTQ di cui è diventato pure un portavoce, sfruttando il megafono mediatico che lo caratterizza. Avendo un seguito enorme in rete, la sua voce è amplificata. E da oggi sarà ancora più autorevole, dato che compare su quella che per molti è la Bibbia dell'estetica della sensualità.

Oltre ai social network dove è seguitissimo (solo su Instagram parliamo della bellezza di 18 milioni di seguaci), è protagonista anche di un reality show su MTV che è incentrato proprio sulla sua vita. Il programma si intitola “Following: Bretman Rock” e ricalca quella tipologia di reality che segue pedissequamente la vita di una celebrità, simile allo show “Al passo con le Kardashian” per intenderci.

 

Playboy non è l'unica rivista che sancisce il successo di Bretman Rock: nel 2017 un'altra famosissima rivista, Time, l'aveva inserito nella lista dei "30 teenager più influenti al mondo", quando all'epoca aveva soltanto 19 anni.

L’anno dopo, nel 2018, un altro magazine arcinoto l’ha tirato in ballo: stiamo parlando di Forbes, che l'ha incluso per la sua notorietà e influenza nella classifica dei “30 Under 30 Asia – Media, Marketing, & Advertising”.

 

Per celebrare la copertina con Bretman Rock, Playboy ha postato un tweet (seguito poi dalla pubblicazione del contenuto su tutti i suoi canali social ufficiali) in cui si leggono le parole dell'influencer.

“Per Playboy, avere in cover un uomo è un’operazione importante a favore della comunità LGBT e anche per la comunità nera cui appartengo. Ed è così surreale. Si tratta di quella sensazione del tipo ‘Ma sta succedendo veramente?’. E poi, dai, sono così carino”, questo si legge sul contenuto twittato/postato da Playboy sul proprio profilo ufficiale di Twitter e poi dappertutto in rete.

 

Le parole di Rock si inseriscono in quella che è una delle sue missioni, ossia l'attivismo. Ha dichiarato in più occasioni che la sua speranza è che la fama raggiunta possa aiutarlo a rappresentare maggiormente nei media la comunità LGBTQ cui appartiene. Oltre a quella comunità, Bretman Rock parla apertamente anche di quella che lui definisce come la “my brown people community”, legandosi quindi al Black Lives Matter, il movimento attivista internazionale nato all'interno della comunità afroamericana e impegnato nella lotta contro il razzismo verso le persone nere.

 

Comparire sulla cover di Playboy è un atto che si inserisce nell'attivismo di Rock. Della serie “nomen omen”,  quel rock che compare nel suo nome è presagio di una rivoluzione simile a quella messa in atto dal genere musicale che negli anni Sessanta sconvolse non solo le sette note ma anche i costumi sociali. Il rock, appunto.
La rivoluzione di Bretman Rock sconvolge anch'essa i costumi sociali, sradicando finalmente i luoghi comuni e i canoni restrittivi a cui la moda - con le sue passerelle e le sue copertine di riviste, Playboy compresa - non solo ci ha abituato: quei luoghi comuni e quei canoni restrittivi ci sono stati imposti.

Dopo l'anno scorso, quando Victoria Volkova è apparsa come prima donna transgender sulla copertina di Playboy Mexico, questo nuovo capitolo della rivoluzione "bella e buona" che si sta compiendo non può che essere salutato da tutti come qualcosa di virtuoso ed epocale. Da tutti, Hugh Hefner compreso, se fosse ancora tra noi.

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Le polemiche

Non sono però mancate le polemiche relative alla scelta di far posare un ragazzo omosessuale sulla copertina di Playboy.

La rivista - che dall'anno scorso è passata dal cartaceo al digitale - era finora rivolta a lettori di un certo tipo, nel senso che chi la comprava lo faceva per trovare un certo tipo di soggetto all'interno (e in copertina, anche). Chi compra Playboy, sa che troverà belle donne provocanti e semi-svestite, insomma.

Molti lettori affezionati hanno dunque espresso il proprio disappunto per questa scelta, che secondo alcuni sarebbe estrema.

“La domanda è: ora a chi è rivolto?” e “State uccidendo questo marchio” sono soltanto alcuni dei commenti critici e/o negativi apparsi in queste ore sui social network.

Alle critiche ha voluto rispondere il portavoce di PLBY Group, il gruppo editoriale che pubblica la rivista: “Questo tipo di attacchi sono simili a quelli che Playboy ha ricevuto quando nel 1971 mise in copertina l'afroamericana Darine Stern, o quando nel 1991 scelse la modella trans Tula Cossey o quando ci siamo battuti per l'aborto al tempo di 'Roe contro Wade' e negli anni Settanta per la riforma della cannabis. Se un uomo gay si sente sexy nel costume iconico delle conigliette, perché non dovrebbe poterlo indossare orgogliosamente?”

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La storia di Playboy

Fondata negli anni Cinquanta, la rivista Playboy appare molto più moderna di molti magazine che sono nati molto dopo...

Questo giornale ha deciso di voltare pagina nel periodo in cui il politicamente corretto sta diventando un po' la regola. In un'epoca in cui si tende a valorizzare il genderless e il gender fluid, la rivista che per antonomasia era il magazine di genere, per soli uomini con soggetti che si inseriscono nella cultura sessista (belle donne che sono belle secondo i canoni imposti dagli uomini, ossia prosperose, bionde e sensuali. Queste belle donne svestite ammiccano al lettore uomo) volta davvero pagina, dentro e fuor di metafora.

 

Playboy è una rivista erotica statunitense rivolta a un pubblico maschile che fu fondata nel 1953 a Chicago da Hugh Hefner.
È stata la prima rivista esplicitamente dedicata alla fotografia erotica. Ha avuto un ruolo importante nel movimento della rivoluzione sessuale.

Negli anni Settanta ha venduto milioni di copie. Il numero più venduto fu quello del novembre 1972 dell'edizione USA, con 7161561 copie. La copertina venne realizzata da Rowland Scherman e vedeva la modella Pam Rawlings posare.

Una curiosità: una porzione del cosiddetto “paginone centrale” di questo numero (dedicato alla playmate Lenna Sjööblom) divenne un'immagine standard per il collaudo degli algoritmi di elaborazione digitale delle immagini; l'immagine è nota nel settore col nomignolo di Lenna (o Lena).


Dalla rivista è poi nata la Playboy Enterprises, la società quotata in borsa a New York con la sigla PLA, specializzata in intrattenimento per adulti.

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Playboy, all'asta le vestaglie di Hugh Hefner. FOTO

Il logo del coniglio (che all'inizio era un cervo)

Il famoso logo di Playboy raffigura una testa stilizzata di coniglio che indossa un farfallino da smoking.

 

Si tratta di una delle icone più celebri della cultura pop ma non è stato il primo logo della rivista: all'inizio il simbolo della società era un cervo, con richiamo al rito maschile della caccia e alle serate per soli uomini (in cui solitamente si guardavano filmini pornografici muti, in quelle serate che in gergo e nello slang statunitense venivano definite stag party. Da notare che stag in inglese significa proprio cervo).

 

Ecco il tweet del profilo ufficiale di Playboy in cui viene mostrata la copertina con protagonista Bretman Rock. Una cover che entra a pieno titolo nella storia, su questo non ci piove.

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