Festival MilanOltre, intensità e passione nel trittico della Compagnia Hervé Koubi

Spettacolo

Valentina Clemente

Pierangela Flisi
Les nuits barbares 2- Ph

Con due prime nazionali ("Ce que le jour doit à la nuit" e "Boys don't cry", per la prima volta in scena con il testo in italiano) e "Les nuits barbares ou les premiers matins du monde", pièce da molti definita "superlativa", la Compagnia diretta dal coreografo francese Hervé Koubi è tornata al Festival MilanOltre: tre giorni da tutto esaurito per l'ensemble, in grado di portare il pubblico in mondi e storie diverse, ricche di sfumature e intensità di movimenti

Un ritorno molto atteso (che non ha deluso le aspettative). Un trittico mozzafiato, in grado di portare sul palco forza, passioni, sentimenti e intensità (non solo del movimento). Un Festival, MilanOltre, capace di cogliere l’importanza dei messaggi che solo la danza può donare a chi la osserva con attenzione. Hervé Koubi e la sua compagnia hanno portato al Teatro Elfo Puccini tre spettacoli diversi, dall’1 al 3 ottobre. Applausi scoscianti per il coreografo francese di origine algerina e i suoi danzatori, che hanno raccontato tre storie diverse, caratterizzate da un elemento: l’intensità emotiva, del movimento e delle storie portate sul palco. Per ogni racconto in danza abbiamo scelto un aggettivo che descrive al meglio ciò che ha scaturito nell'animo di chi era in sala.

"Les nuits barbares ou les premiers matins du monde": forte

Un racconto forte e intenso: in Les nuits barbares ou les premiers matins du monde Koubi scrive una storia millenaria portando sul palco la paura ancestrale dello straniero, del diverso, dell’altro da sé, per rivelare la raffinatezza delle culture "barbare". Un lavoro capace di unire la potenza della parata da guerra e la precisione di un balletto classico, portando agli occhi del pubblico ciò che di più affascinante c’è nell’incontro fra culture e religioni al suono della musica sacra di Mozart e Fauré, miscelata con melodie tradizionali algerine. Elementi storici e culturali si mescolano alla breakdance e all’hip hop, in un mix di energie molto forti.

Naufragio con Spettatore _ ph Antonio Caia 2

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“Ce que le jour doit à la nuit”: delicato

Delicato nei movimenti, come la storia che racconta. Un ponte tra Oriente e Occidente, tra Francia e Algeria. E un momento sospeso ai margini del sacro. In Ce que le jour doit à la nuit, racconto danzato tratto dall’omonimo romanzo di Yasmina Khadra (pseudonimo che lo scrittore algerino Mohammed Moulessehoul fu costretto a utilizzare per motivi di censura nel periodo della guerra civile, tra il 1991 e il 2002), un giovane algerino impara a conoscere e amare il suo paese natale, colonizzato. Una storia che ricorda molto quella del coreografo francese, di origine algerina, Hervé Koubi.

In questa pièce dodici danzatori si muovono con delicatezza sul palco, per raccontare un momento molto intimo della storia di una persona (che può essere quella di ciascuno di noi): un ritorno a casa e alle proprie origini, descritte attraverso la danza. Sul palco giochi di luce alternano buio e bagliori. La musica scelta fa immaginare legami tra le culture con pezzi composti da Hamza El Din e interpretati dal Kronos Quartet, brani di Bach e altri di musica Sufi.

Foto: Laila Pozzo

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"Boys don’t cry": sentimentale

Una storia contemporanea, sentimentale e tenera. Che, però, racchiude molta forza di volontà: quella di un ragazzo che odia profondamente il calcio e adora appassionatamente la danza. E si batte per seguire le sue passioni. Hervé Koubi offre a sette giovani ballerini autodidatti di mostrare il loro virtuosismo, tra hip-hop, street dance e danza contemporanea. Una coreografia che è anche un pretesto per riflettere su ciò che vuol dire danzare quando sei un ragazzo e vieni dal Nord Africa e dal mondo arabo. Boys don’t cry nasce da un testo scritto dalla storica e scrittrice francese Chantal Thomas, allieva di Roland Barthes, dirigente di ricerca al CNRS, vincitrice del prestigioso premio letterario Prix Femina nel 2002 e da gennaio 2021 entrata a far parte dell’olimpo dei grandi dell’Académie Française. A rendere ancora più speciale questa coreografia, il testo in italiano, recitato dai ballerini, bravissimi. Una prima nazionale che ha lasciato il segno.

ph@Serena Nicoletti

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