Candiani Vision, alla scoperta del primo jeans stretch 100% bio

Spettacolo

Nicoletta Di Feo

Candiani Denim presenta un hub dedicato alla cultura della sostenibilità e al brevetto internazionale COREVA, con cui la tessitura Denim italiana ha portato sul mercato mondiale la prima tela stretch prodotta senza l’utilizzo di plastiche.

E’ il primo jeans stretch 100% biodegradabile e compostabile al mondo. Nessuno, nella storia della tessitura mondiale, l’aveva mai prodotto finora. Ed è per questo che Candiani Denim, che da oltre 80 anni produce tessuti, lo presenta con orgoglio. Ma per amare un prodotto occorre conoscerlo, e capirlo. Lo store nato all’ombra delle Colonne di San Lorenzo in Porta Ticinese a Milano non è infatti solo un negozio, ma è un inedito spazio per divulgare la sostenibilità ambientale.

 

A spiegarci le ragioni di questo progetto è Alberto, Presidente di Candiani Denim e quarta generazione della famiglia Candiani, e colui che più di ogni altro ha creduto nell’idea, per alcuni troppo fantasiosa, di creare un prodotto che fosse completamente bio.

“Siamo qui per mostrare le innovazioni di Candiani al pubblico. E’  veramente importante per noi far vedere quello che facciamo, perché spesso se non si vede è  difficile poi comprendere, è difficile apprezzare e ancora più difficile amare.  Siamo in grado di trasformare in un prodotto le nostre innovazioni, e chi vuole acquistare questo prodotto può possedere un pezzo delle nostre innovazioni.

E' il primo jeans elasticizzato interamente biodegradabile e compostabile e da un punto di vista di performance non ha nulla da invidiare a tutti a tutti gli altri jeans, anzi pensiamo che sia addirittura migliore”.

Il modello circolare della tecnologia Coreva rivoluziona un intero settore induastriale

La tecnologia brevettata da Candiani Denim che permette di produrre una tela jeans stretch completamente bio si chiama COREVA e consente l’uso di un filato vegetale, ricavato dalla gomma naturale, in sostituzione dei filati sintetici. Prodotta quindi per la prima volta senza l’utilizzo di plastiche rivoluzionando in questo modo i paradigmi di un intero settore industriale.

COREVA Stretch Technology permette un modello di circolarità in cui le materie prime diventano tessuto, poi capo, per poi tornare alla natura grazie alla loro compostabilità.

E se il jeans è indubbiamente uno dei tessuti più inquinanti al mondo, quello prodotto da Candiani è invece riuscito ad invertire questo processo.

“Invertire il processo”, ci spiega Alberto Candiani,  è la parte più interessante della nostra ricerca e sviluppo.  Partiamo effettivamente dalla soluzione al problema che un paio di jeans potrebbe causare al termine della sua vita, quindi cosa farne? Quel jeans può essere riciclato e gli scarti possono essere utilizzati in agricoltura come bio fertilizzanti”.

i giovani compratori scelgono brand sostenibili

Le nuove generazioni sono sempre più alla ricerca di prodotti sostenibili. Già ora i brand che non ragionano in modo sostenibile sono discriminati, e lo saranno sempre di più.

“E’ molto importante che i giovani siano consapevoli per il semplice motivo che è abbastanza difficile distinguere chi fa sostenibilità per davvero e chi invece ne fa solo per marketing. I giovani si interessano ed è nostro compito fornire tutti quei dati, tutto quel materiale che può permettere loro di accedere alla nostra innovazione e di comprenderne la bontà”.

 

La pandemia ha accelerato questo processo? chiediamo al Presidente Candiani Denim.

“Assolutamente. Io credo che non si possa innovare senza essere sostenibili. Penso che sia inimmaginabile creare un nuovo prodotto che sia più inquinante di quello vecchio, penso che innovazione e sostenibilità oggi siano fondamentalmente la stessa cosa”.

 

Candiani Vision, l’originale installazione di Matteo Ward per raccontare la circolarità

Ed è proprio sulla circolarità che Matteo Ward di WRÅD ha concentrato la sua attenzione per la progettazione di Candiani Vision. L’originale installazione e relativa comunicazione pensate con il suo team si basano su una magia: il Denim diventa una pianta. Compostata, la tela diventa materia viva per crescere una pianta di menta. Proprio come accade con il cotone.

“Abbiamo lavorato per creare un’installazione che  raccontasse in modo molto semplice come possiamo allungare la vita dei nostri jeans grazie a questa fibra innovativa che è elastica ma al tempo stesso biodegradabile e compostabile. All'interno dello spazio troverete un'installazione che illustra la promessa trasformativa di COREVA e poi un wall interattivo dove ognuno di noi può scoprire come lo status quo della moda non sostenibile oggi può in realtà diventare un'opportunità per migliorare e rivoluzionare il nostro futuro.”

E ancora, “La rivoluzione di COREVA diventa un mezzo per rispondere alle contemporanee esigenze di un pubblico che vuole tornare ad amarsi anche attraverso i propri jeans. I Jeans COREVA rappresentano, e non solo simbolicamente, i valori centrali della società sostenibile, basata su un consumo più consapevole, tecnologie rispettose dell’ambiente e che consentono una vera circolarità degli elementi produttivi”.

La collezione e i prossimi step

L’inedita collezione Uomo e Donna di jeans COREVA studiata da Chicco Barina presenta modelli regular e slim che rappresentano il meglio della cultura Denim in fatto di tinte, lavaggi, e tipologie di tela, inclusi i cimosati. Prodotti di eccellenza, totalmente italiani, la cui materia nasce a pochi chilometri da Milano, in pieno Parco del Ticino.

“Il prossimo step”, ci anticipa Alberto Candiani, “E’ collegare Candiani Vision all'altro negozio di Piazza Mentana - Candiani Denim Store e Candiani Custom - dove abbiamo la micro factory e dove possiamo produrre dei capi su misura. E’ un luogo unico nel suo genere, un vero esempio di jeans a cm 0. La prima cosa da ricordare quando si parla di sostenibilità è che un jeans deve durare il più a lungo possibile.  Se dovesse rompersi un capo che si compra qui, o se lo volessimo customizzare, possiamo portarlo nella nostra micro factory  allungandone così la vita. Alla fine del suo ciclo di vita, invece, se proprio non si può più fare nulla, può essere restituito. Ci occuperemo noi di riciclarlo creando una nuova fibra, mentre gli scarti li indirizzeremo in agricoltura per biofertilizzare il cotone nuovamente”.

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