Il sovrintendente alla Scala, insieme al direttore musicale Riccardo Chailly, ha annunciato che sono state scelte tutte le prime, i titoli, i registi e i cantanti fino alla stagione 2024/25
"Abbiamo già fatto le scelte per tutte le prime fino alla fine del nostro contratto: titoli, registi e cantanti fino alla stagione 2024/25". Lo ha detto il sovrintendente della Scala Dominique Meyer nella conferenza stampa indetta oggi, insieme al direttore musicale Riccardo Chailly che, notizia di qualche giorno fa, ha prolungato il contratto ancora per tre anni con il prestigioso teatro meneghino.
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L'affiatamento fra Meyer, sovrintendente dallo scorso prima marzo, e Chailly, è venuto "lungo la strada" ha spiegato ancora il maestro che è direttore principale e poi musicale dal 2015. Una strada non sempre facile (anzi tutt'altro) a causa della chiusura del teatro, della convivenza con il Covid (qui gli aggiornamenti). Per ora l'unico annuncio è il programma del concerto della Filarmonica diretto da Chailly che sarà visibile l'8 aprile tutto dedicato a Stravinskij. Ma "fra poco - ha aggiunto Meyer - annunceremo il programma dei prossimi mesi e anche della prossima stagione. Faremo la consueta conferenza a maggio senza cambi di abitudini". Stagione basata sul repertorio italiano ma aperta anche ad altro. Chailly ha spiegato che "dall'anno prossimo in poi" vorrebbe "deviare un po' dal repertorio italiano" anche se sicuramente vuole riproporre la Lucia di Lammermoor che non è potuta andare in scena lo scorso 7 dicembre. Per l'inaugurazione della prossima stagione c’è chi parla però di Macbeth con la regia di Davide Livermore, la diva Anna Netrebko e il baritono Luca Salsi.
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E sempre a proposito di futuro, il sovrintendente Meyer ha poi annunciato anche un progetto "green" con risparmio di materie prime ed energia per il futuro del teatro alla Scala. Un primo esempio è già andato in scena con dittico di Kurt Weill (che unisce Die sieben Todsunde e Mahagonny-Songspiele) diretto da Riccardo Chailly che il pubblico potrà vedere in streaming e sul sito del teatro fino al 27 marzo.
A firmare la regia di questo spettacolo è stata chiamata Irina Brook, figlia di Peter Brook, al debutto scaligero alla quale è stato chiesto di inventarsi in tre settimane un allestimento senza spendere niente. E allora via al riciclo, con il tavolo di Traviata, oggetti di Così fan tutte e via di seguito trovati nei depositi, così come i costumi ad arredare un'isola circondata da un mare realizzato con bottigliette di plastica vuote.
Attualizzati i sette peccati, seguendo la lezione di Brecht, mentre alle sue parole durissime si accompagna la musica composta "con mano leggera", come ha spiegato Chailly, di Kurt Weill. Un elemento di contemporaneità che torna anche nella sorpresa finale. Una proposta che Brook ha fatto a Chailly a poco a poco "perché' qui tutti credono che io sia un parruccone - ha scherzato il maestro - ma non è così. Io amo la tradizione, ma amo innovarla, ma voglio condividerlo il rinnovamento".
Così quando lei gli ha proposto di terminare Mahagonny con Moon in Alabama cantata da Jim Morrison, lui ha detto sì. "Noi terminiamo in re minore, i Doors attaccano in la minore. Questo dà senso a quello che Irina voleva. Ci porta - ha concluso - ai nostri giorni".