La famiglia di Luigi Tenco contro il monologo di Barbara Palombelli al Festival di Sanremo

Spettacolo

Camilla Sernagiotto

©Getty

Gli eredi dell’artista hanno scritto una lettera aperta in cui criticano la giornalista per la scelta delle parole utilizzate sul palco dell’Ariston. Lei controbatte affermando di aver citato una sua intervista a Gino Paoli e di essersi documentata negli archivi Rai

La famiglia di Luigi Tenco ha scritto una lettera aperta in cui critica la giornalista Barbara Palombelli per le parole che ha utilizzato durante il suo monologo al Festival di Sanremo.

 

La frase che agli eredi del musicista non è affatto piaciuta è la seguente, pronunciata dalla Palombelli sul palco dell’Ariston: “Pensate che Luigi Tenco proprio qui (al Festival) giocando con una pistola ha trovato la morte”.

 

I familiari di Tenco hanno commentato amaramente queste parole, definendole “chiacchiericcio, pregno di ignoranza sull'argomento da una parte e di incoerenza dall'altra parte, non rende merito alla categoria dei giornalisti a cui apparterrebbe e nemmeno al servizio televisivo pubblico che ha deciso di farla esibire su Rai1".

Le parole del monologo di Barbara Palombelli non approvate dalla famiglia di Tenco

Secondo la famiglia Tenco, le parole della giornalista Barbara Palombelli passerebbero per “il racconto diseducativo di una sua bravata adolescenziale”.

 

“Sono risultate come una forzatura per arrivare a parlare in modo inopportuno di Luigi Tenco. A ciò si aggiunga il fatto che questa e altre sue gravi affermazioni sarebbero frutto di un'intervista con Gino Paoli che, come è noto a tutti e diversamente da Luigi Tenco, ha certamente cercato la morte per suicidio ma senza riuscirci (fortunatamente). […] Voglia dunque accettare il nostro totale fastidio e rifiuto al suo 'grandissimo abbraccio a Luigi' che ci è sembrato strumentale e irrispettoso dei valori umani e artistici del nostro amato Luigi’’, continua e conclude la lettera aperta firmata dagli eredi dell’artista.

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La risposta di Barbara Palombelli

La giornalista a cui la lettera della famiglia di Luigi Tenco è indirizzata ha risposto tramite l'Ansa, dichiarando: "Ho soltanto citato una mia intervista a Gino Paoli, che ha ripetuto le stesse parole in diverse occasioni. E mi sono documentata negli archivi Rai".

Il programma a cui Barbara Palombelli si riferisce è lo speciale Viva Mogol, andato in onda su Rai1 il 24 settembre 2016, condotto da Massimo Giletti.
In quella puntata speciale gli ospiti erano Gino Paoli e Mogol, il primo dei quali ha parlato dell’incidente per cui Tenco trovò tragicamente la morte.

 

“Una gestualità come quella di ammazzarsi era fuori delle corde di Luigi. Luigi era una persona allegra, non era depresso. […] Se posso fare un'illazione, è che abbia fatto una boutade davanti a Dalida. ‘Adesso mi sparo', e lei era lì. Può essere possibile, anche se non si può verificare nulla e quindi è inutile stare a parlarne. Luigi non era un depresso che avesse idee suicide. Eravamo tutti casinisti, ci divertivamo a fare scherzi come tutti i ragazzi di quella età”, ha dichiarato Gino Paoli in occasione dello speciale Viva Mogol del 2016.

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La morte di Luigi Tenco

Il 27 gennaio del 1967, a Sanremo, poche ore dopo aver cantato al Salone delle feste del Casinò assieme a Dalida, nella sua stanza dell'hotel Savoy è stato rinvenuto il corpo esanime del celebre musicista Luigi Tenco, allora ventinovenne.

 

Il cadavere riportava un foro di proiettile alla testa ma nessuno - apparentemente e secondo quanto emerso indagini condotte allora - avrebbe sentito il rumore dello sparo.

È stato trovato un biglietto scritto a mano che le perizie grafologiche hanno attribuito a Tenco: “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”.

 

Per decenni dubbi e misteri si sono susseguiti, portando a richiedere che la salma di Tenco venisse riesumata. Il 12 dicembre 2005, a trentotto anni dai fatti, la procura generale di Sanremo ha disposto la riesumazione per effettuare nuovi esami (eseguendo per la prima volta un'autopsia) e il 15 febbraio 2006 è stata confermata l'ipotesi del suicidio, chiudendo definitivamente il caso.

 

"Perché scrivi solo cose tristi?" "Perché quando sono felice esco." Era questa la risposta che Luigi Tenco dava a chiunque gli chiedesse dei testi delle sue canzoni.

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