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Giorgio Cantarini, il bambino di "La vita è bella" ora lavora in un call center Covid

Spettacolo

In una intervista su "Il Messaggero" l'attore di Montefiascone racconta di come abbia deciso di mettere da parte (momentaneamente) la passione per la recitazione per fare qualcosa di concreto nella crisi dovuta al Covid-19

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“E’ un momento difficile per tutti e con i teatri e i cinema chiusi trovare lavoro è difficile. Ho quindi pensato di dare una mano rimboccandomi le maniche”. Le parole sono quelle di Giorgio Cantarini che a 5 anni esordì come attore nella pellicola di Roberto Benigni, “La vita è bella”, vincitrice anche dell’Oscar come miglior film straniero. Era lui piccolo, magro e vivace, il bimbo che insieme al padre veniva deportato in un campo di concentramento, credendo fino all’ultimo grazie alla fantasia del “babbo”, di essere protagonista di un divertentissimo gioco. Proprio per quella interpretazione vinse lo Young Artist Award e decise, crescendo, di proseguire per quella strada, diventando anche, tra le varie esperienze sul set, il figlio di Russell Crowe ne “Il Gladiatore”. Ora Giorgio, classe 1992 e dopo il diploma al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, lavora in un call center per rintracciare i contatti delle persone che risultano positive. 

Nulla di cui vergognarsi, anzi qualcosa di cui andare fieri e che fa insieme al fratello. L’impegno è al Toc (Team operativo Coronavirus) dove lavora dopo aver fatto domanda alla Protezione Civile e dove appunto aiuta a risalire ai contatti, nel Viterbese, delle persone positive al Covid- 19. Un impiego momentaneo perché la recitazione rimane la sua passione e la sua aspirazione, ma un modo, ribadisce, “per rendersi utile in questo momento”.

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