'Danzeremo ancora insieme', Roberto Bolle protagonista del primo cartoon di Vanity Fair

Spettacolo

Roberto Bolle nel primo cartoon di Vanity Fair. Un corto d'autore natalizio realizzato da Mad Entertainment. Il ballerino celebrato anche in copertina del numero dedicato alle favole e alle storie di speranza

'Danzeremo ancora insieme' è il titolo del corto d’autore che vede protagonista Roberto Bolle (L'INTERVISTA A SKY TG24). Si tratta di un  nuovo progetto di Vanity Fair, un cartoon diretto da Francesco Filippini e realizzato da Mad Entertainment che i  lettori del magazine diretto da Simone Marchetti potranno vedere sul sito e sui canali social di Vanity Fair.

 

Il ballerino (FOTO) che tutto il mondo ci invidia è stato scelto anche per la copertina del numero dedicato alle favole di Natale, alle storie di speranza e ai sogni di artisti e persone comuni che in questo difficile anno sono riusciti a trasformare le difficoltà in progetti, in speranza e in opportunità. 

La storia dell'étoile insegna a non arrendersi mai

La storia di Roberto Bolle, le fatiche, la costanza, il suo costante spingersi oltre i limiti del corpo e del destino sono la migliore metafora di quello che sta succedendo, di come affrontarlo, di come non smettere mai di buttare il cuore oltre ogni ostacolo.

«So di aver rinunciato all’infanzia, all’adolescenza e alla giovinezza», racconta l’étoile nell’intervista a Vanity Fair. «Ma sono anche consapevole che quei periodi non torneranno più. Sono stato un soldato. Uno sempre in marcia. Ma non sono uno di quei soldati che ha scritto dal fronte lettere colme di rimpianto o nostalgia. Il mio destino me lo sono scelto. Al mio futuro sono andato incontro».

 

«Una cosa mi ha sempre impressionato dei ballerini classici. E non riguarda le evoluzioni spettacolari o le interpretazioni più intense», scrive il direttore Simone Marchetti nel suo editoriale. «Ciò che mi fa pensare della loro arte è il sorriso che hanno sempre stampato sul volto mentre sono in palcoscenico, un'espressione serena e fiera anche quando compiono i passi più difficili, quelli più dolorosi, quelli più pericolosi. Sorridono. Come se niente fosse. Perché lo sforzo, la sofferenza, la paura non si devono mai vedere. Lo spettatore, invece, deve guardare l'arte, il personaggio, la storia».

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