Che cosa si intende per body shaming? E’ solo la prima delle domande a cui, ogni settimana, “Caro Corpo” risponderà attraverso storie e volti delle celebrities. Un modo per guardare ai loro corpi mentre parliamo al nostro
“Caro Corpo”: inizia con queste due parole la nuova rubrica di Sky Tg 24, una sorta di lettera aperta che ogni settimana vuole parlare di accettazione, diritti e identità. Un tema affrontato attraverso le storie di chi subisce troppo spesso critiche e giudizi per non rispecchiare quell’idea di forma riconosciuta come la migliore. Attrici, influencer ma anche persone “normali” come me. Vite di tutti i giorni che vogliono lanciare un messaggio positivo. “Caro Corpo” vuole indagare per capire da dove proviene il senso generale e generalizzato di costante inadeguatezza che spesso viviamo, anche solo guardandoci allo specchio. E per provare a superarlo.
Body Shaming
Il tema della prima puntata è il body shaming, la pratica del criticare i corpi altrui specie quando lontani da standard di bellezza 90 – 60 – 90. A forza di imbatterci in persone con corpi di diversa forma, altezza e colore potremmo pensare che si tratti di critiche sorpassate e obsolete. E invece il body shaming, almeno lui, è in ottima forma.
Il termine deriva da “shame” che in inglese vuol dire vergogna. Il body shaming quindi è quando qualcuno ci fa vergognare del nostro corpo. Si può essere attaccati per la forma, perché si è troppo magri o grassi, troppo alti o troppo bassi, ma anche per un trucco o per un taglio o colore di capelli.
Storie di Body Shaming
Haters e followers hanno dato più volte dell’inadeguata alla cantante americana Lizzo: nera e grassa, balla sui palchi di tutto il mondo in body e calze a rete, facendo del suo corpo un punto di forza e non un limite.
Body shaming a go go anche per la modella plus size Tess Holiday, che ha raccontato la sua storia in un libro dal titolo “L’arte non così sottile dell’essere una ragazza grassa”.
Ma si può parlare di body shaming anche se si critica una persona per essere, ad esempio, dimagrita troppo? Gli episodi successi alla comica Katia Follesa lo dimostrano. La presentatrice, diventata celebre sui palchi di Zelig, sotto ad una sua foto su Instagram che la ritraeva dimagrita ha dovuto leggere commenti riferiti anche alla sua professionalità tipo “Non fai più ridere. Eri meglio in carne”.
Essere diventata magra metterebbe in discussione il suo talento e la sua persona. Come se una donna possa far ridere solo con un corpo che nella società ha spesso fatto ridere. E come se una donna, magra e bellissima, non possa invece essere una comica.
Commenti infarciti di body shaming per essere dimagrita erano stati rivolti anche alla cantante britannica Adele. Tra i complimenti ricevuti per il suo radicale cambiamento fisico (FOTO), con 30 chili persi, era spuntato anche qualche hater che l'aveva attaccata per avere tradito l’accettazione del suo corpo grasso. E c’è persino chi ha scritto: “Non canta più come prima, la sua voce non ha la stessa rotondità”.
Sia per Katia Follesa che per Adele abbiamo letto anche tanti commenti positivi per essere dimagrite. Ma dire “Che bene che stai, che bella che sei” è un complimento? O è un messaggio che sottende dire che magro è meglio di grasso? E che forse la parola “grasso” in sé ha acquisito talmente una connotazione negativa da trasformarsi da parola neutra (come magro, alto, basso) a vero e proprio insulto?