La scrittrice ligure, profonda conoscitrice e indagatrice della casa reale inglese, entra a corte, come ha fatto la serie The Royals (disponibile su Sky Go) col nuovo libro "La saga dei Windsor” concentrandosi sulla monarchia inglese, la più iconica e chiacchierata, ripercorrendo oltre un secolo di una dinastia che nasce nell’anno più difficile della Prima Guerra Mondiale, il 1917. Un testo originale ed esclusivo dell'autrice ci accompagna in quel mondo
Come le sfaccettature dei diamanti delle collezioni reali dal valore inestimabile, le angolature da cui guardare dentro i palazzi delle nobili casate europee sono molteplici. La mini-serie targata Sky “The Royals” – con un racconto guidato da Costantino della Gherardesca e Luisa Ciuni, oltre agli interventi di diversi esperti di settore – ne propone almeno cinque, tanti quanti gli appuntamenti andati in onda di recente su Sky Uno e disponibili sempre on demand su Sky Go e in streaming su Now Tv: il rapporto dei reali con la moda e la capacità di dettare tendenze (si pensi a Lady Diana e alle più vicine Kate e Meghan), matrimoni da favola che, al pari delle nascite degli eredi rampolli, sono veri e propri affari di stato, funzionali a rinsaldare le monarchie – al netto di scandali, separazioni e divorzi – l’evoluzione della figura delle principesse, da quelle per nascita a quelle borghesi a partire da Grace di Monaco. E poi ancora, corti che si tingono di giallo, non solo di rosa, attraverso tentativi di rapimento, intercettazioni telefoniche scottanti, incidenti mortali avvolti nel mistero e nella leggenda, ma anche dimore sfarzose con i loro segreti e le loro curiosità in ogni stanza regale, iniziando dalle magnificenti cucine dove lavora un reggimento di chef e maestranze impegnate ad allietare il palato di lorsignori e dei loro ospiti prestigiosi.
Ne “La saga dei Windsor” (Diarkos, già editore di “Meghan Markle. Una Duchessa Ribelle”) mi sono concentrata sulla monarchia inglese, la più iconica e la più chiacchierata, ripercorrendo oltre un secolo di una dinastia che nasce nell’anno più difficile della Prima Guerra Mondiale, il 1917, e che, fin dalle sue origini, ha dovuto perseguire un unico obiettivo: sopravvivere, con qualsiasi mezzo e a qualunque costo. Scettro e trono a parte, quella dei Windsor è soprattutto una grande storia di famiglia, con degni rappresentanti come Giorgio VI – quello del film “Il Discorso del Re” interpretato da Colin Firth – e la figlia Elisabetta II, che diventa regina appena ventiseienne, ancora impreparata al ruolo, ma da subito devota ai suoi doveri, fino a incarnare un esempio di leadership matriarcale decisamente longeva (superando i 68 anni di regno, oltre 25 mila giorni). Al suo fianco, da più di settant’anni, il principe consorte Filippo, di cui nel libro si raccontano l’infanzia molto difficile e i tanti ostacoli combattuti a Palazzo a causa del suo carisma e della sua indole da innovatore. Doti che gli hanno creato non pochi problemi con la moglie, ma che Filippo ha saputo, alla lunga, gestire, in modo tale da essere capace di restare sempre un passo dietro di lei, come richiesto dal protocollo, ma comunque vicino. E poi Carlo, l’eterno erede in perenne attesa, il matrimonio infelice con Lady Diana – con reciproche responsabilità, come correttamente evidenzia anche la serie “The Royals” – e il grande amore, che alla fine ha trovato il suo compimento, con Camilla, altra figura che forse meriterebbe di essere rivalutata.
Oggi si parla molto, inevitabilmente, della frattura – vedremo se e quanto insanabile – tra i due fratelli un tempo inseparabili, William e Harry, e della rivalità tra le due cognate (l’uscita della biografia-bomba “Finding Freedom” con nuove rivelazioni, nelle librerie inglesi l’11 agosto e in quelle italiane il 27 agosto, promette scintille). Ma, secondo continui corsi e ricorsi storici, non sono poi così lontani l’esilio dorato di Edoardo VIII e Wallis Simpson e gli scandali di Margaret Rose, la sorella passionale e ribelle di Elisabetta II. Il libro dedica ritratti anche a loro, così come a figure meno centrali a livello dinastico, ma con una loro specifica e curiosa caratterizzazione: la principessa “senza fronzoli” Anna, amazzone anticonformista, che ha scelto di rinunciare ai titoli onorari per i suoi figli, facendoli crescerli liberi da obblighi istituzionali, il duca di York Andrea, travolto di recente dallo scandalo Epstein, padre delle interessanti Beatrice e Eugenie avute da Sarah Ferguson, i conti Wessex, Edoardo e Sophie, molto amata dalla regina per la sua sobrietà e per l’impegno sociale.
Ripercorrendo le loro vicissitudini, tra cerimonie di stampo medioevale e partite di polo, passeggiate a cavallo nella brughiera e cene luculliane, gioielli, drappi e arazzi, si ha l’impressione di immergersi in favole dal sapore antico, ma dal colore moderno. Tuttavia, come ha fatto notare la storica Sarah Gristwood, citata ne “La saga dei Windsor”, «anche le fiabe, in versione originale, sono storie cupe e tristi». Ha dichiarato Sua Maestà Elisabetta: «Come tutte le migliori famiglie, abbiamo la nostra quota di eccentricità, di giovani impetuosi e capricciosi e di disaccordi». Nel caso dei Windsor, però, il diktat è solo uno, inesorabile: «The Crown must always win». «La Corona deve sempre vincere».