La storia d’amore che ha appassionato il mondo dell’arte, quella tra Ulay e Marina Abramovic
All’età di 76 anni è morto l’artista tedesco Ulay, nome d’arte di Frank Uwe Laysiepen. A diffondere la notizia è la stampa di Lubiana, città Slovena dove l’uomo viveva ormai da più di un decennio. Protagonista della scena artista internazionale per più di 40 anni, è noto al grande pubblico anche per la sua storia d’amore con Marina Abramovic.
È ormai impossibile parlare dell’uno, senza citare l’altra. La loro è stata di fatto la storia d’amore più seguita dal pubblico dell’arte contemporanea. Provenienti da mondi diversi, lei serba, nata a Belgrado, lui tedesco, nato a Solingen. A dividerli le nazionalità e gli anni, 1943 lui e 1946 lei. A unirli invece, stranamente, il giorno della nascita, per entrambi il 30 novembre.
Il primo incontro avvenne ad Amsterdam nel 1976. Entrambi sentivano dentro una forza inspiegabile, che li conduceva a lottare contro le imposizioni delle passate generazioni, così come il potere imposto dalle rispettive famiglie. Ulay si ribellò al padre, gerarca nazista e, nel periodo dell’incontro con la Abramovic, portava barba e capelli lunghi, ma soltanto da un lato. Dall’altro era perfettamente rasato. Lei veniva da una famiglia molto importante. Suo nonno era un patriarca della Chiesa ortodossa, proclamato santo dopo la morte. Il padre era invece un noto eroe della Resistenza, combattente sul campo durante la Seconda Guerra Mondiale. Sua madre invece, dura e indipendente, fu direttrice del Museo della Rivoluzione e dell’Arte. Il loro fu amore a prima vista. Una storia seguita nel mondo, che portò a un sodalizio lungo 12 anni.
Marina Abramovic e Ulay, insieme nell’arte
Si facevano chiamare “The Other” e insieme sperimentavano nel campo della nascente “Performance Art”. Una corrente artista che pone al centro il corpo in maniera assoluta. I due provavano a portare il corpo al limite, così da turbare lo spettatore. Basti pensare a “Rest Energy” del 1980, dove un arco teso li univa e separava al tempo stesso. Pubblico atterrito nel vedere lei tirare l’arco e lui impugnare una freccia, tesa, in direzione del suo cuore. Una sola esitazione avrebbe portato alla morte.
In “Death Itself” invece univano le proprie labbra, respirando l’uno l’aria dell’altro, fino a esaurire del tutto l’ossigeno a disposizione. Dopo 17 minuti caddero in terra, privi di sensi. Nel 1977 scandalizzarono il pubblico della Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna. I visitatori dovettero entrare nella struttura oltrepassando i corpi nudi dei due artisti. Poco spazio e nessuna possibilità di guardare altrove. Chiunque doveva dunque scegliere se guardare lei o lui, o magari entrambi.
Marina Abramovic e Ulay, fine di un amore
Dopo 12 anni insieme, il rapporto era entrato in crisi. Nel 1988 decisero di dirsi addio e lo fecero in maniera a dir poco stravagante. Entrambi decisero di percorrere la Muraglia Cinese dai due estremi opposti. Novanta giorni di viaggio, per un totale di 2500 km, per poi incrociarsi e dirsi addio.
Pubblico in lacrime nel ritrovarli dopo 23 anni, in occasione di “The Artist is Present”, la celebre performance della Abramovic, che ebbe luogo nel 2010 al MoMA di New York. Per tre mesi lei restò seduta, 7 ore al giorno, dinanzi a un tavolo con di fronte una sedia vuota. A turno un visitatore poteva sedersi, guardandola in silenzio per due minuti. Uno di questi fu proprio Ulay e le reazioni di entrambi furono incredibilmente toccanti.