Kasia Smutniak si confessa e racconta la sua lotta contro la vitiligine: no al fotoritocco

Spettacolo

Matteo Rossini

Vanity Fair ha dedicato la copertina del nuovo numero, in edicola mercoledì 19 febbraio, a Kasia Smutniak. L’attrice ha raccontato il percorso affrontato negli ultimi anni per la vitiligine.

Kasia Smutniak è una delle attrici più amate e popolari della settima arte italiana. Nel corso degli anni l’attrice ha preso parte a numerose pellicole che hanno conquistato pubblico e critica.

Poche ore fa Vanity Fair ha pubblicato parte della sua intervista che sarà disponibile sul numero in edicola mercoledì 19 febbraio.

Kasia Smutniak: “Per guarire ho provato di tutto”

Kasia Smutniak (qui potete trovare tutte le foto più belle dell’attrice) ha raccontato la sua lotta contro la vitiligine e il percorso affrontato in questi ultimi anni: “Mi sono ammalata di vitiligine sette anni fa, all’inizio non l’ho presa per niente bene. Mi creava tantissima insicurezza, mi truccavo le mani anche solo per portare mio figlio all’asilo. Per guarire ho provato di tutto: prima sono andata dai medici e poi sono finita dai santoni, santoni di ogni genere. Da quello che aveva più vitiligine di me, a quello che, invece di chiedermi come stavo, mi ha messo in mano il dvd di P'erfetti Sconosciuti' da autografare. Quando mi hanno bruciato delle conchiglie in faccia e poi mi hanno fatto sotterrare del pelo di pecora nel giardino di casa, mi sono detta: adesso basta”.

In seguito l’attrice ha parlato della consapevolezza appresa dopo aver parlato con un santone, queste le parole dell’uomo: “Un santone nepalese che non mi ha guarita come tutti gli altri mi ha dato però una bella interpretazione della vitiligine, mi ha detto: sei un serpente, stai cambiando la pelle”.

Katia Smutniak: “Ho 40 anni, ho fatto molta strada”

Infine Katia Smutniak ha rivelato di aver accettato questa sua perfetta imperfezione che la rende ancora più straordinariamente bella: “Ho 40 anni, ho fatto molta strada, non sono più una ragazza ed è giusto rivendicare il cambiamento. Qualche giornale rispetta la mia scelta, altri mi rispondono: allora abbiamo un problema. Mi chiedo se il problema sia mio che sono un mostro oppure loro, che non vogliono pubblicare un po’ di verità”.
 

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