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Umberto Boccioni, asta record per "Forme uniche della continuità nello spazio"

Spettacolo
L'opera andata all'asta (Fonte: christies.com)

La scultura realizzata nel 1972 è stata aggiudicata per oltre 16 milioni di dollari dopo un'asta molto accesa a New York e segna un nuovo primato per i capolavori dell'artista italiano  

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Asta record per un'opera di Umberto Boccioni. Il suo capolavoro "Forme uniche della continuità nello spazio" è stato infatti battuto all'asta da Christie's a New York per 16.165.000 di dollari (diritti compresi), pari a 14.636.903 euro. Considerata un'opera iconica del Futurismo, era stimata 3,8-4,5 milioni di dollari ed è stata al centro di un'accesa gara tra sette contendenti. Con questa vendita Boccioni ha infranto il suo precedente record ottenuto con l'asta di "Testa + luce + ambiente", una tela ad olio del 1912 che era stata aggiudicata da Sotheby's a Londra per oltre 9 milioni di sterline (circa 12.500.000 dollari) nel febbraio del 2018.

L'opera

"Forme uniche della continuità nello spazio" fu concepita nel 1913, ma venne materialmente realizzata solo nel 1972. Considerata un capolavoro assoluto futurista, rappresenta simbolicamente il movimento e la fluidità: si increspa verso l'esterno nell'ambiente, quasi a voler penetrare nell'aria. Si compone di una figura aerodinamica - in parte uomo, in parte macchina - che corre energicamente verso il coraggioso "nuovo mondo" immaginato dal movimento futurista, un universo caratterizzato da tecnologia, velocità e industrializzazione.

La storia

Il bozzetto originale della scultura è conservata nel Museo d'arte moderna di San Paolo del Brasile. Altri due esemplari della stessa opera, realizzati nel 1931, sono invece al Museo del Novecento di Milano e al Museum of Modern Art di New York. Quello aggiudicato da Christie's è uno degli otto bronzi numerati realizzati tra il 1971 e il 1972 su commissione di Claudio Bruni Sakraischik, direttore della galleria d'arte "La Medusa" di Roma. I bronzi furono modellati su un calco del 1951 di proprietà del conte Paolo Marinotti, che aveva ottenuto l'originale da Benedetta Cappa Marinetti, vedova di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Futurismo. Altri bronzi del 1972 della serie Marinotti sono nelle collezioni del Museo di Israele a Gerusalemme e del Museo di arte contemporanea di Teheran.