Tu chiedigli chi era Tex

Spettacolo

Roberto Palladino

Il ranger più famoso dei fumetti compie 70 anni. Una mostra lo celebra a Milano. Un simbolo per la generazione che fece ripartire l’Italia dopo la seconda guerra mondiale

Tex. Tex dappertutto. Nelle librerie, negli armadi della camera da letto, in soffitta.  La casa di mio suocero è invasa da albi originali di 40 e 50 anni fa, ristampe e Texoni: gli albi giganti fuori serie.  “Meglio di Tex non c’è niente” mi dice col suo accento romano e un tono che non ammette repliche quando, ancora oggi, guardo con l’aria ancora un po’ stupita quelle cataste che ho visto continuare a crescere negli anni. Quella santabarbara di carta impregnata di praterie, indiani, sparatorie, ingiustizie e vendette la vidi per la prima volta 20 anni fa. E Tex non è che mi facesse impazzire. La mia generazione venuta su fra gli anni ‘80 e ‘90 era cresciuta a formato Bonelli sì, ma in edicola i soldi della paghetta se ne andavano per le indagini dell’incubo di Dylan Dog e i gialli di  Martyn Mistere.  Lo spazio per Tex, Kit Karson e Tiger Jack era relegato a distratte letture di rimessa di genitori e zii.

Una famiglia allargata

E così è stato grazie a questo “archivio”, che ho avuto la fortuna di avere a portata di mano, che ho iniziato a interessarmi un po’ di più a questo fumetto pieno di avventure epiche dalle praterie del Mid-West al Messico passando per giungle misteriose e rovine di templi precolombiani.  Ho cominciato a conoscere questa famiglia che oggi definiremmo “allargata” con una moglie squaw navajo e un figlio di sangue misto.  E poi l’amico ranger Kit Karson e il guerriero Tiger Jack.  Al centro lui, Tex. Un esempio di rettitudine e giustizia, un uomo tutto di un pezzo ma pieno di generosità e compassione. Amico dell’ordine e degli indiani e non necessariamente in questa sequenza.

Simbolo per una generazione

Negli anni ho compreso perché Tex è diventato così importante nella storia del nostro Paese. L’eroe di Bonelli ha rappresentato per i ragazzi degli anni '50 un momento di evasione e di speranza. Un eroe senza macchia per un'Italia macchiata quasi indelebilmente da anni di dittatura e guerra. Tex era il combustibile della fantasia che ai ragazzi della generazione dei ghetti ridava la speranza delle praterie senza confini. Era la libertà tanto cercata. Segnò la generazione da cui il nostro Paese ripartì e quella generazione lo ha tramandato di padre in figlio fino ad oggi. La mostra che si apre a Milano per i 70 anni dal primo albo di Tex racconta tutto questo e tanto ancora sia ai più grandi che vogliono rivivere quegli anni disperati e bellissimi che ai più giovani, a chi lo ha incrociato magari distrattamente solo in qualche articolo su un sito, senza la fortuna di avere qualcuno vicino che ti spieghi che: “beh, meglio di Tex, non c’è niente”.

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