Il talento di Glenn Close e la lunga strada verso l'Oscar

Spettacolo

Denise Negri

Glenn Close in una scena del film "The Wife"
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L'attrice candidata sei volte dall'Academy arriva ora con un ruolo che potrebbe finalmente portarla alla meritata vittoria. Arriva in sala "The Wife - Vivere nell’ombra" in cui interpreta una donna che rinuncia al suo talento per regalare la fama al marito

Ho da sempre un debole per lei. Bellezza intelligente e spigolosa, sguardo tagliente che nel corso degli anni si è fatto più mansueto e accomodante. Labbra sottili e tirate, ruoli in cui ha dato vita a dei personaggi femminili indimenticabili. Trovo incredibile che Glenn Close, candidata 6 volte agli Oscar, non sia mai riuscita a tornare a casa con la statuetta in borsa. Non è il primo caso di "snobismo" voluto o casuale che l'Academy perpetra nei confronti di qualche artista, basti pensare a Martin Scorsese e Leonardo Di Caprio, tuttavia la trovo una grande ingiustizia. Ora spero, e non sono la sola leggendo le recensioni che arrivano Oltreoceano, che questo suo nuovo ruolo le valga la settima candidatura ma soprattutto le porti la vittoria. Sarà ancora più curioso poi che se premiata lo sarà per aver interpretato una donna dal talento straordinario, vissuto all'ombra del marito. Non ci sono, che io sappia e che abbia importanza saperlo, riferimenti personali alla sua vita privata, ma di certo Glenn Close è in un certo senso "vissuta all’ombra di Hollywood" come la protagonista di "The Wife - Vivere nell'ombra".

La trama e l'interpretazione

Il film di Björn Runge, in sala a breve, è bello ma non è un capolavoro. Quella che è notevole è l'interpretazione che Glenn Close fa di questa donna scrittrice dal talento vivido che decide di sacrificarsi all'ombra del marito, scrittore dal talento opaco. A lui dedicherà la sua vita, per lui scriverà i suoi maggiori successi e a lui di fatto creerà una carriera straordinaria che lo porterà dritto al Premio Nobel. Un premio che ritirerà lui ma che farà esplodere in lei il risentimento dovuto ad anni di abnegazione silenziosa. Abbiamo conosciuto tutti a cosa possa portare, nei film, il rancore di Glenn Close, da "Attrazione Fatale" allo splendido e insuperabile "Le relazioni pericolose", ma qui non sono tanto gli effetti quanto le cause ad essere interessanti. Perché una donna rinuncia ai propri sogni per un uomo? Su quali segreti ed equilibri precari si basano 40 anni di matrimonio? È davvero più difficile per una donna "sfondare" nel mondo dell’arte tanto da trovarsi costretta a non firmare le proprie creazioni mettendo invece il nome di un uomo? E soprattutto: quanta vita può avere la menzogna? "Dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna" si legge sulla locandina del film. Quello che rimane straordinario sono la mitezza del personaggio di Glenn Close, il suo equilibrio e la sua consapevolezza, così come il suo vacillare e poi il suo esplodere di fronte alla forza della verità.

Il ruolo di Jonathan Pryce

A volerla dire tutta è straordinario anche Jonathan Pryce nei panni di questo scrittore borioso ed egocentrico, seduttore seriale frustrato dalla consapevolezza che in casa il talento l'ha portato in dote la moglie e non lui. Un film in cui, senza patetismi, si fa anche i conti con il passare degli anni, con l'arrivo della vecchiaia e con la caducità di tutto quello che ci circonda. Fama in primis. Bello che la giovane Joan Castleman (nome del personaggio della Close) sia interpretata dalla figlia Annie Starke che le assomiglia per eleganza e portamento, ma non per mistero. Almeno non ancora. Del resto non tutte avrebbero saputo interpretare così la Marchesa de Merteuil e non tutte sarebbero state in grado di dar vita a ruoli inizialmente pensati per uomini. Spero che vinca finalmente l'Oscar il prossimo febbraio e spero che al momento del ringraziamento dica "trascende ogni mio controllo". Sarebbe una gran cosa. Lunga vita alla Regina Close.

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