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Perché la sfilata di Gucci è stata a Parigi e non a Milano

Spettacolo

Maria Teresa Squillaci

La sfilata Gucci 2018 a Parigi - Getty Images

Lo stilista Alessandro Michele ha detto temporaneamente addio all'Italia e ha presentato la collezione per la prossima Primavera/Estate allo storico teatro Le Palace come parte di una serie di tre omaggi alla Francia della maison nata a Firenze nel 1921

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È di moda sfilare a Milano. Soprattutto per i marchi con dna italiano. Eppure quest’anno Alessandro Michele ha deciso che la passerella di Gucci sarebbe stata a Parigi, lasciando un vuoto nella fashion week meneghina e stravolgendo il calendario di quella francese. Dior infatti ha dovuto anticipare il suo show di un giorno in modo tale che la maison di proprietà del gruppo LVMH non presentasse la sua collezione 24 ore dopo rispetto a quella del marchio dell’altro grande colosso del lusso.

Gucci è infatti un brand globale, con radici italiane, ma acquisita dalla francese Kering, e il direttore creativo Alessandro Michele ha deciso di lasciare per un anno Milano per completare la cosiddetta “trilogia francese”: un omaggio iniziato con la campagna pubblicitaria Pre-Fall che richiamava le proteste studentesche di Parigi del maggio 1968 e seguito con la sfilata Crociera 2019 nell’antico sito della Promenade Des Alyscamps ad Arles.

Per chiudere la sequenza, lo stilista ha scelto di presentare la collezione Primavera/Estate 2019 a Le Palace, storico teatro parigino del XVII secolo che negli Anni ’70 è diventato un luogo simbolo del divertimento sfrenato e ha accolto figure come Karl Lagerfeld, Andy Warhol e Mick Jagger. Uno show a tema “teatrale” in una location simbolica anche per il fatto che la madre di Michele era l'assistente di un produttore cinematografico, e lui da bambino passava molto tempo tra palchi, sipari e quinte.

L'invito era una busta contenente bulbi pronti per essere piantati e agli invitati sono stati dati piccoli binocoli come quelli usati all’Opera. Lo spettacolo è stato aperto dalla proiezione di un lavoro di Leo de Bernardinis e Perla Peragallo, rappresentanti del teatro sperimentale romano degli Anni ‘60: “Come loro univano Shakespeare e Totò, io voglio mescolare tutto, senza freni inibitori” ha spiegato il direttore creativo.

Poi una sequenza lunghissima di modelli e modelle sono entrate dal foyer ed è iniziato uno show a metà tra la sfilata e la rappresentazione teatrale. Ma abbigliamento e accessori sono anche un elogio a quelli che sono ormai divenuti i punti cardine del nuovo stile Gucci: il broccato, il lurex, le frange, gli abiti da sera con maxi rouches e maniche enormi, i cristalli a cascata, gli occhiali da sole XXL, le “dad shoes” (COSA SONO). E poi i cappelli a falda larga e le borse a forma di Topolino. Non può mancare il logo dalla doppia G sulle borse. 

Tanti anche i tributi ai grandi della musica, come la giacca in denim con il ritratto – in versione fumetto – di Dolly Parton e l’abito viola abbinato all’eco pelliccia ispirata ai look di Janis Joplin. Durante l’intervallo Jane Birkin dalla platea canta la sua “Baby alone in Babylon”. Gran finale con tutti i modelli insieme sul palcoscenico, perché che la collezione piaccia o meno, l’importante per Michele è non lasciare indifferenti (basta ricordare che per lo show Autunno/Inverno 2018/2019 i modelli hanno sfilato con delle teste mozzate in mano).

Ed è proprio mentre si inizia a pensare: “Mi piace o non mi piace il mocassino senza tallone e in più foderato di pelo?; oppure: “La metterei o no quella spilla con il maiale che vola e i collant colorati?”, che si è già diventati un po' fan di Gucci. Si chiude così la parentesi francese, prossimo appuntamento con la doppia G a febbraio 2019 a Milano.

 

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