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Venezia, tre italiani per un Leone. Tra horror, razzismo e Capri

Spettacolo
I tre registi italiani in concorso: Minervini, Guadagnino e Martone

Sono tre le pellicole italiane in concorso nella sezione principale della Mostra del Cinema: Suspiria di Luca Guadagnino, Capri- Revolution di Mario Martone, Che fare quando il mondo è in fiamme? di Roberto Minervini. Per la prima volta al Lido, parlano tutte inglese

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Un remake-horror d'autore firmato da Luca Guadagnino, la storia di un'isola dove si respira da sempre la libertà raccontata da Mario Martone, la mai davvero risolta questione razziale negli Usa secondo Roberto Minervini. Sono questi – Suspiria, Capri- Revolution, Che fare quando il mondo è in fiamme? – i tre film italiani in corsa per vincere il Leone d’Oro nell’edizione numero 75 della Mostra del Cinema di Venezia (TUTTO QUELLO CHE C'È DA SAPERE). Durante la kermesse, in programma dal 29 agosto all’8 settembre, dovranno vedersela con altre 18 pellicole straniere provenienti da ogni parte del mondo (tra cui cinque Usa).

I film italiani parlano inglese

Quest’anno, per la prima volta, i tre film italiani al Lido hanno una cosa in comune: parlano inglese. Segno di un'industria cinematografica che si apre al mercato anglosassone, ancora il primo nel mondo, ma anche il segno di una sprovincializzazione del nostro cinema iniziata da qualche tempo anche grazie alle tentazioni del ricco mercato delle serie tv d'autore. Di fatto si parla inglese in Suspiria di Guadagnino, si parla fifty-fifty italiano e inglese - proprio come già nel titolo - in Capri- Revolution di Martone e, infine, è slang americano in Che fare quando il mondo è in fiamme? di Minervini.

Si parte con Suspiria di Guadagnino

Il primo film italiano a essere presentato a Venezia è, sabato 1 settembre, Suspiria di Luca Guadagnino. Alberto Barbera, direttore artistico del festival, alla presentazione di questa edizione ha descritto la pellicola come una “sorpresa, un remake ambizioso con una Tilda Swinton mai vista prima, impressionante, che interpreta ben tre ruoli”. Il film ruota intorno a una scuola di danza in cui si agitano le vite della direttrice artistica (Swinton), di un'ambiziosa e giovane ballerina (Dakota Johnson) e di uno psicoterapeuta in lutto (Lutz Ebersdorf). Per tutti sarà incubo. Grande curiosità per scoprire come il regista siciliano, capace di grande introspezione psicologica, si sia misurato con questo horror e, soprattutto, con il pre-giudizio dei tanti fan di Dario Argento.

Il 2 settembre tocca a Minervini

Il giorno dopo, domenica 2 settembre, è in programma Che fare quando il mondo è in fiamme? (What you gonna do when the world's on fire?) di Roberto Minervini. Il regista, che vive tra Italia e Stati Uniti, fa un ritratto intimo dell’America in preda al razzismo, con la comunità nera che cerca di mantenere dignità e rispetto. Il film racconta tre storie di discriminazione nella comunità di afro-americani del Sud degli Usa durante l'estate del 2017, dopo una serie di brutali uccisioni di giovani neri per mano della polizia. Minervini ci porta, con fare documentaristico, nel privato della barista Judy, che cerca di mantenere a galla la propria famiglia allargata mentre gestisce un locale minacciato dalla gentrificazione. Poi ci fa vedere le giornate di Ronaldo e Titus, due giovanissimi fratelli che crescono in un quartiere violento mentre il padre è in prigione. C'è poi Kevin, Big Chief della tradizione indiana del Mardi Gras che lotta per mantenere vivo il patrimonio culturale della sua gente, vittima di un eccidio troppo poco ricordato, attraverso i rituali del canto e del cucito. Infine, di scena uno sparuto gruppo rivoluzionario di Black Panthers, animato da slogan sincopati, che indaga sul linciaggio di due ragazzi nel Mississippi mentre organizza una protesta, anche porta a porta, contro la brutalità della polizia.

Il 6 settembre da Venezia a Capri

A chiudere il trio italiano in concorso, giovedì 6 settembre, c’è Capri- Revolution di Mario Martone. Il regista rinnova la sua voglia di rileggere la storia italiana a modo suo e ci porta a Capri nel 1914, a ridosso della prima guerra mondiale. Qui, in quest'isola ingombrante dove il mito sembra essere di casa, trova il luogo ideale per la propria ricerca esistenziale e artistica una raffinata comune di giovani nordeuropei proto-hippie. A guidarla Seybu (Reinout Scholten van Aschat), pittore-mistico alle prese con una terapia di danza salvifica (quella di Gurdjeff?). Ma a Capri vive anche l'Italia rurale di Lucia, giovane e semplice capraia (Marianna Fontana) piena di curiosità, e quella positivista, lontana da ogni fantasia, del giovane medico del paese (Antonio Folletto). Il film racconta l’incontro tra queste diverse realtà. Ma, su tutto, il protagonista della pellicola è il magnetismo dell'isola che da sempre ha attirato gli amanti della libertà.