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La prima opera di Leonardo è del 1471 e raffigura l’Arcangelo Gabriele

Spettacolo
Una copia dell'opera sarà esposta dal 22 giugno al Museo Leonardo da Vinci Experience di Roma (foto: profilo Facebook Museo Leonardo da Vinci Experience)

La scoperta si deve al professor Ernesto Solari e alla grafologa Ivana Bonfantino, secondo i quali il maestro avrebbe realizzato il dipinto su una piastrella in terracotta quando aveva appena 19 anni

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La prima opera di Leonardo da Vinci risale al 1471 ed è un autoritratto del maestro nelle vesti dell'Arcangelo Gabriele. Lo affermano il professor Ernesto Solari e la grafologa Ivana Bonfantino che, decifrando i numeri mimetizzati all'interno del dipinto, realizzato su una piastrella in terracotta, sono riusciti a "rintracciare" la firma dell’autore.

Tre anni di studio

L'opera, di proprietà degli eredi dei nobili Fenicia di Ravello, è nota con il nome "L'arcangelo Gabriele, pittura d'Eterna vernice", e ritrae su una piastrella 20 centimetri per 20 il personaggio biblico con le sembianze di Leonardo "in una posa di tre quarti e con i riccioli d'acqua". Per giungere alla conclusione che si tratti del primo dipinto del futuro maestro della Gioconda, i due esperti hanno portato avanti un'indagine di tre anni prendendo in esame circa 6mila documenti. Stando a quanto scoperto dagli scienziati, Leonardo avrebbe realizzato questo dipinto quando aveva 19 anni, appena uscito dalla bottega del Verrocchio. "Con quest'opera il maestro puntava già all’eternità - ha dichiarato Solari -. Noi oggi apriamo il dibattito, ma ci sentiamo molti forti perché abbiamo a sostegno tutti gli esami e le dimostrazioni scientifiche, pronti a mostrarle a tutti".

Il rebus della mandibola

Secondo Solari e Bonfantin, vergata da sinistra a destra, mimetizzata nella mandibola, si può scorgere la scritta "da Vinci lionardo". Inoltre, quasi sovrapposta alla firma, l'artista avrebbe inserito un piccolo rebus con i numeri 52 e 72 che richiamerebbero, rispettivamente, la data di nascita del maestro e a Gabriele. Infine sul bordo inferiore del dipinto ci sarebbe la sigla "Ldv", molto usata dall'artista negli anni successivi e considerata una prova importante dell’autenticità dell’opera. Queste tesi, spiegano gli autori dello studio, sono state avvalorate anche da complesse tecniche scientifiche, come la termoluminescenza e l'analisi stratigrafica.

La storia dell’opera

I due studiosi hanno rivelato che secondo un documento d'archivio "non più disponibile ma di cui si ha conoscenza", il dipinto sarebbe stato donato alla famiglia Fenicia di Ravello da Giovanna d'Aragona nel 1499 "per servigi resi". Prima di questo passaggio di proprietà, gli scienziati ipotizzano che l’opera sia stata regalata alla sovrana direttamente da Leonardo, oppure che sia entrata in possesso della famiglia reale attraverso gli Sforza a seguito del matrimonio con Isabella d'Aragona, di cui Giovanna era nipote. Una copia dell'opera sarà esposta dal 22 giugno al Museo Leonardo da Vinci Experience di Roma.