Mannarino, L'Impero crollerà Tour: recensione e scaletta

Spettacolo

Fabrizio Basso

Mannarino in concerto (foto Francesco Prandoni)

Termina oggi, 8 maggio, il tour L'Impero crollerà di Alessandro Mannarino legato all'album Apriti Cielo. In realtà ci sarà ancora una data a Roma, nell'ambito della rassegna Rock in Roma, il 25 luglio. Abbiamo visto il concerto, incontrato l'artista...vi raccontiamo la serata e la scaletta

(@BassoFabrizio
Inviato a Bologna)


Adesso Apriti Cielo non è più una imprecazione, la sensazione che qualcosa possa accaderci, ora Apriti Cielo è una porta verso un nuovo modo di vivere la vita. Ad accompagnarci in questo viaggio, lungo oltre due ore e iniziato nel 2008, è Alessandro Mannarino, uno dei pochi artisti che è stato capace di dribblare il mainstream e capovolgere la canzone d'autore. Lo conosce, chi scrive, da prima che uscisse Bar della Rabbia, suo album d'esordio, del 2008 appunto, metafore di esistenza con tanto romanesco che hanno subito affascinato. Lui col suo sorriso disarmante, il baffo alla Clark Gable, il fisico da nottambulo, ha creato una nuova poetica. Il brano che titola l'album e poi Elisir d'Amore e Tevere Grand Hotel ma anche Osso di seppia e Me so 'mbriacato sono perle rare. Poi è arrivato Supersantos con la Serenata lacrimosa, La Rumba magica e Marylou. Alla crescita artistica si aggiunge una crescita interiore e umana. Mannarino accarezza le corde della coscienza, la sua ironia diventa spunto di riflessione. Ora ascende Al Monte, come recita il titolo del suo terzo lavoro, lui è più consapevole della forza della parola. Nel suo verseggiare c'è più testa e meno pancia. Ma lui non è snaturato. L'ascesa al monte è artistica e umana. Giungiamo, nel 2017, ad Apriti Cielo, appunto. All'Arca di Noè, Le rane e l'ipnotizzante Babalù. Qualità e bellezza, Mannarino è riuscito in due e spiccioli a condensare queste due filosofie e ad ascoltarlo, ad applaudirlo, a ballare e cantare con lui ci sono, come ha raccontato alla fine del concerto, in chiacchiera rilassata, "almeno quattro generazioni: i ragazzini, gli adolescenti i trentenni e quarantenni e poi le persone più grandi". Ed è vero. E tutti cantano. Nell'era della mediocrità, Mannarino porta una nuova forma di poesia.

Il concerto scivola in un clima crepuscolare, Mannarino, e la sua splendida band, partono velati e poi pian piano si rendono visibili, tra giochi di ombre e lampi di luce. Lui è dylaniano, pochissime parole e tanta musica. Solo verso la fine, quando c'è da presentare la band, fa uscire parole che non sono cantate. Sulla band bisognerebbe spendere ben più di qualche riga. In platea si respira l'armonia che aleggia sul palco, è una delle rare volte in cui i musicisti non sono tappezzeria, stanno un passo dietro Mannarino ma sembra di osservare un bassorilievo ereditato dall'antichità: l'effetto ottico mette tutti sullo stesso piano. La serata si apre con Roma, un omaggio dell'artista alla sua città, e inizia questo viaggio fatto di suggestioni e sorrisi, con un pubblico che fatica a stare seduto, anche quando le canzoni sono più romantiche, e citiamo per tutte Le Stelle. Ci sono filastrocche e poesia, ma soprattutto c'è una persona che ci mette la faccia e l'anima, che ci prende per mano e ci accompagna davvero Al Monte, dove germoglia la felicità. E lì, quando il cielo si apre, si incontrano gli esseri umani. Gli stessi che trovi seduto al tuo fianco a un concerto di Alessandro Mannarino. Che bella umanità ci porta la sua musica. Sì, così la vita può essere davvero bella.

LA SCALETTA
1. ROMA
2. MARYLOU
3. APRITI CIELO
4. MALAMOR
5. BABALU’
6. RUMBA MAGICA
7. DEIJA
8. AL MONTE
9. LE STELLE
10. CARCERATO
11. SCENDI GIU’
12. L’IMPERO
13. ANIMALI
14. ARCA DI NOE’
15. TEVERE GRAND HOTEL
16. ONOREVOLE + IMPERO BALLARO’
17. LE RANE
18. ME SO MBRIACATO
19. SERENATA LASCRIMOSA



 

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