Nel comunicato, i genitori del dj e produttore svedese scomparso a 28 anni lasciano intendere che potrebbe essersi suicidato. "Era una fragile anima artistica in cerca di risposte a domande esistenziali"
A una settimana dalla morte, la famiglia di Avicii rompe il silenzio. E lo fa con una lettera nella quale ringrazia i fan per tutte le manifestazioni di affetto mostrate per Tim Bergling, scomparso il 20 aprile a soli 28 anni. (Il ricordo delle star)
Un’anima fragile
“Era una fragile anima artistica in cerca di risposte a domande esistenziali – scrivono - un perfezionista estremo che lavorava e viaggiava ad un ritmo talmente alto da avere uno stress enorme. Quando ha smesso di fare tour voleva trovare un equilibrio per essere felice e fare la cosa che più amava: la musica". Il riferimento è al 2016, quando il dj e produttore svedese ha deciso di abbandonare la scena live per dedicarsi a progetti in studio: una scelta che, per sua stessa ammissione, doveva servire a liberarsi dal peso dello stress e dell’ansia che gravavano in modo insopportabile sulle sue spalle.
Non poteva più andare avanti
C’è una frase però nella lettera della famiglia della giovane star che apre la strada a una ipotesi sulla sua morte: Avicii potrebbe essersi suicidato. I genitori non lo dicono apertamente, ma scrivono: "Ha davvero lottato con pensieri su significato, vita, felicità. Non poteva più andare avanti, voleva trovare la pace”.
Carriera di una star
Tanti i successi che lo hanno reso una star, tra hit radiofoniche, concerti sold out e ospitate in festival prestigiosi, in Europa e Stati Uniti: Le7els del 2011, la multiplatino Wake Me Up del 2013, Hey Brother (2013), The Nights (2015), Addicted To You (2013), per citarne solo alcune. Avicii faceva parte, a pieno titolo, della schiera di produttori-dj, che, sulla scia di David Guetta e Calvin Harris, hanno infranto le regole e rivoluzionato la musica degli ultimi anni. Ha anche collaborato con popstar del calibro di Madonna, Coldplay, Rita Ora.