Charlie Chaplin, a Natale di 40 anni fa morì il "Vagabondo" del cinema

Spettacolo
Charlie Chaplin (archivio LaPresse)

L'attore scomparve il 25 dicembre 1977. Icona della settima arte, ha rivoluzionato per sempre il mondo della comicità, regalando al pubblico pellicole cult come “Il monello” e “Tempi moderni”

Con la sua andatura caracollante, lo sguardo malinconico e la bombetta nera Charlie Chaplin ha segnato in modo indelebile la storia del cinema, raccontando vizi e virtù della sua epoca. Nel giorno di Natale 2017 ricorre il 40esimo anniversario della sua morte, avvenuta il 25 dicembre 1977 a Corsier-sur-Vevey (Svizzera). Attore, regista, sceneggiatore, compositore e produttore cinematografico, Chaplin è universalmente riconosciuto come uno dei personaggi più influenti della settima arte.

Gli esordi

La storia di Charlie Chaplin ha inizio in un quartiere povero di Londra, il 16 aprile 1889. Figlio di un’attrice, e rimasto orfano del padre a soli cinque anni, il piccolo Charles decise di intraprendere il mestiere materno, dedicandosi sin da giovanissimo al teatro. Nel 1910, entrò a far parte di una compagnia teatrale che gli permise di esibirsi sui palcoscenici di Parigi e New York. La grande occasione per esordire nel cinema si presentò nel 1914, quando a febbraio Mack Sennett, produttore cinematografico della Keystone, chiamò Chaplin per sostituire uno dei suoi comici. Quel giorno, indossando bombetta, baffetti, scarpe larghe e giacchetta corta, fece nascere Charlot, “il Vagabondo”, la maschera che gli avrebbe regalato il successo.

Il successo di Charlot

Proprio con il personaggio di Charlot, vagabondo tenero e maldestro, Chaplin ha raccontato con pungente ironia la società del suo tempo. “Charlot l'ingombrante” è il titolo del primo film in cui apparve il suo eroe: la pellicola colpì la fantasia del pubblico, e il successo per l’attore fu immediato. Raggiunta la celebrità, in poco più di un anno arrivò a girare ben quindici film, ma la svolta arrivò solo nel 1921, quando realizzò “Il monello”, in cui affioravano i difficili ricordi della sua infanzia. Seguirono altre pellicole cult come “La febbre dell’oro” e “Luci della città”, che raccontava la delicata storia d’amore con una fioraia cieca, e ancora “Tempi moderni”, rappresentazione sarcastica di una società dominata dalla civiltà industriale.

L'esilio

Acuto osservatore del contesto storico in cui visse, Chaplin si distinse anche per pellicole dal forte connotato politico: nel 1940 uscì infatti  "Il grande dittatore", in cui vestiva i panni di un personaggio ispirato ad Adolf Hitler. Le sue idee progressiste, tuttavia, lo portarono ad essere uno dei principali bersagli del movimento anti-comunista di McCarthy: mentre l’attore si trovava in Europa, deciso a trascorrere una vacanza dopo le riprese del film “Luci della ribalta”, gli fu tolto il permesso di soggiorno negli Stati Uniti. L'artista decise quindi di sua spontanea volontà di non farvi più ritorno, stabilendosi con la sua famiglia in Svizzera. Qui trascorse gli ultimi venticinque anni della sua esistenza in compagnia dei numerosi figli e nipoti.

L'eredità

Chaplin fu una delle personalità più creative e influenti del cinema muto. L'American Film Institute lo ha inserito al decimo posto tra le più grandi star della storia del cinema. Nel suo palmares ci sono ben due Oscar alla carriera, il secondo ricevuto nel 1972 per "aver fatto delle immagini in movimento una forma d'arte del Ventesimo secolo". Nel 1962 ricevette una laurea honoris causa dall’Università di Oxford e nel 1975 fu nominato anche Cavaliere dalla Regina. Alla sua storia è stato dedicato anche un biopic, “Charlot”, diretto dal regista Richard Attenborough e interpretato da Robert Downey Jr.

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