Classifiche musicali, dal 2018 non si conterà più lo streaming gratis

Spettacolo

Pietro Pruneddu

La Fimi annuncia che da gennaio si torna al passato nel metodo delle rilevazioni: gli ascolti gratuiti nelle piattaforme non verranno più considerati per le chart settimanali. “Diamo la giusta importanza a chi acquista la musica”, spiegano dalla Federazione discografica

Gli ascolti gratuiti dalle piattaforme streaming non saranno più conteggiati nell’elaborazione delle classifiche musicali in Italia. La Fimi, la Federazione che rappresenta le maggiori imprese produttrici e distributrici del settore discografico, ha deciso che a partire da gennaio, nelle chart settimanali elaborate da Gfk Italia non verranno più conteggiati gli streaming gratis. Rimarranno nei conteggi, invece, gli ascolti a pagamento. La notizia, riportata in anteprima da Repubblica in edicola l’8 dicembre, sarebbe confermata, secondo quanto appreso da Sky TG24. Tutti i dettagli della decisione, compresi i numeri e le statistiche che hanno portato a questa svolta, saranno presentati a Milano nel corso di una conferenza stampa giovedì 14 dicembre, alla presenza delle principali major discografiche e delle case di produzione indipendenti. 

Il ritorno al passato

“Dopo aver osservato i risultati di questi sei mesi di rilevamenti siamo arrivati alla conclusione che il consumo musicale debba tornare ad avere un valore, diamo così di nuovo la giusta importanza alla scelta di chi decide di acquistare la musica”, ha detto a Repubblica il Ceo della Fimi Enzo Mazza. La novità che partirà da gennaio è in realtà un ritorno al passato. Il numero degli streaming nel computo delle classifiche musicali è stato introdotto nel settembre 2014 per la chart dei singoli e da luglio 2017 per la classifica degli album. Ora, dopo sei mesi, si è deciso di tornare al vecchio metodo, scorporando gli streaming gratuiti e basando entrambe le classifiche solo sulle vendite effettive (sia digitali che analogiche) oltre che sugli streaming premium (cioè a pagamento). Qualcosa di simile avverrà anche negli Usa: dall’inizio del 2018 la rivista Billboard terrà conto degli streaming gratuiti nel conteggio totale delle sue classifiche, ma avranno un peso inferiore e saranno privilegiati invece gli ascolti degli utenti abbonati.

Gli ascolti gratuiti dalle piattaforme streaming non saranno più conteggiati nell’elaborazione delle classifiche musicali in Italia. La Fimi, la Federazione che rappresenta le maggiori imprese produttrici e distributrici del settore discografico, ha deciso che a partire da gennaio, nelle chart settimanali elaborate da Gfk Italia non verranno più conteggiati gli streaming gratis. Rimarranno nei conteggi, invece, gli ascolti a pagamento. La notizia, riportata in anteprima da Repubblica in edicola l’8 dicembre, sarebbe confermata, secondo quanto appreso da Sky TG24. Tutti i dettagli della decisione, compresi i numeri e le statistiche che hanno portato a questa svolta, saranno presentati a Milano nel corso di una conferenza stampa giovedì 14 dicembre, alla presenza delle principali major discografiche e delle case di produzione indipendenti. 

Il ritorno al passato

“Dopo aver osservato i risultati di questi sei mesi di rilevamenti siamo arrivati alla conclusione che il consumo musicale debba tornare ad avere un valore, diamo così di nuovo la giusta importanza alla scelta di chi decide di acquistare la musica”, ha detto a Repubblica il Ceo della Fimi Enzo Mazza. La novità che partirà da gennaio è in realtà un ritorno al passato. Il numero degli streaming nel computo delle classifiche musicali è stato introdotto nel settembre 2014 per la chart dei singoli e da luglio 2017 per la classifica degli album. Ora, dopo sei mesi, si è deciso di tornare al vecchio metodo, scorporando gli streaming gratuiti e basando entrambe le classifiche solo sulle vendite effettive (sia digitali che analogiche) oltre che sugli streaming premium (cioè a pagamento). Qualcosa di simile avverrà anche negli Usa: dall’inizio del 2018 la rivista Billboard terrà conto degli streaming gratuiti nel conteggio totale delle sue classifiche, ma avranno un peso inferiore e saranno privilegiati invece gli ascolti degli utenti abbonati.

https://twitter.com/FIMI_IT/status/836886240318406661

Quale è il peso dello streaming nelle classifiche

Secondo i dati della Fimi relativi al 2016, lo streaming, in termini di volumi, ha sfiorato lo scorso anno i 100 milioni di ascolti in Italia, con un incremento del 54%. Il segmento premium per la prima volta ha superato il free. Nella classifica dei singoli lo streaming pesa ormai per oltre l’80%, in parallelo al calo dei download. A marzo del 2017 la Fimi, che da ormai più di vent'anni si occupa di monitorare le vendite e la distribuzione di dischi in Italia diffondendo ogni settimana le chart aggiornate, ha deciso di cambiare la metodologia di conteggio ai fini delle classifiche. È stato mutato il rapporto di conversione tra gli ascolti in streaming e il download: dal 1 marzo, 130 riproduzioni in streaming equivalgono a 1 download. Mentre fino a quel momento il rapporto era di 100 a 1, cioè si contava una copia venduta per ogni 100 ascolti in streaming di una canzone.

Un cambiamento durato sei mesi

Il crescente peso dello streaming aveva convinto la Fimi ad adeguarsi al cambiamento in atto. E dal 7 luglio 2017, la classifica Top of The Music by FIMI/GfK degli album, ha integrato i dati dello streaming audio di tutte le piattaforme attive in Italia con i dati del download e delle vendite dei dischi fisici. Ora, dopo sei mesi, si è deciso di tornare al vecchio calcolo in entrambe le classifiche, sia quella dei singoli che quella degli album.

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