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Gli Oliver Onions presto sui palchi d'Europa: intervista a Maurizio De Angelis

Spettacolo

Veronica Rafaniello

Ospiti speciali al Lucca Comix & Games Heroes 2017, oggi gli Oliver Onions (aka Maurizio e Guido De Angelis) presenteranno il DVD celebrativo Guido & Maurizio De Angelis - Oliver Onions Reunion Live – Budapest nato dal grande concerto omaggio a Bud Spencer. Per l’occasione, abbiamo intervistato Maurizio, che insieme al fratello è stato ideatore di molte delle più belle colonne sonore del cinema e della tv. Continua a leggere e scopri di più

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Da Banana Joe a Continuavano a chiamarlo Trinità, da Sandokan a Spazio 1999, gli Oliver Onions ( aka Maurizio e Guido De Angelis) hanno dato vita ad alcune delle più famose colonne sonore della tv e del cinema ed ora sono pronti per un tour europeo. Ospiti speciali al Lucca Comix & Games Heroes 2017, oggi alle ore 15.00 presenteranno il DVD celebrativo Guido & Maurizio De Angelis - Oliver Onions Reunion Live - Budapestpubblicato da Saifam Group, con la registrazione integrale del concerto tenutosi lo scorso anno a Budapest in omaggio a Bud Spencer.

Per l’occasione, abbiamo intervistato Maurizio che ci ha raccontato l’emozione del palco, la nascita di grandi successi e i retroscena del lavoro del compositore.

 

La vostra presenza nel mondo della musica è stata altalenante negli ultimi anni. Prevede una maggior continuità per il futuro?
Dietro c’è una scelta precisa. Il mondo delle colonne sonore non richiede una presenza visiva dei compositori. Nel tempo, però, abbiamo avuto successi tali da richiedere dei live a prescindere dai film. Quella è stata un’attività parallela mentre il lavoro ‘dietro le quinte’ c’è sempre stato. Recentemente a Budapest abbiamo dato vita ad un grande concerto in memoria di Bud Spencer, voluto da un produttore ungherese. Abbiamo accettato con piacere, con la doppia finalità di riunire il gruppo e celebrare il grande Bud.

Oggi sarete al Lucca Comix. Qual è il suo rapporto con il mondo dei fumetti e dei games?
A Lucca presenteremo la nostra creatura inaspettata, il DVD live del concerto a Budapest. Il mio rapporto con il mondo dei fumetti s’intreccia a quello del lavoro con le sigle dei cartoni animati. Non sono, però, un gamer, utilizzo l’elettronica in campo lavorativo e preferisco fare altro nel tempo libero.

Nella generazione 2.0 come sono cambiate le colonne sonore?
Moltissimo, è cambiato cosa si richiede al compositore stesso. In passato veniva richiesta una colonna sonora che sottolineasse le scene attraverso dei ‘temi’, musiche non generiche ma legate al film, di quelle che continui a fischiettare uscito dalla sala. Mentre oggi, soprattutto nelle grandi produzioni, si tende a scegliere colonne sonore non tematiche, che evidenzino un’emozione, un momento senza interferire con la scena. Ad esempio, serie come Il Trono di Spade hanno una sigla eccezionale e iconica, che però nell’episodio non si sente quasi mai.

E lei quale scuola di pensiero preferisce?
Penso che l’ideale sia una fusione perfetta tra le due, l’uso della tecnologia permette di creare suoni che dal vivo chiederebbero budget altissimi, ma anche una soundtrack che sia associata al film penso che possa dare molto all’opera.

Quanto incide la colonna sonora sul successo di un film?
La colonna sonora incide molto se fatta bene e tantissimo se fatta male.

La colonna sonora alla quale è più affezionato?
La prima, Per Grazia Ricevuta di Nino Manfredi. È stato il nostro primo film come compositori, un battesimo del fuoco, come si suol dire. Da lì in poi ci si è aperto avanti un mondo nuovo.

Quando avete creato Sandokan, vi aspettavate quel grande successo?
Assolutamente no, il mio obiettivo era soddisfare il regista Sergio Sollima, che mi aveva chiesto qualcosa che fungesse da richiamo per gli spettatori, che indirizzasse la loro attenzione al televisore qualsiasi cosa stessero facendo. La sigla ha avuto successo come elemento di rottura, grazie a quel coro che era un urlo, un richiamo appunto. Il resto era invece piuttosto tradizionale, anche se ho insistito per introdurre sonorità orientali.

C’è una vostra soundtrack che ha avuto un successo inferiore alle aspettative?
A volte capita che sigle poco note in Italia raggiungano un grande successo all’estero. Per esempio, Il giro del mondo in 80 giorni di Willy Fog è una delle sigle più tradotte in assoluto.

Successi inaspettati?
Il segreto è non aspettarsi mai nulla, il successo è un meccanismo misterioso.

Da cosa trae ispirazione?
Non saprei, l’ispirazione è una fusione tra intuizioni momentanee, professionalità e prassi lavorativa. L’input, però, viene sempre dal regista che ci spiega di cosa ha bisogno.

Gli Oliver Onions hanno in programma concerti in tutta Europa…
È un’idea nuova, nata sulla scia di Budapest. Abbiamo introdotto l’orchestra sinfonica in tutti i brani, è stato un gran lavoro e non volevamo andasse perso, da qui l’idea di un tour europeo. Inoltre, una volta ricordata l’adrenalina del palco e l’emozione che ti trasmette l’affetto del pubblico, è difficile farne a meno.