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Venezia 2017, arriva Clooney: "Sull'America c'è una nuvola nera"

Spettacolo

Maria Teresa Squillaci

L'attore è al Lido per presentare, in concorso, la sua sesta prova da regista, "Suburbicon", film scritto dai fratelli Coen negli anni '80 ma mai realizzato. Un viaggio nell'ipocrisia e nella violenza nascosta nei sobborghi benestanti degli Stati Uniti

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Alla Casa Bianca chiunque ma non Donald Trump. George Clooney ha le idee molto chiare in tema di politica, quello che non si aspettava è che Suburbicon, il suo sesto film da regista in concorso alla 74esima Mostra del cinema di Venezia, diventasse così attuale. “Quando abbiamo iniziato a girare nessuno avrebbe potuto immaginare che Trump sarebbe diventato Presidente, ma è solo una prova ulteriore del fatto che in America non abbiamo mai affrontato le nostre questione razziali” afferma Clooney, che torna al Lido sei anni dopo Le idi di Marzo e a 12 anni da Good Night and Good Luck, gli altri suoi due film presentati al festival.

 

“Una nuvola nera sull’America”

“Oggi c'è una nuvola nera sull'America. Tutti nel Paese sono arrabbiati al massimo. Arrabbiati su come il Paese sta andando. Mentre giravamo sentivo discorsi elettorali che parlavano di muri da alzare e di come rendere forti e grandi gli States. Queste problematiche purtroppo non sono mai morte negli Usa". 

La trama di Suburbicon

Tratto da una sceneggiatura dei fratelli Joel e Ethan Coen scritta già negli anni Ottanta, Suburbicon è una metafora pesante degli Stati Uniti di ieri e di oggi che prende spunto da Levittown, vero centro urbano creato in Pennsylvania dopo la Seconda guerra mondiale da William Levitt, dedicato unicamente a persone “di razza caucasica”. E proprio in un luogo simile, chiamato però Suburbicon, troviamo nell’estate del 1959 Gardner Lodge (Matt Damon), padre di famiglia che vive con la moglie paralizzata e la sorella di lei (entrambe interpretate da Julianne Moore) e il figlio Nicky. Un giorno però, accanto alla loro casa si trasferiscono i Meyers, la prima famiglia afroamericana della città, il cui arrivo sconvolge la comunità locale. Nel frattempo due malviventi fanno irruzione in casa Lodge, anche se l’aggressione inizierà a sembrare sempre più inverosimile.

Il riferimento agli scontri di Charlottesville

 “Quando si parla di ‘Make America Great Again’ si tirano fuori concetti degli anni Cinquanta, risalenti già all’epoca di Eisenhower, in cui c’era il mito dell’uomo bianco che incolpa le minoranze dei suoi problemi – spiega Clooney – io stesso sono cresciuto durante i movimenti per i diritti civili nel Sud, eppure la questione è ancora attuale”. È inevitabile infatti guardando le scene dell’assalto alla casa dei Meyers, ripensare agli scontri di Charlottesville. 

Per Clooney sesto film da regista

Clooney questa volta non prende parte al film perché “dirigere se stessi è estremamente difficile”, eppure inizialmente c’era un ruolo pensato per lui: “Avrei dovuto interpretare l’investigatore assicurativo che cerca di fare luce sui complotti di Gardner Lodge. Alla fine abbiamo scelto Oscar Isaac, e entrava nella parte così bene che sarebbe stato impensabile darla a chiunque altro”. Per quanto riguarda il resto del cast, Clooney si è affidato a Julianne Moore e all’ amico di sempre Matt Damon: “C’è un modo semplicissimo per lavorare bene con George, fare esattamente il contrario di quello che ti dice”.

Qui sotto il trailer del film