Due premi Oscar e decine di interpretazioni memorabili. Dagli esordi con Scorsese ai capolavori entrati nell'immaginario collettivo, fino alla creazione del Tribeca Film Festival. Uno dei più grandi attori di sempre festeggia il compleanno
Vito Corleone, Travis Bickle, Jake LaMotta, Noodles, Max Cady, Al Capone. Mille personaggi e un solo volto: quello di Robert De Niro. Quello che i critici, unanimemente, considerano uno più grandi attori di sempre. Basterebbe l'elenco delle sue interpretazioni: immortali, senza tempo, entrate nell'immaginario comune.
La carriera - Cresciuto a Little Italy, in mezzo a quella malavita che tante volte si troverà a recitare sullo schermo, il giovane De Niro diventò amico fraterno di un altro italo-americano di talento: Martin Scorsese. Le prime parti da protagonista arrivano grazie a Brian De Palma ("Ciao America" e "Hi Mom!") ma soprattutto, nel 1973, nel film d'esordio di Scorsese, quel "Mean Streets" che cambierà la vita a entrambi. Per De Niro arrivano in sequenza una serie di interpretazioni capolavoro: "Il Padrino - parte II", "Taxi Driver", "Novecento", "Gli ultimi fuochi", "Il Cacciatore", "Toro Scatenato", "C'era una volta in America". Lavora con Coppola, Bertolucci, Kazan, Cimino, Leone ma soprattutto crea un sodalizio impareggiabile con Scorsese. Vince due Oscar e sua tipica mimica facciale diventa un'icona.
Gli ultimi anni - Ancora ruoli indimenticabili negli anni '80 e '90, da "Gli intoccabili" di De Palma, a "Quei bravi ragazzi" di Scorsese, fino all'incontro, in "Heat", con Al Pacino, l'altro fuoriclasse della sua generazione. Negli ultimi anni, i tentativi alla regia in "Bronx" e "The good Shepherd". C'è infine l'uomo di cultura che lancia il Tribeca Film Festival all'indomani della tragedia delle Twin Towers. Ora, per i suoi 70 anni, De Niro si è regalato un nuovo ruolo da mafioso in pensione nel "Malavita" di Luc Besson. Un ritorno al passato, una nuova reincarnazione.
La carriera - Cresciuto a Little Italy, in mezzo a quella malavita che tante volte si troverà a recitare sullo schermo, il giovane De Niro diventò amico fraterno di un altro italo-americano di talento: Martin Scorsese. Le prime parti da protagonista arrivano grazie a Brian De Palma ("Ciao America" e "Hi Mom!") ma soprattutto, nel 1973, nel film d'esordio di Scorsese, quel "Mean Streets" che cambierà la vita a entrambi. Per De Niro arrivano in sequenza una serie di interpretazioni capolavoro: "Il Padrino - parte II", "Taxi Driver", "Novecento", "Gli ultimi fuochi", "Il Cacciatore", "Toro Scatenato", "C'era una volta in America". Lavora con Coppola, Bertolucci, Kazan, Cimino, Leone ma soprattutto crea un sodalizio impareggiabile con Scorsese. Vince due Oscar e sua tipica mimica facciale diventa un'icona.
Gli ultimi anni - Ancora ruoli indimenticabili negli anni '80 e '90, da "Gli intoccabili" di De Palma, a "Quei bravi ragazzi" di Scorsese, fino all'incontro, in "Heat", con Al Pacino, l'altro fuoriclasse della sua generazione. Negli ultimi anni, i tentativi alla regia in "Bronx" e "The good Shepherd". C'è infine l'uomo di cultura che lancia il Tribeca Film Festival all'indomani della tragedia delle Twin Towers. Ora, per i suoi 70 anni, De Niro si è regalato un nuovo ruolo da mafioso in pensione nel "Malavita" di Luc Besson. Un ritorno al passato, una nuova reincarnazione.