Lucio Dalla, l'eredità andrà ai cugini. Escluso il compagno

Spettacolo

L'artista bolognese, morto pochi giorni prima del suo 69esimo compleanno, non aveva fatto testamento. "I parenti fanno finta che io non esista" aveva dichiarato alla stampa Marco Alemanno, da anni legato al cantautore

Lucio Dalla non aveva fatto testamento. Il patrimonio milionario del cantautore bolognese morto in Svizzera lo scorso primo marzo, pochi giorni prima del suo 69esimo compleanno, andrà così ai suoi cinque cugini, eredi legittimi. Resta dunque escluso Marco Alemanno, compagno di Dalla.
Gli eredi, se vorranno, ora potranno fare la Fondazione Lucio Dalla che, "se rispecchierà la sua volontà" potrà contare sul sostegno dell'Entourage del cantante. A dirlo è l'avvocato di Dalla, Eugenio D'Andrea: "Siamo disponibili a raccogliere l'immensa eredità artistica lasciata da Lucio e a lavorare insieme alla sua famiglia. Ci piacerebbe portare avanti la sua volontà, il suo spirito e la sua arte".

Il patrimonio dell'artista  - Lo si è appreso a margine della curatela dei beni da parte del commercialista Massimo Gambini, che ha fatto l'inventario dei beni dell'artista. Beni che vanno a comporre un patrimonio ricchissimo, che va dall'appartamento di 2.000 metri quadrati su tre piani in via D'Azeglio a Bologna in cui Dalla viveva con Alemanno, alla villa della isole Tremiti alle case di Milo, sull'Etna, e Pesaro, a quadri di valore (tra gli altri di Aspertini, Ontani, Paladino), alla barca di 22 metri, ai diritti d'autore, per arrivare alle due società di produzione - la Assistime spa e la Pressing Line srl - di cui il cantautore era socio.

Alemanno: i parenti fanno finta che io non esista - Alemanno una ventina di giorni fa, in una intervista al Corriere della Sera, aveva rotto il riserbo totale tenuto sino a quel momento e polemizzato con i cugini di Dalla: "I parenti fanno finta che io non esista, negano l'evidenza, da due mesi non ho più contatti diretti". Alemanno ha continuato a vivere nella casa di via D'Azeglio: "Sono prigioniero nella mia casa - si era sfogato - se devo andare in un altro spazio della proprietà, dove ci sono i miei oggetti o le opere d'arte che Lucio mi ha regalato, deve esserci un testimone, attento chissà che non rubi nulla. Mi hanno tolto le chiavi, hanno cambiato le serrature. C'è un curatore, che sta in mezzo tra me e i cugini".

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